21 giugno 2013 ore 16:44 ” LA CANZONE DEL FIGLIO”, RACCONTO DI DONATELLA D’IMPORZANO.

 

 

“…qualcosa del figlio…” (chiara)

 

La piccola sala della Civica Scuola di Musica era affollata: parenti, ma soprattutto giovani amici degli allievi della sezione di canto, che si sarebbero esibiti nel saggio finale del corso 2012-13. Le età erano un po’ tutte rappresentate, sia nei cantanti che nel pubblico. Prevalevano i giovani. C’era aspettativa e la tensione si poteva notare nelle occhiate che il pubblico lanciava agli amici e parenti che si sarebbero dovuti esibire: occhiate discrete, per non farsene accorgere, per non aumentare quella dei cantanti. Lei e il marito notarono subito il figlio, che stava in piedi, appoggiato alla parete, vestito con una certa cura, anche se molto semplicemente con jeans blu e camicia chiara. Si salutarono con affetto, si abbracciarono, ma con il dovuto distacco di chi sa di essere in pubblico e di non potere esprimere i propri sentimenti se non con estrema discrezione. E poi la madre temeva che il figlio si sarebbe vergognato un po’ di loro. Già era rimasta stupita che gli avesse comunicato la data del saggio, perché a suo tempo, quando lei si era trovata in una situazione analoga, non aveva voluto dirlo a nessuno. Cominciò l’esibizione: c’erano molte ragazze, alcune molto giovani. Le canzoni erano quasi tutte in inglese, le voci mediamente belle, alcune notevoli per timbro ed estensione, ma sarebbe stato difficile ricordarle. Lei guardava ogni tanto il figlio, che ascoltava con attenzione e applaudiva, come tutti gli altri, alla fine di ogni canzone. Dopo una decina di ragazze fu il turno del figlio: avrebbe cantato due canzoni famose in inglese. Quando la base musicale iniziò a sentirsi, lei provò una stretta allo stomaco: sapeva cosa si provava ad iniziare così a freddo, con la voce che non avrebbe avuto il tempo di abituarsi al canto. Poi iniziò ad udire, quasi in trance per l’emozione, la voce del figlio, che arrivava calda e profonda, ritmata e misurata al punto giusto, scura e precisa allo stesso tempo. Le parole, cosè pronunciate, acquistavano un valore che andava al di là del loro significato. Pur non sapendo una parola d’inglese, che non le era mai piaciuto, in quel momento riuscì ad apprezzare la strana musicalità di quella lingua, che si adattava così bene al ritmo della musica, esprimeva fino in fondo la concisione e la velocità della vita, con una voce che sapeva evocare profondità, passione, intelligenza. Riconobbe in quella voce suo figlio, così uomo e così dolce, come sempre l’aveva sognato, ancora prima che nascesse. Si ricordò di un sogno che aveva fatto durante la gravidanza: era in riva al mare, o così le pareva di ricordarsi, e mentre partoriva suo figlio, anche lei era rinata da se stessa. Un sogno bellissimo, che aveva mantenuto sempre nella sua mente. Ora l’emozione di quella voce e la sua propria emozione glielo facevano rivivere e si sentì una cosa sola col figlio, come tanti anni prima.

 

LA CANZONE:  “Father And Son” (1970)

 

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Q29YR5-t3gg

 

Father:
It’s not time to make a change
Just relax, take it easy
You’re still young, that’s your fault
There’s so much you have to know
Find a girl, settle down
If you want, you can marry
Look at me, I am old
But I’m happy 

I was once like you are now
And I know that it’s not easy
To be calm when you’ve found
Something going on
But take your time, think a lot
I think of everything you’ve got
For you will still be here tomorrow
But your dreams may not

Son:
How can I try to explain
When I do he turns away again
And it’s always been the same
Same old story
From the moment I could talk
I was ordered to listen
Now there’s a way and I know
That I have to go away
I know I have to go

Father:
It’s not time to make a change
Just sit down and take it slowly
You’re still young that’s your fault
There’s so much you have to go through
Find a girl, settle down
If you want, you can marry
Look at me, I am old
But I’m happy

Son:
All the times that I’ve cried
Keeping all the things I knew inside
And it’s hard, but it’s harder
To ignore it
If they were right I’d agree
But it’s them they know, not me
Now there’s a way and I know
That i have to go away
I know I have to go

TRADUZIONE

PADRE E FIGLIO

Padre:
Non è tempo di cambiare
Rilassati, prendila con calma
sei ancora giovane, questa è la tua colpa
Hai ancora molte cose da conoscere
trovare una ragazza, sistemarti,
se vuoi puoi sposarti
Guarda me, sono vecchio,
ma sono felice

una volta ero come sei tu ora,
e so che non è facile
Rimanere calmi quando hai trovato
qualcosa che va
ma prendi il tuo tempo, pensa a lungo
Perché, pensa a tutto quello che hai avuto.
Per te sarà ancora qui il domani,
ma forse non i tuoi sogni.

Figlio:
Come posso provare a spiegare,
quando lo faccio, si volge altrove di nuovo
È sempre la stessa vecchia storia
Dal momento in cui potevo parlare,
mi fu ordinato di ascoltare
Ora c’è una strada e so
che devo andarmene
So che devo andare

Padre:
non è tempo di cambiare
Siediti, prendila con calma
sei ancora giovane, questa è la tua colpa
Ci sono ancora molte cose da affrontare
trovare una ragazza, sistemarti,
Se vuoi puoi sposarti
Guarda me sono vecchio,
ma sono felice

Figlio:
tutte le volte che piansi,
tenendo tutto dentro di me
È dura, ma è anche dura
ignorare tutto
Se avevano ragione, ero d’accordo,
ma sono loro che tu conosci, non me
Ora c’è una strada e io so
che devo andarmene
So che devo andare.[/align]

 

 

 

 

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2 risposte a 21 giugno 2013 ore 16:44 ” LA CANZONE DEL FIGLIO”, RACCONTO DI DONATELLA D’IMPORZANO.

  1. nemo scrive:

    Bene descritta questa emozione materna, che prende.

  2. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Che belle le canzoni che hai messo! Mi hai fatto un bellissimo regalo.

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