ore 19:35 “LA LINGUA SI CHIAMA COSI’ PERCHE’ LECCA..LECCA PER LUSINGARE…LEGA MA NON PUO’ ESSERE ESSERE LEGATA–E’ LUBRICA, DOLCE E SCALTRA–SCIVOLOSA COME L’ANGUILLA….” MA ” LA MORTE E LA VITA SONO IN POTERE DELLA LINGUA” “QUANDO PARLO ESERCITO SEMPRE UN RAPPORTO DI FORZA”—DICE INVECE IL NOSTRO MAURICE…CHE CHIARA CONOSCE SOLO DI NOME—MA DEVE ESSERE UN PAPA PAPABILE– PENSO CHE LO VEDIATE DA SOLI, MA VI ANNUNCIO GAUDIUM MAGNUM CHE QUESTO TESTO E IL PRECEDENTE E’ STATO SCRITTO DA DONATELLA-TELLA-TELLA-TELLIN!

 

NOTA:  Il nostro santo mistico S.Bernardo di Clairvaux  (l’Ordine nasce in Francia), nel suo vivace linguaggio non puo’ che essersi ispirato “agli scivolosi, lubrici e scaltri racconti di MGP !”

 

Non considero le mie parole “scivolose, lubriche e scaltre” e non vorrei definirle per niente. La lingua che racconta si destreggia tra i diversi labirinti del corpo, dell’anima e della mente, trova una strada e un modo per dire. Non vuole essere esplicativa, vuole superare ogni catalogazione, non si prende cura della schedatura, vuole solo raccontare. Finalmente fuori dai confini prevedibili! MGP


 

 

” La lingua- diceva San Bernardo- si chiama così perché lecca. Lecca se vuole lusingare, morde quando è maldicente, lega ma non può essere legata: è lubrica, e non la si può trattenere: è sfuggente e ingannatrice.  E’ scivolosa come l’anguilla, acuminata come la freccia; è dolce e scaltra, generosa e sempre pronta a inaridire ciò che è buono e a mescere il male:” Chi trattiene la propria lingua difende la propria anima, poiché la morte e la vita sono in potere della lingua”.

 

 

 


 

 

” Quando parlo – scrive Maurice Blanchot – esercito sempre un rapporto di forza, faccio parte, consapevolmente o meno, di una rete di poteri dei quali mi servo per lottare contro la forza che si determina contro di me. Il parlare è sempre violenza, violenza tanto più temibile in quanto più recondita, in quanto recondito è il nucleo di violenza che già si esercita su ciò che la parola nomina, e che non può nominare se non sottraendogli la presenza – segno… in quanto è morte che parla ( questa morte che è il potere) non appena parlo io. Al tempo stesso, sappiamo che, finché si discute non ci si azzuffa. Il linguaggio è l’impresa attraverso la quale la violenza accetta di non essere aperta, ma recondita, di rinunciare a disperdersi in una brutale attività, e di astenersene, in vista di un controllo più efficace, non imponendosi, quindi, ma permanendo nel cuore di ogni imposizione”.

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2 risposte a ore 19:35 “LA LINGUA SI CHIAMA COSI’ PERCHE’ LECCA..LECCA PER LUSINGARE…LEGA MA NON PUO’ ESSERE ESSERE LEGATA–E’ LUBRICA, DOLCE E SCALTRA–SCIVOLOSA COME L’ANGUILLA….” MA ” LA MORTE E LA VITA SONO IN POTERE DELLA LINGUA” “QUANDO PARLO ESERCITO SEMPRE UN RAPPORTO DI FORZA”—DICE INVECE IL NOSTRO MAURICE…CHE CHIARA CONOSCE SOLO DI NOME—MA DEVE ESSERE UN PAPA PAPABILE– PENSO CHE LO VEDIATE DA SOLI, MA VI ANNUNCIO GAUDIUM MAGNUM CHE QUESTO TESTO E IL PRECEDENTE E’ STATO SCRITTO DA DONATELLA-TELLA-TELLA-TELLIN!

  1. MGP scrive:

    Non considero le mie parole “scivolose, lubriche e scaltre” e non vorrei definirle per niente. La lingua che racconta si destreggia tre i diversi labirinti del corpo, dell’anima e della mente, trova una strada e un modo per dire. Non vuole essere esplicativa, vuole superare ogni catalogazione, non si prende cura della schedatura, vuole solo raccontare. Finalmente fuori dai confini prevedibili! MGP

    • Chiara Salvini scrive:

      cara MGP, ho messo il tuo commento proprio sotto il mio, come puoi verificare. E’ pena non poter trasformare queste righe così perfette in qualcosa che duri, “grazie della visita”, come scrive Nemo nel suo blog…ciao, ogni bene possibile per l’anno nuovo+quelli a seguire, dal blog di tutti-ch

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