Diciamo qualcosa sul film di Michele Riondino Palazzina Laf ( 2023 ) – tutti lo avrete già visto, immagino– noi, no– pazienza.

 

 

Palazzina Laf è un film italiano del 2023, diretto e interpretato da Michele Riondino, al suo debutto alla regia.

È tratto dal libro Fumo sulla città dello scrittore Alessandro Leogrande, scomparso prematuramente, che avrebbe dovuto partecipare anche alla realizzazione della sceneggiatura e a cui il film è dedicato. Il film è stato presentato in anteprima alla 18ª Festa del Cinema di Roma.

Ai David di Donatello 2024, il film ha ricevuto cinque candidature,[5] aggiudicandosi infine tre premi, rispettivamente, per il Miglior attore protagonista (a Michele Riondino), al Miglior attore non protagonista (a Elio Germano) e alla Migliore canzone originale (La mia terra, scritta e interpretata da Diodato)

Ai David di Donatello 2024, il film ha ricevuto cinque candidature, aggiudicandosi infine tre premi, rispettivamente, per il Miglior attore protagonista (a Michele Riondino), al Miglior attore non protagonista (a Elio Germano) e alla Migliore canzone originale (La mia terra, scritta e interpretata da Diodato)

 

 

 

 

“Palazzina LAF”, opera prima di Michele Riondino – prodotta da Palomar, Bravo, Bim Distribuzione con Rai Cinema e co-prodotto con Paprika Films – sarà presentata in anteprima alla 18esima Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public e uscirà al cinema il 30 novembre 2023.

1997. Caterino, uomo semplice e rude è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenarsi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita. Michele Riondino oltre a dirigere il film, lo interpreta insieme a Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela, con Anna Ferruzzo e con la partecipazione di Paolo Pierobon. Musiche originali di Teho Teardo
Canzone originale “La mia terra” di Diodato

 

 

 

 

 

1997. Caterino è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui vogliono liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi, alla ricerca di motivazioni per denunciarli. Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restare senza svolgere alcuna mansione. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso in realtà non lo è.

 

“Il film racconta una storia vera che in pochi sapevano. La Palazzina Laf si chiama così per il nome di un reparto dell’acciaieria ex Ilva dove venivano reclusi o condannati a stare in attesa, 79 operatori che non hanno accettato di firmare una clausola contrattuale che li avrebbe demansionati a operai. Ma quegli operatori erano altamente qualificati: ingegneri, geometri, informatici. Quando sono arrivati i Riva nel 1995, avevano subito detto di non aver bisogno di impiegati ma solo di operai e, per una sorta di rimodulazione dell’assetto produttivo dell’azienda, avrebbero dovuto licenziare un certo numero di persone. in quei contratti però c’era l’art. 18, che impediva al proprietario di licenziare senza giusta causa.” Michele Riondino.

 

 

 

da :

logo Cinema La Compagnia

[nuove repliche] Palazzina Laf

 

RECENSIONE DI FRANCESCO GALLO

 

 

ANSA.IT — 21 OTTOBRE 2023- 21.45

https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2023/10/21/riondino-palazzina-laf-un-film-politico-ideologico-e-di-parte_fd13c216-6497-4b7c-a896-2d63d1712ccb.html

 

Riondino: ‘Palazzina Laf un film politico, ideologico e di parte’

Alla Festa di Roma storia dei mobbizzati Ilva degli Anni Novanta

di Francesco Gallo

 

ANSACheck

 

 

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Con Palazzina Laf, di e con Michele Riondino, si ride e si piange.

Si ride perché quello che accade in questo film, ambientato all’Ilva di Taranto, è divertente anche per la naturale simpatia dei protagonisti, si piange invece quando ci si rende conto che sono fatti realmente accaduti che riguardano la Palazzina Laf, acronimo di Laminatoio a freddo. Ovvero un reparto dell’acciaieria dove venivano confinati e mobbizzati gli impiegati che si opponevano al declassamento. Impossibilitata a licenziarli, grazie all‘art. 18, l’azienda li condannava a far nulla. “L’idea nasce dal contrasto dei racconti di quello che successe all’Ilva negli anni Novanta, dove lavoravano anche mio padre e i miei zii, e dove c’era appunto chi diceva che alcuni lavativi rubavano lo stipendio. Comunque per me – dice Michele Riondino, da sempre impegnato nel sociale – è un film allo stesso tempo politico, ideologico e di parte. Ci ho messo tanto tempo per dire con questo film verità oggettive che hanno portato poi alla prima sentenza sul mobbing quando questa parola neppure si conosceva”.

Il film, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public e poi in sala dal 30 novembre distribuito da Bim, ci porta alla fine degli anni Novanta, precisamente nel 1997, quando la cosiddetta ‘novazione’ del contratto, cioè la cancellazione del ruolo svolto fino a quel momento da impiegati per approdare a una posizione minore, da operai, portò a legittime proteste. Chi protestava finiva dritto alla Palazzina Laf dove si era appunto pagati per non fare nulla.

Nel novembre del 1998 poi, un processo condannò gli alti dirigenti dello stabilimento per questo comportamento, liberando finalmente le vittime di questi soprusi. I l film racconta la storia di Caterino (Michele Riondino) che sogna insieme alla fidanzata di trasferirsi in città. Quando i capi dell’azienda, nella persona del perfido dirigente interpretato da Elio Germano, decidono di fare di lui una spia, Caterino diventa l’ombra dei suoi colleghi e prende parte agli scioperi soltanto per denunciarli. Trasferito anche lui alla Palazzina Laf, non sapendo bene quale degrado vi si nasconda, scoprirà che quello che credeva essere un paradiso è in realtà un inferno per spingere i lavoratori a dimettersi o ad accettare il demansionamento. A sua spese scoprirà anche che da quell’inferno non c’è via d’uscita.

“A quell’epoca – continua Riondino, direttore artistico con Diodato e Roy Paci dell’Uno Maggio Taranto – c’era una strategia della tensione: non venivano promossi lavoratori capaci, ma solo quelli che voleva l’azienda. C’era allora un clima di scatenata arrampicata sociale. L’idea era che c’erano troppi quadri e a loro servivano operai”. Che faceva allora il sindacato? “Era complice, silente, faceva finta di non vedere”.

Dice invece Vanessa Scalera che in Palazzina Laf è una delle mobbizzate: “Conoscevo bene quella storia, sono della provincia di Brindisi, stretta tra l’Ilva e la centrale termoelettrica di Cerano. Dell’Ilva si conoscono i processi, la questione ecologica, ma della Palazzina Laf si sapeva poco. Per me è stata quasi una chiamata alle armi”. All’incontro stampa anche Diodato che ha scritto per il film la canzone, La mia terra.

 

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