PHILIPPE ARIES, PADRI E FIGLI NELL’EUROPA MEDIEVALE E MODERNA, LATERZA, 2006 ( ultima ed.) — l’invenzione dell’infanzia risale, secondo l’autore, al XVII / XVIII secolo

 

 

Adulti e bambini nel Medioevo

Giochi dei bambini- Brughel il Vecchio, 1560- 181 x 161 cm- olio su tela
Kunsthistorisches Museum di Vienna

 

 

 

 

Dettagli dello stesso  da Pinterest

 

 

 

 

 

Padri e figli nell'Europa medievale e moderna

copertina da Amazon.it

 

 

 

Ariès, Philippe,

Padri e figli nell’Europa medievale e moderna,

trad. di M. Garin

Roma, Laterza, 1999 / 2006

Pagine: 492

€ 14,00

prima traduzione in italiano: 1968

 

 

Philippe Ariès, storico dei costumi sociali e della famiglia, nel 1960 pubblicò L’enfant et la vie familiale sous l’ancien régime, studio divenuto una pietra miliare della storia dell’infanzia. Attraverso fonti iconografiche e letterarie, si ripercorre lo sviluppo del sentimento familiare verso i bambini, anche se riferito soprattutto alle classi sociali superiori, poiché più rappresentate in arte e in letteratura.

Ariès studia il passaggio dall’idea medievale di bambino, piccolo adulto senza propria identità, a quella successiva in cui assume una posizione fondamentale nella famiglia.

La prima parte del libro affronta il sentimento dell’infanzia che, fino al Medioevo, non esisteva. Era diffusa l’indifferenza verso il bambino, dovuta anche all’alta mortalità, tanto che, nella lingua francese, non c’era un vocabolo per indicare il bimbo piccolo. L’arte raffigurava il bambino come un adulto più basso, vestito come i grandi, che praticava gli stessi giochi degli adulti.

In epoca moderna, si sviluppò una nuova sensibilità: si riconobbe che anche il bambino aveva un’anima immortale, cominciò ad avere un proprio abbigliamento, i suoi giochi si distinsero da quelli degli adulti, anche per l’azione moralizzatrice della Chiesa che mise al bando la promiscuità. Dal ʼ600, il mondo infantile si separò da quello adulto, la licenza sessuale non fu più consentita, l’infanzia divenne simbolo di innocenza.

C’era però anche l’idea che il bambino fosse un essere irrazionale da fortificare con un’educazione mirata, tanto che nel ʼ700 nacque una specifica letteratura infantile.

 

La seconda parte del volume è dedicata alla vita scolastica. Nel Medioevo esisteva solo l’istruzione impartita dalla Chiesa, poi, in epoca carolingia, nacque la scuola e in seguito l’università, ma erano riservate a pochi. Era un’istruzione senza gradualità rispetto all’età degli scolari, l’insegnamento era simultaneo, con un docente che insegnava più arti a bambini e ragazzi insieme.

In Età Moderna, invece, si impartiva un’educazione più specifica per età, spesso in collegi che, col tempo, furono frequentati anche dai ceti più modesti.

 

Nella terza e ultima parte, si affronta il sentimento familiare. L’iconografia medievale ci presenta spesso uomini al lavoro e solo in seguito compaiono le donne e i figli nelle situazioni quotidiane. Si assiste a uno sviluppo dei ritratti di famiglia, rappresentata soprattutto come nucleare e celebrata spesso nella Sacra famiglia, ma abbondano anche le scene di vita quotidiana, ad esempio la madre che allatta il bambino o che lo spidocchia.

Nel Medioevo non esisteva un sentimento familiare, contava solo il lignaggio, l’importanza di discendere da un capostipite e di mantenere indiviso il patrimonio di famiglia, attraverso il diritto di primogenitura.

Secondo Ariès, il venir meno dell’indivisibilità del patrimonio contribuì a cambiare i rapporti fra i membri familiari, così come l’abbandono dell’usanza medievale di mandare i figli ancora piccoli presso altre famiglie a “fare apprendistato”.

A partire dal ʼ600, tutto ciò favorì una relazione emotiva che prima non esisteva, ne è testimonianza la raffigurazione della famiglia raccolta in intimità intorno al focolare. Si assiste a una contrazione della socievolezza: in passato la casa era il luogo dove si viveva, ma anche quello dove si svolgevano gli affari economici e politici. La ricerca dell’intimità è testimoniata anche dalla trasformazione della casa, dal ʼ700 scompaiono le stanze comunicanti tra loro, o in promiscuità con i domestici. Anche la letteratura di quel secolo ci svela un sentimento familiare e dell’infanzia diverso, emerge la preoccupazione dei genitori verso l’educazione e la salute dei figli, un’evoluzione che però ancora non interessava le classi inferiori della società.

 

racconto del libro da:

chrome extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.minori.gov.it/sites/default/files/Padri_e_figli.pdf

 

 

qualcosa sull’autore::

 

PHILIPPE ARIES

 

 

Philippe Ariès (Blois21 luglio 1914 – Tolosa8 febbraio 1984) è stato un medievista francese, importante storico della famiglia e dei costumi sociali.

SEGUE IN WIKIPEDIAhttps://it.wikipedia.org/wiki/Philippe_Ari%C3%A8s

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1 risposta a PHILIPPE ARIES, PADRI E FIGLI NELL’EUROPA MEDIEVALE E MODERNA, LATERZA, 2006 ( ultima ed.) — l’invenzione dell’infanzia risale, secondo l’autore, al XVII / XVIII secolo

  1. DONATELLA scrive:

    Nel quadro di Brugel si vede chiaramente che i bambini sono raffigurati come degli adulti, solo più piccoli.

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