UNA PAROLA AL GIORNO.IT — SCURRILE — + GIGI PROIETTI, NUN ME ROMPE ER CA’ + LINK DELL’ORIGINALE : NE ME QUITTE PAS DI JACQUES BREL

 

 

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Scurrile

scur-rì-le

SIGNIFICATO ::: Volgare, sguaiato, specie relativo alla comicità

voce dotta recuperata dal latino scurrilis, derivato di scurra‘ fannullone, buffone’, di probabile origine etrusca.

Questa parola è uno strumento davvero utile, con un significato tanto preciso quanto articolato e intenso. Nasce da una figura molto eloquente, quella del buffone; per la verità il latino scurra descriveva il buffone in senso figurato: propriamente era il fannullone, il perdigiorno, e solo per estensione diventava il parassita e poi il buffone. Per intenderci, non siamo davanti a uno di quei mitici giullari del medioevo, liberi come la loro arte, di quelli consacrati nell’opera di Fo: di questo antico genere di servo buffone (che non manca nemmeno oggi) lo scurrile immortala l’inclinazione determinata a una comicità volgaresguaiata e compiaciuta. Il recupero dotto di questa parola ci suggerisce anche che la trivialità, nello scurrile, non è riguardata in maniera neutrale: lo scurrile è giudicato con sprezzo, o almeno biasimo.La simpatia esasperata del comico scivola nella scurrilità; l’amico scurrile, nonostante il nostro affetto, va tenuto lontano dalle occasioni formali; durante la cena, al sesto bicchiere, iniziano a rimbalzare barzellette scurrili; e la persona che abbiamo appena conosciuto, convinta di generare complicità, si abbandona ad apprezzamenti scurrili. Una parola potente e coraggiosa nella sua esattezza: inchioda con eleganza il volgare nella sua dimensione comica, dimensione in cui naturalmente la licenza è più ampia, e in cui quindi la volgarità si sa sferrare con maggior forza.

 

 

GIGI PROIETTI — NUN ME ROMPE ER CA’

 

 

SE QUALCUNO VUOLE ASCOLTARE L’ORIGINALE..

 

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1 risposta a UNA PAROLA AL GIORNO.IT — SCURRILE — + GIGI PROIETTI, NUN ME ROMPE ER CA’ + LINK DELL’ORIGINALE : NE ME QUITTE PAS DI JACQUES BREL

  1. DONATELLA scrive:

    Eccezionale questo pezzo di Proietti: riesce a rendere esilarante un’espressione banalissima e volgare, prendendo forse anche un po’ in giro la sofferta interiorità di alcuni tra i più grandi interpreti della canzone francese. Viaggia su una linea di confine, difficilissima da mantenere per comuni mortali, ma lui può!
    A proposito di parole “oscene” vale la pena di ricordare che la parola deriva dal popolo osco, che pare avesse predilezione per spettacoli appunto osceni ( ai vinti si attribuiscono sempre le peggiori intenzioni e i Romani furono maestri in questo dileggiamento).
    Una parola, in questo caso francese, che è invece risalita dal basso in alto, è “ganasce” che indica un meraviglioso dolce al cioccolato. “Ganasce” era originariamente un insulto che vuol dire “imbecille”. Riferisco dal libro di Oscar Farinetti, “Serendipity”, pag.117: “Siamo a circa metà dell’Ottocento, in un rinomato laboratorio di cioccolateria parigino, quando esplode un insulto: ganasce! A urlare era stato un pasticciere di fama e il grido era rivolto a uno sprovveduto garzone che, per sbadataggine, aveva versato del latte bollente in un contenitore pieno di tavolette di cioccolato.. .- Alla fine, tra lo stupore generale, ne uscì una sublime crema al cioccolato da ripieno. Non restava che darle un nome e non avrebbero potuto sceglierne uno migliore dello stesso insulto rivolto al garzone sbadato: ganasce! (“…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…” ( qualche volta).

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