Tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento l’emigrazione verso altri paesi europei ed extraeuropei assunse proporzioni enormi. Non fu un fenomeno solamente italiano, ma coinvolse gran parte dell’Europa: circa 40 milioni di europei lasciarono il vecchio continente in quell’epoca. In Italia a partire dall’ultimo ventennio dell’Ottocento la crescita di emigranti fu esponenziale, fino a toccare il massimo nel 1913 con oltre 900.000 persone emigrate all’estero in un solo anno, su una popolazione italiana complessiva di circa 36 milioni di abitanti.
Anche la provincia di Cuneo fu pienamente coinvolta in questo fenomeno che vide migliaia e migliaia di persone lasciare la terra natia per cercare altrove migliori condizioni di vita. Di solito le analisi storiche dell’emigrazione italiana partono dall’Unità d’Italia, eppure i cuneesi già emigravano parecchi anni prima. (INTRODUZIONE AD UNA LEZIONE ALL’UNITRE SULL’EMIGRAZIONE CUNEESE )
Almeno sino alla fine dell’Ottocento, gli armatori italiani effettuarono il trasporto degli emigranti con una flotta obsoleta di velieri che furono, a ragione, chiamati “le navi di Lazzaro”. Il viaggio che, ancora nei primi anni dello scorso secolo, poteva durare anche un mese si compiva in condizioni di vita oggi inimmaginabili. La situazione peggiore era quella degli alloggi.
Le cuccette, tutte nella parte bassa della nave, si affacciavano su corridoi che per lo più ricevevano aria soltanto dai boccaporti. In esse mancava letteralmente lo spazio vitale. Di conseguenza, al mattino, qualunque fossero le condizioni atmosferiche, tutti erano costretti a trasferirsi sui ponti: le malattie — polmonari e intestinali specialmente — erano all’ordine del giorno e anche la mortalità era alta.
Sono giunti nell’America com’era e non come l’avevano sognata
di Mario Bocchio
Argentina, Buenos Aires, 1900 circa. Carretti che trasportano gli emigrati sulla terraferma
In Argentina e Brasile, paesi che hanno accolto grandi masse di emigranti italiani, anche lo sbarco non era facile. Dalla nave si raggiungeva la terra ferma dopo il trasbordo su barche e barchette (in Argentina l’ultimo tratto d’acqua veniva attraversato su carretti trainati da cavalli mentre in Brasile, dal porto di Santos, si raggiungeva San Paolo in treno). Una volta sulla terraferma si veniva alloggiati in strutture che potremmo definire di contenzione — l’Hotele l’Hospedaria degli immigranti. I governi dei due paesi offrivano informazioni generali su usi e costumi locali oltre l’aiuto di uffici del lavoro che, però, operavano senza alcuna forma di selezione dei nuovi arrivati in base alle competenze lavorative. In realtà il punto di forza dell’emigrante era la “catena migratoria”, la rete di parenti, amici, compaesani che, avendo già vissuto l’esperienza dell’esodo, lo guidava in ogni fase dell’espatrio e ne facilitava l’inserimento nel paese di destinazione.
(Fonte: Fondazione Paolo Cresci)
LE FOTO SUBITO SOPRA E PARTE DEL TESTO E’ TRATTO DAL LINK SG.
LE FOTO CHE SEGUONO SONO DEL MUSEO DELL’EMIGRAZIONE ON LINE DELLA FONDAZIONE PAOLO CRESCI
MUSEO EMIGRAZIONE ITALIANA ONLINE
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FONDAZIONE PAOLO CRESCI
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ALTROVE, LA RIVISTA ONLINE DELLA FONDAZIONE PAOLO CRESCI CON LA STORIA DELL’EMIGRAZIONE
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MUSEO PAOLO CRESCI PER L’EMIGRAZIONE ITALIANA
LA BADANTE, un lavoro antico e spesso lasciato a persone provenienti da altri paesi–differenze tra ieri e oggi
il lavoro lontano da casa. –differenze tra ieri e oggi
emigranti in partenza da una stazione ferroviaria–1908
emigranti sul ponte, inizio Novecento
donne emigranti in coperta, inizio Novecento
spaccato di un piroscafo::: le cuccette stavano nella parte bassa della nave
Con la costruzione negli anni Venti dei grandi piroscafi da crociera che trasportavano anche emigranti, la durata del viaggio e le condizioni di vita a bordo migliorarono.
new york:: appena arrivati
La “Merica”
Negli Stati Uniti, all’arrivo a New York, gli emigranti venivano sbarcati a Ellis Island per i controlli Rigorose norme operavano una drastica selezione: si veniva respinti per malattia, per povertà estrema, età giovanile o troppo avanzata, stato civile (donne e orfani privi di sostegno nel nuovo paese).
Nel 1917 fu varato il Literacy Act, una legge sull’analfabetismo che impose una stretta all’immigrazione e colpì tantissimi italiani specie meridionali. Ulteriori restrizioni si ebbero, nel 1921 e nel 1924, con leggi che stabilirono annualmente il numero di immigrati.
appena sbarcati a Ellis Island
USA, New York, Il salone di Ellis Island dove gli immigrati sostavano in attesa dell’espletamento delle pratiche di controllo e di accettazione
veduta di Ellis Island-New York
USA, New York, Rochester, 1901. Ritratto in studio: l’orgoglio del mestiere
Gran Bretagna, Inghilterra, Londra, 1924. Domenico Vidi, originario di Pinzolo, Trento, arrotino
Brasile, Rio Grande del Sud, primi anni del novecento. Uomini, donne e bambini al lavoro in una fornace
Francia, 1906. Gli orsanti
Gran Bretagna, Inghilterra, Londra. I Brucciani con il loro carretto di gelati ( la famiglia Brucciani–forse dalla Toscana…)
nota di ch. — stasera ci fermiamo qui, sono un po’ stanca, tanto questo archivio è tutto da vedere, speriamo di poterlo vedere insieme, ciao, notte.