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Dacia Maraini: ” Ho vissuto di amori e successi ora fuggo dal vortice delle passioni”
16
MAR
2015
22:57 – NEMONEMO – PERSONAGGI
“””… <[…] D, Cosa le fa pensare la morte ? R. Non ne ho paura. Anche se temo, credo un po’ tutti, le malattie. D. In questi casi si bussa a un padrone più in alto. R. Mi sento tagliata fuori dalla fede. Sono laica e non atea. La fede è un atto d’ amore che non si dimostra. Non ho questa grazia. Ma credo nella sacralità dell’ essere umano. Mi fa orrore una cultura che trasforma tutto in merce. Anche la morte, appunto. D. La morte anonima. R. Sì, ferocemente e accanitamente tecnologizzata. Quando morì mia sorella Yuki sentii che non potevo sopportarne il peso. Quella fine mi lasciò interdetta, sgomenta e ferita in modo indelebile. D. Perché ? R. C’ è una scena che torna spesso alla mente. È Yuki che dal letto dell’ ospedale implora di essere portata a casa. E noi, della famiglia, non capivamo. Noi: fiduciosi dell’ assistenza ospedaliera ma incapaci di sentire i desideri autentici di un morente. […] D. È stata molte volte innamorata ? R. Sì, numerose volte. Alcune felici e altre infelici. È giunto il tempo di rinunciare a questo stato d’ animo. D. Davvero si può ? R. Non lo so. Sono convinta che occorre imparare e sublimare. Non si ha più la sicurezza del passato. Si impara a vivere con gli occhi ciò che prima si viveva con il corpo. D. La sublimazione non è una perdita ? R. No, semmai è una rinuncia. Dopotutto, perché ostinarsi ad andare incontro a delle delusioni? L’ amore è anche una forma di prigione. Se non c’ è ne guadagni in libertà. Naturalmente non lo escludo. Si può amare senza chiedere nulla in cambio. È questo che col tempo ho capito. Stare fuori dal vortice e lontano dal fuoco delle passioni. Mi sentirei ridicola. Ogni gesto, ogni cosa, ha il suo tempo. > …”””
( Da Straparlando di Antonio Gnoli, in Rcult la Repubblica di Domenica 15 Marzo 2015 )
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DACIA MARAINI –nasce a Fiesole nel novembre 1936
Penso che le passioni si trasformino, non sempre però, in amore vero, vedendo le persone amate un po’ più da vicino.
Mi sembra che sarebbe già “un miracolo” se si arrivasse ad un “affetto” che implichi: “conciliazione” per gli errori di entrambi, e una mano…sì che lava l’altra guardando un piccolo futuro dove quello che si si può aspettare sono almeno acciacchi, se non malattie gravi… non per noi senz’altro, ma arrivano. Dire “solidarietà”, in un’epoca in cui in genere aumenta l’egocentrismo, è una parola grossa, la solidarietà si è provata, quando c’era, tra compagni facendo un lavoro di costruzione comune. E’ tra l’altro un sentimento poco in voga: a volte, la offri, mettiamo per ipotesi con tutti i sacri crismi, ma può sembrare “Impiccio-invasione”. Oggi, a me pare, guardando proprio dall’alto, che “il compito di ognuno, a partire da un bimbo di tre anni, e anche dal cagnolino che ne ha uno, e mi aggiungo, è realizzare se stessi. E lo si fa “imperiosamente”, anche da chi ha imparato “tutte le regole del bel Piemonte-Savoia”. C’è poi chi crede—può aver fatto anche uno dei corsi sulla assertività di moda qualche anno fa…- che vincere o ottenere quello che si vuole, anche calpestando o, “passando sopra”, più gentile, “non notando che l’altro c’è, vale sempre il viaggio. Chiudo, anche per chiara è valso il viaggio! buon sabato, a chi può averlo buono. Però, bimbi, un augurio più forte a chi non può. Siete assolutamente d’accordo, vero?
Saggia Donatella ! Grazie, cara Chiara, e bacione.