15 marzo 2013 ore 17:11 SE LO “LEGGIAZZATE/TAGLIAZZATE”, COME FA NEMO, ANCHE COSI’, LO TROVERETE FORSE STRANO: A ME, IN RELAZIONE A FATTI CUI STO ASSISTENDO, SIA NEL M5, SIA NEL CENTRO DESTRA – IN CUI VEDIAMO “IL POTERE ESECUTIVO”, AL GOVERNO DA 20 ANNI, “PRENDERE POSSESSO FISICO” DEL POTERE GIUDIZIARIO- QUALCHE NEBULOSITA’ ME LA SUGGERISCE…SU QUESTI TEMPI INCREDIBILMENTE “TRISTI” IN CUI CI TOCCA VIVERE.

PSICOLOGIA DELLE MASSE E ANALISI DELL’IO (1921)—SIGMUND FREUD

 

PSICOLOGIA DELLE MASSE E ANALISI DELL’IO (1921)—SIGMUND FREUD

 

Il tema della psicologia delle masse, che implica l’analisi dei comportamenti che si realizzano nell’interazione con un gruppo rilevante di persone estranee, viene affrontato sulla base di due libri sociologici: Psicologia delle folle (1895) di Gustave Le Bon e La psiche collettiva (1920) di W. McDougall. Per quanto diversi, i due testi coincidono nel rilevare il fatto che l’immersione in una massa disorganizzata induce l’inibizione dei meccanismi di controllo che governano la vita quotidiana e, in conseguenza di ciò, lascia affiorare moduli di comportamento regressivi e primitivi.

E’ evidente che in ciò Freud trova una conferma del primitivismo pulsionale dell’Es e dell’angoscia sociale di cui l’uomo ha bisogno per mantenere un assetto comportamentale minimamente civile: “all’interno di una massa e per influsso di questa, il singolo subisce una modificazione spesso profonda della propria attività psichica. La sua affettività viene straordinariamene esaltata, la sua capacità intellettuale si riduce in maniera considerevole, ed entrambi i processi tendono manifestamente ad equipararlo agli altri individui della massa; è un risultato, questo, che può essere conseguito unicamente mediante l’annullamento delle inibizioni pulsionali peculiari ad ogni singolo individuo, e mediante la rinuncia agli specifici modi di esprimersi delle sue inclinazioni” (p. 278).

Posto questo dato di fatto, si tratta di intepretarlo.

Freud non accetta le ipotesi avanzate da Le Bon e McDougall, accomunate dal riferimento unico alla suggestione…non ha dubbi che si tratti di un legame libidico: “la massa viene evidentemente tenuta insieme da qualche forza. A quale forza potremmo attribuire meglio questa funzione se non a Eros, che tiene unite tutte le cose del mondo?” (p. 282); “Finché la formazione collettiva persiste e fin dove si estende il suo dominio, gli individui si comportano come se fossero omogenei, tollerano il modo di essere peculiare dell’altro, si considerano uguali a lui e non provano nei suoi confronti alcun sentimento di avversione. In base alle nostre concezioni teoriche, tale limitazione del narcisismo può essere il prodotto di un solo fattore: il legame libidico con gli altri. L’amore per se stessi trova un limite solo nell’amore esterno, nell’amore volto agli oggetti” (p. 291).

Una massa organizzata si caratterizza per il suo rapporto con il capo:  il rapporto con il capo, va ricondotto all’identificazione, che è ” la prima manifestazione di un legame emotivo con un’altra persona” (p. 293) e “tende a configurare il proprio Io alla stregua dell’Io della persona assunta come modello” (p. 294), determinando dunque la produzione dell’ideale dell’Io.

In base a questo, Freud ritiene di peter enunciare “la formula della costituzione libidica di una massa… Una tale massa è costituita da un certo numero di individui che hanno messo un unico medesimo oggetto al posto del loro Ideale dell’Io e che pertanto si sono identificati gli uni negli altri nel proprio Io” (pp. 303 – 304). Se questo è vero, occorre rettificare l’affermazione secondo la quale “l’uomo è un animale che vive in gregge, sostenendo che egli è piuttosto un animale che vive in orda, un essere singolo appartenente ad un’orda guidata da un capo supremo” (309).

“La massa ci appare quindi come una reminiscenza dell’orda primordiale. Come in ogni singolo è virtualmente conservato l’uomo primigenio, così a partire da un raggruppamento umano qualsivoglia può ricostituirsi l’orda primordiale; nella misura in cui la formazione collettiva domina abitualmente gli uomini, in essa riconosciamo la continuazione dell’orda primordiale. Dobbiamo concludere che la psicologia della massa è la psicologia più antica: ciò che, omettendo tutti i residui collettivi, abbiamo isolato come psicologia individuale, si è venuto staccando dalla vecchia psicologia collettiva solo in un secondo tempo, gradualmente e in un certo senso in modo tuttora parziale” (p. 311). L’identificazione della massa con l’orda primordiale permette di sciogliere il mistero della suggestione: “Il carattere perturbante, costrittivo, della formazione collettiva, il quale è manifesto nei fenomeni di suggestione che la contraddistinguono, può quindi venir con ragione ricondotto alla sua derivazione dall’orda primordiale. Il capo della massa è ancora sempre il temuto padre primigenio, la massa continua a voler essere dominata da una violenza senza confini, è sempre sommamente avida di autorità, ha, secondo l’espressione di Le Bon, sete di sottomissione. Il padre primigenio è l’ideale della massa che domina l’Io anziché l’Ideale dell’Io” (p 315). In altri termini, “il singolo rinuncia all’ideale dell’Io e lo sostituisce con l’ideale collettivo incarnato dal capo” (p. 316).

Freud, a differenza di Le Bon, riconosce che eccezionalmente la massa può promuovere anche atteggiamenti sacrificali, altruistici ed eroici che l’individuo da solo mai realizzerebbe, è chiaro che il suo giudizio sul primitivismo della massa, e soprattutto di quella che s’identifica e si sottomette ad un capo, è nettamente negativo. Si può rimanere sorpresi del fatto che il saggio sia stato scritto quando ancora il nazismo era in nuce (ma nel 1921, c’era già stata la Rivoluzione russa, oltre che la prima guerra mondiale con la sua carneficina, Mussolini in Italia si stava organizzando…l’aria che tirava era quella della dittatura). 

 

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