20 gennaio 2013 ore 17:44 DURANTE UNA CRISI NEGLI ANNI OTTANTA IN BRASILE, RICOVERATA 15 DI’, MA GIURO GIURIN GIURETTA, NON HO AVUTO UN MOMENTO DI DELIRIO, LO RACCONTO IN UN CAPITOLO CHE AHIME’ UN GIORNO VI TOCCHERA’… UN CARISSIMO AMICO, CLAUDIO DI SEGNI, MI REGALO’ IL SUO LONG PLAY “MAGICAL MISTERY TOUR” CHE MI ENTUSIASMO’: BENE, ASCOLTAVO QUESTA CANZONE, IDENTIFICANDOMI, DICIAMO, “DI PELLE”…/IN SEGUITO, QUEL “FOOL” LI’, DELLA CANZONE, MI PARVE PIU’ SIMILE AL ” MATTO RISANATO” CHE SE NE STA IN DISPARTE, E’ SEMPRE UN PO’ A DISAGIO CON I COSIDDETTI NORMALI ECC. ECC. // OGGI? ADDIRITTURA, OGGI, HO IL TIMORE DI STAR ACQUISENDO I “GRANDI DIFETTI” DELLA COSIDDETTA NORMALITA’ E SARA’ MALEDETTAMENTE COSI’ PERCHE’ QUESTA CANZONE NON MI DA’ PIU’ NESSUNA SPECIALE EMOZIONE-COINVOLGIMENTO: MI SEMBRA SOLO UNA GRAN BELLA CANZONE. COSA ME DITE VOI: BENE O AHIME’? IO NON LO SO. CHIARA

 

The Beatles – The Fool On The Hill – Remastered

TRADUZIONE DI BRUNO LAUZI…CHE VORREI DISCUTERE…ma, ragazzzi, ci credete mai, ci credereste mai, meglio, lascio la partita, tuttto il mio sapere su “crazy” e “fool” morirà con me!

a chi interessa, al fondo, “storia della canzone”.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Tg1k_G6fRpQ

 

Day after day alone on the hill
The man with the foolish grin is keeping perfectly still
But nobody wants to know him
They can see that he’s just a fool
And he never gives an answer
But the fool on the hill
Sees the sun going down
And the eyes in his head
See the world spinning around
Well on his way his head in a cloud
The man of a thousand voices talking percetly loud
But nobody ever hears him
Or the sound he appears to make
And he never seems to notice
But the fool on the hill
Sees the sun going down
And the eyes in his head
See the world spinning around
And nobody seems to like him
They can tell what he wants to do
And he never shows his feelings
But the fool on the hill
Sees the sun going down
And the eyes in his head
See the world spinning around
Round and round and round
He never listens to them
He knows that they’re the fools
The don’t like him
But the fool on the hill
Sees the sun going down
And the eyes in his head
See the world spinning around.

 

 

 

traduzione italiana di BRUNO LAUZI

 

“Giorno dopo giorno, solo su una collina
l’uomo col ghigno da matto
se ne sta perfettamente immobile
ma nessuno lo vuole conoscere
vedono che è solo un matto
e lui non da mai una risposta

Ma il matto sulla collina
vede il sole tramontare
e con gli occhi della mente
vede il mondo girare

Strada facendo, la testa in una nuvola
l’uomo dalle mille voci parla assolutamente forte
ma nessuno lo sente mai
o sente il suono che sembra emettere
e lui sembra non accorgersene mai

Ma il matto sulla collina
vede il sole tramontare
e con gli occhi della mente
vede il mondo girare

E sembra che non piaccia a nessuno
possono dire cosa vuole fare
e lui non mostra mai i suoi sentimenti

Ma il matto sulla collina
vede il sole tramontare
e con gli occhi della mente
vede il mondo girare

Oh, oh, oh
girare e girare e girare e girare e girare

Lui non li ascolta mai
sa che sono loro i matti
a loro lui non piace

Il matto sulla collina
vede il sole tramontare
e con gli occhi della mente
vede il mondo girare

Oh, girare e girare e girare e girare e girare
Oh!”

BeatlesThe fool on the hill – 3:00
Album: Magical Myster Tour (1967)

 

 

STORIA DELLA CANZONE:

 

Citazioni:

“Secondo quanto affermato dall’autore, la ballata trae spunto dall’esperienza di Paul con Marijke Koger, un’artista olandese che il quel periodo era solita predirgli il futuro per mezzo dei tarocchi, e dal fatto che in quelle sedute di cartomanzia spesso ricorresse la figura del Fool. La Koger, assieme a Simon Posthuma, aveva uno studio di design chiamato «the Fool», studio che di lì a poco sarebbe stato incaricato di allestire il negozio della Apple al 94 di Baker Street e affrescarne i muri esterni, oltre a occuparsi del design di alcuni manufatti. Paul dichiarò anche di essersi genericamente ispirato a una figura ascetica – quale poteva essere il Maharishi –, suggestionato da una storia che parlava di un eremita italiano rimasto in una grotta per tutto il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Con ciò, l’autore volle segnalare che la pazzia del personaggio della ballata era in realtà un segno di saggezza e sapienza.
Dopo aver composto la canzone al piano, nella casa di Liverpool del padre Jim, il 6 settembre Paul incise in solitudine un suggestivo nastro dimostrativo del pezzo, accompagnando la voce con il pianoforte. Il successivo appuntamento ebbe luogo il 25 settembre, con la registrazione di altri tre nastri e la sovraincisione sull’ultimo delle parti di flauto dolce suonato da Paul, ottenendo un prodotto ancora lontano dalle sonorità levigate del risultato finale. Il giorno dopo vi furono altre registrazioni di piano, chitarra acustica, batteria e un’altra linea vocalica che confluirono nel definitivo nastro numero sei sul quale il 20 ottobre tre flautisti sovraincisero la rifinitura del pezzo”.

(Wikipedia, voce Magical Mystery Tour (album))

“Questa affascinante composizione di McCartney presenta una musica eterea ed un testo piacevolmente sfuggente che ne fanno una delle opere più compiute ed ispirate del proprio autore. Il protagonista del brano nacque forse come un’allusione sarcastica al Maharishi Mahesh Yogi, che per i suoi detrattori era in effetti uno scemo che predicava sulle colline dell’India. Tuttavia, non c’è traccia di ironia nel testo, che esplora nuovamente i temi della solitudine e dell’incomprensione già affrontati in Eleanor RigbyShe’s Leaving Home.
Molta della cortese grazia delle parole prese probabilmente spunto dall’accordo iniziale di pianoforte, una sognante sesta di Re Maggiore che, con la sua miscela di garbo e ingenuità, si rivelò perfetta per tracciare la figura di un personaggio enigmatico, volutamente ai margini della società, concentrato sui veri valori della vita.
Se è vero che l’ispirazione fu il Maharishi, a questo affettuoso approccio di McCartney hanno indubbiamente giovato due fattori: il generale spirito positivo che pervase tutto il 1967, e che spingeva il suo autore a mettere i suoi personaggi sempre in una luce positiva (vedere Lovely Rita). Inoltre, il fatto che i Beatles non erano ancora stati delusi dal Maharishi (vedere Sexy Sadie).
Scritta da McCartney sul pianoforte a casa del padre, venne suonata a Lennon, ancora incompiuta, durante la lavorazione su With A Little Help From My Friends. John, senza commenti, gli consigliò di scriverla per non dimenticarsela, ma Paul disse che non era necessario, non se la sarebbe scordata. Nell’intervista a Playboy del 1980, Lennon fu più espansivo: “un altro bel testo di Paul”.
Nel film Magical Mystery Tour, la canzone è legata alla famosa scena in cui Paul interpreta lo scemo, ballando e saltando sulle montagne francesi nei pressi di Nizza. Paul decise su due piedi di girare la scena in Francia, partendo all’improvviso con Mal Evans e una cameraman di nome Aubrey Dewar. I tre arrivarono sul posto all’alba e Paul improvvisò una danza mentre un registratore a cassette suonava il brano.
L’arrangiamento, molto curato, rievoca efficacemente un mondo sospeso tra realtà e fantasia, e i ciclici “round and round and round” di McCartney creano anche meglio dei fotogrammi del film l’immagine di un uomo fanciullescamente – eppure saggiamente – felice. Molto dell’incanto del brano è dato dalla deliziosa partitura per tre flauti scritta da George Martin e in parte suggerita da McCartney.
Un ulteriore elemento di estatica indefinitezza viene anche dall’espressivo passaggio dall’incalzante modo maggiore della strofa al più intimistico modo minore del ritornello (una soluzione che caratterizza un buon numero dei brani presenti su A Hard Day’s Night), che dura il breve spazio di 4 battute prima di sorprendere l’ascoltatore con un brusco ritorno alla sesta maggiore iniziale.
Pochi altri gruppi sarebbero riusciti ad interpretare meglio, e senza appesantirlo, un pezzo così atipico, nè alcuna delle molte cover incise da altri artisti riesce ad avvicinare la candida purezza dell’originale. Rappresentando il più consistente contributo di McCartney al doppio EP Magical Mystery TourThe Fool On The Hill è, nella sua solo ingannevole semplicità, una delle migliori espressioni dell’irripetibile talento dei Beatles e della loro squadra”.

(Tratto dal sito Welcome to Pepperland)

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  1. nemo scrive:

    Canzone del tempo in cui ‘anagraficamente’ potevo essere ritenuto giovane: bella ( anche se non capivo – e non capisco – una parola ma si sa, ‘ omnia ignota pro magnifico est ‘ ? latiniste ‘corrigete’, please )

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