“…qualcosa del figlio…” (chiara)
La piccola sala della Civica Scuola di Musica era affollata: parenti, ma soprattutto giovani amici degli allievi della sezione di canto, che si sarebbero esibiti nel saggio finale del corso 2012-13. Le età erano un po’ tutte rappresentate, sia nei cantanti che nel pubblico. Prevalevano i giovani. C’era aspettativa e la tensione si poteva notare nelle occhiate che il pubblico lanciava agli amici e parenti che si sarebbero dovuti esibire: occhiate discrete, per non farsene accorgere, per non aumentare quella dei cantanti. Lei e il marito notarono subito il figlio, che stava in piedi, appoggiato alla parete, vestito con una certa cura, anche se molto semplicemente con jeans blu e camicia chiara. Si salutarono con affetto, si abbracciarono, ma con il dovuto distacco di chi sa di essere in pubblico e di non potere esprimere i propri sentimenti se non con estrema discrezione. E poi la madre temeva che il figlio si sarebbe vergognato un po’ di loro. Già era rimasta stupita che gli avesse comunicato la data del saggio, perché a suo tempo, quando lei si era trovata in una situazione analoga, non aveva voluto dirlo a nessuno. Cominciò l’esibizione: c’erano molte ragazze, alcune molto giovani. Le canzoni erano quasi tutte in inglese, le voci mediamente belle, alcune notevoli per timbro ed estensione, ma sarebbe stato difficile ricordarle. Lei guardava ogni tanto il figlio, che ascoltava con attenzione e applaudiva, come tutti gli altri, alla fine di ogni canzone. Dopo una decina di ragazze fu il turno del figlio: avrebbe cantato due canzoni famose in inglese. Quando la base musicale iniziò a sentirsi, lei provò una stretta allo stomaco: sapeva cosa si provava ad iniziare così a freddo, con la voce che non avrebbe avuto il tempo di abituarsi al canto. Poi iniziò ad udire, quasi in trance per l’emozione, la voce del figlio, che arrivava calda e profonda, ritmata e misurata al punto giusto, scura e precisa allo stesso tempo. Le parole, cosè pronunciate, acquistavano un valore che andava al di là del loro significato. Pur non sapendo una parola d’inglese, che non le era mai piaciuto, in quel momento riuscì ad apprezzare la strana musicalità di quella lingua, che si adattava così bene al ritmo della musica, esprimeva fino in fondo la concisione e la velocità della vita, con una voce che sapeva evocare profondità, passione, intelligenza. Riconobbe in quella voce suo figlio, così uomo e così dolce, come sempre l’aveva sognato, ancora prima che nascesse. Si ricordò di un sogno che aveva fatto durante la gravidanza: era in riva al mare, o così le pareva di ricordarsi, e mentre partoriva suo figlio, anche lei era rinata da se stessa. Un sogno bellissimo, che aveva mantenuto sempre nella sua mente. Ora l’emozione di quella voce e la sua propria emozione glielo facevano rivivere e si sentì una cosa sola col figlio, come tanti anni prima.
LA CANZONE: “Father And Son” (1970)
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Q29YR5-t3gg
Father:
It’s not time to make a change Just relax, take it easy You’re still young, that’s your fault There’s so much you have to know Find a girl, settle down If you want, you can marry Look at me, I am old But I’m happy I was once like you are now Son: Father: Son: TRADUZIONE PADRE E FIGLIO Padre: una volta ero come sei tu ora, Figlio: Padre: Figlio: |
Bene descritta questa emozione materna, che prende.
Che belle le canzoni che hai messo! Mi hai fatto un bellissimo regalo.