giovedì 20 settembre 2012 ore 14:03 Dopo il primo episodio di malattia qualcosa era stato infranto

APPUNTI PRESI A MANO LEGGENDO IL LIBRO DI CORTINA

“I DISTURBI BIPOLARI”

 

 

 

–      Dopo il primo episodio di malattia qualcosa era stato infranto, come se rimanesse una debolezza, una predisposizione alla malattia. Ho avuto infatti la seconda crisi di mania a meno di distanza di un anno dalla prima. Avevo cambiato ambiente, mi ero spostata dall’Italia al Brasile, avevo iniziato a fare analisi, sei volte la settimana: ma la mia analista non era psichiatra e non aveva pensato a darmi un accompagnamento psichiatrico.

L’evento traumatico non si era integrato nella mia vita quotidiana, era rimasto lì nella mia mente come un cancro da estirpare, non da elaborare e così era successo alla mia famiglia che, a mio parere, mi aveva visto partire con piacere, visto anche che partivo felice.

Ero partita dall’Italia avendo interrotto il litio perché mi sentivo molto bene. E questo con il consenso dello psichiatra.

Evidentemente avevo delle resistenze a prendere i farmaci che non ricordavo.

Dopo il primo episodio traumatico era vacillato il mio concetto di identità e non ero stata in grado di riformarmelo; essere entrata in analisi l’aveva ancora di più messo in crisi per cui vivevo un periodo in cui vagavo nelle nebbie senza un ruolo.

Inoltre il semplice cambiamento d’ambiente fa quest’effetto: mina alla radice il nostro concetto di identità.

 

Dopo la seconda crisi, nella mia mente, immaginavo che il nostro sistema nervoso avesse una memoria indelebile di quanto gli fosse accaduto precedentemente. E che bastassero piccole somiglianze nelle situazioni, sia esterne che interne, per aprire delle brecce in una diga che forse avrebbe avuto bisogno di anni per consolidarsi.

E così era accaduto a me. Una situazione di stress molto minore era riuscita a provocare gli stessi effetti della prima crisi. Avevo anche avvertito la mia analista dicendo che non ce la facevo più. L’impegno cui ero sottoposta era troppo forte. Ricordo che le avevo anche raccontato che ero andata a fare la spesa dalle bancarelle vicino al suo consultorio e che pioveva e che improvvisamente tutti i pacchi si erano bagnati nonostante l’ombrello e mi erano caduti tutti per terra. Io avevo visto la mia mente cadere a pezzi, ma lei, forse temendo che mi lasciassi guidare dal trauma che avevo subito, mi aveva sollecitato ad avere coraggio e a vincere la paura di andare avanti.

Ed io ero andata avanti: dritta nell’abisso della follia.

Per la seconda volta.

C’è voluto molto tempo, quasi trent’anni, per capire che solo io potevo essere il termometro di me stessa.

 

 

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1 risposta a giovedì 20 settembre 2012 ore 14:03 Dopo il primo episodio di malattia qualcosa era stato infranto

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Penso che pochi riescono ad uscire da quel tunnel e tu, con tutti gli scongiuri del caso, ci sei riuscita. Hai dentro di te una forza , una energia positiva davvero unica, che ti ha permesso di vincere la scommessa mortale con la malattia. Non sto scherzando, credo che una lotta così impari e continuata per tanto tempo vale la sfida di Davide contro Golia, di Ulisse e le Sirene.

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