RADIO LIBERTA’
Radio Libertà operò a partire dal 14 dicembre 1944 a Callabiana. Nel gennaio del 1945, a causa dell’accresciuta minaccia nemica, la radio fu smantellata e trasferita a Sala Biellese, dove proseguì la propria attività anche oltre al 25 aprile.WIKIPEDIA / RADIO LIBERTA’
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Festa d’Aprile – Sergio Liberovici e Franco Antonicelli Novecento – Bernardo Bertolucci Radio Libertà fu attiva nel biellese a partire dal tardo autunno del ’44 fino ai giorni immediatamente successivi la Liberazione ed è stata l’unica emittente partigiana a svolgere funzioni di comunicazione non prettamente coordinative o logistico-militari.
All’interno del suo ridotto palinsesto trovavano infatti spazio anche momenti di puro e semplice svago o intrattenimento. Le prime avventurose trasmissioni serali andavano in onda da Callabiana, ma nel Gennaio del ’45, a causa della costante minaccia nazifascista, le apparecchiature furono smantellate e la sede trasferita a Sala Biellese.
” Sala Biellese ”
La sede delle trasmissioni clandestine da Sala Biellese.
Sala Biellese: la sede delle trasmissioni clandestine di Radio Libertà
L’ideazione pratica e politica dell’antenna resistente nacque nell’ampio contesto dell’attività propagandistica organizzata dalla Seconda Brigata Garibaldi. Gran parte della documentazione storica, inclusi i contenuti dei programmi, è archiviata presso la Biblioteca Civica di Biella e tuttora consultabile.
Il redattore della trasmissione era Sam, il farmacista Sandro Berruto, lo speaker Gibo, il ferroviere Luigi Galleis, il tecnico radiofonico Gamma, il fornaio Giovanni Passaglia, mentre l’accompagnamento musicale dal vivo era inizialmente eseguito alla chitarra dal solo Grifo, il tessitore Alfio Re, al quale si aggiunsero poi altri strumenti, una fisarmonica e una mandola, e un vero e proprio coro, diretto dal garibaldino Scat, maestro di musica, con i compagni Lionello, Pala, Fodretta, Athos, Gegi, Evaso, Pensiero.
Festa d’Aprile riassume in una coincisa ed estemporanea raccolta alcuni degli stornelli antifascisti diffusi quotidianamente via etere fra notiziari locali, bollettini di guerra e messaggi cifrati. L’allegra intonazione del canto sembra apparentemente stridere con la contemporanea tragicità degli eventi, ma nulla vieta di lottare con il sorriso sulle labbra, anche se ben consapevoli che non esistono un tempo adeguato e un luogo così tanto bello da morire a vent’anni, e però una ragione giusta per cui valesse comunque la pena di farlo quella sì.
[1948]
Di Sergio Liberovici e Franco Antonicelli
Interpretata originariamente da Giovanna Daffini poi anche dagli Yo Yo Mundi, dai Gang e dalle De’ Soda Sisters
È già da qualche tempo che i nostri fascisti
si fan vedere poco e sempre più tristi,
hanno capito forse, se non son proprio tonti,
che sta arrivare la resa dei conti.
Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l’Italia;
scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;
evviva i partigiani! È festa d’Aprile.
Nera camicia nera, che noi abbiam lavata,
non sei di marca buona, ti sei ritirata;
si sa, la moda cambia quasi ogni mese,
ora per il fascista s’addice il borghese.
Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l’Italia;
scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;
evviva i partigiani! È festa d’Aprile.
Quando un repubblichino omaggia un germano
alza il braccio destro al saluto romano.
ma se per caso incontra partigiani
per salutare alza entrambe le mani.
Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l’Italia;
scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;
evviva i partigiani! È festa d’Aprile.
In queste settimane, miei cari tedeschi,
maturano le nespole persino sui peschi;
l’amato Duce e il Führer ci davano per morti
ma noi partigiani siam sempre risorti.
Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l’Italia;
scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;
evviva i partigiani! È festa d’Aprile.
Ma è già da qualche tempo che i nostri fascisti
si fan vedere spesso, e non certo tristi;
forse non han capito, e sono proprio tonti,
che sta per arrivare la resa dei conti.
Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l’Italia;
scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;
evviva i partigiani! È festa d’Aprile.
inviata da Riccardo Venturi – 27/4/2006 – 21:19
CANZONI CONTRO LA GUERRA
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=3900
CANTATA DAI CANTACRONACHE — è bellissima !
PAROLE DI ITALO CALVINO – MUSICA DI SERGIO LIBEROVICI
l
Diego el Cigala – Los Hermanos (con Andrés Calamaro)– Canzone di Atahualpa Yupanqui.
Yo tengo tantos hermanos,
que no los puedo contar,
en el valle, la montaña,
en la pampa y en el mar.
Cada cual con sus trabajos,
con sus sueños cada cual,
con la esperanza delante,
con los recuerdos, detrás.
Yo tengo tantos hermanos,
que no los puedo contar.
Gente de mano caliente
por eso de la amistad,
con un rezo pa’ rezarlo,
con un llanto pa’ llorar.*
Con un horizonte abierto,
que siempre está más allá,
y esa fuerza pa’ buscarlo
con tesón y voluntad.
Cuando parece más cerca
es cuando se aleja más.
Yo tengo tantos hermanos,
que no los puedo contar.
Y así seguimos andando
curtidos de soledad,
nos perdemos por el mundo,
nos volvemos a encontrar.
Y así nos reconocemos
por el lejano mirar,
por las coplas que mordemos,
semillas de inmensidad.
Y así seguimos andando
curtidos de soledad,
y en nosotros nuestros muertos
pa’ que naide quede atrás.**
Yo tengo tantos hermanos,
que no los puedo contar,
y una novia muy hermosa***
que se llama libertad.
I FRATELLI
Io ho così tanti fratelli
che non li posso contare,
nella valle, in montagna,
nella pampa e sul mare.
Ognuno con i suoi problemi,
con i suoi sogni ognuno,
con la speranza davanti,
con i ricordi alle spalle.
Io ho così tanti fratelli
che non li posso contare.
Gente dalle mani calde
per l’amicizia
con una preghiera da pregare,
con un pianto da piangere.*
Con un orizzonte aperto,
che è sempre un po’ più lontano,
e questa forza per cercarlo
con tenacia e volontà.
Quando sembra più vicino
è quando si allontana di più.
Io ho così tanti fratelli
che non li posso contare.
Così continuiamo ad andare avanti
lavorati dalla solitudine
ci perdiamo per il mondo
e di nuovo ci incontriamo
Così ci riconosciamo
per il guardare lontano,
per questi versi che mordiamo
semi d’immensità.
Così continuiamo ad andare
lavorati dalla solitudine
e in noi i nostri morti
perché nessuno rimanga indietro.
Io ho così tanti fratelli
che non li posso contare
e una donna bellissima**
che si chiama libertà.
teatro REX di Buenos Aires–
Bellissime, gioiose ed insieme struggenti queste canzoni.