martedì 7 agosto ore 6:42 ALBERTO BEVILACQUA: LA GRAZIA DI ELZEVIRARE DI UN GRANDE, è scritto come un balletto, non perdetevi questo divertissement intellettuale, ciao, buona giornata! chiara

ELZEVIRO

La scomparsa delle api

Profezie e futuro degli italiani

Albert Einstein si concedeva a bizzarre profezie: «Quando spariranno le api, all’umanità resteranno pochi anni di vita». Le api stanno scomparendo per davvero, e secondo il paradosso del grande scienziato, il futuro si delinea: niente più api, niente più impollinazione, niente più piante, niente più animali, niente più esseri. Il fatto è che, psicologicamente parlando, le «api» hanno cominciato a scarseggiare anche nell’anima degli italiani: sfiducia, depressione, un turbine via via più forte ai vertici e alla base. Ne discutevano spesso, dando piena libertà alla fantasia, due amici: Fellini e Mastroianni.

Comincio col dire che l’uno stava all’altro come Don Chisciotte sta a Sancho. Fellini aveva molti tratti dell’Hidalgo Quesada: era attratto dalla giostra cavalleresca della vita (il circo, ad esempio). Il suo Ronzinante era la macchina da presa. Idealizzava la femminilità di Dulcinea, ma potendo benissimo farne a meno, preferendo trascinarsi il suo scudiero.

Mastroianni invece, come Sancho, attraversava la vita con magico buon senso. Era in sella, sì, ma di un piccolo asino, così aveva modo di tenere i piedi per terra. Quante volte Federico ha affidato a Marcello-Sancho missive particolari per Dulcinea? Anche se il nostro Don Chisciotte non vedeva i mulini a vento, e non gli dava la caccia, preferendo farseli costruire in studio a Cinecittà.

Ma potremmo anche dire che i due celebri complici se ne sono andati, spesso e volentieri, a braccetto come Mefistofele e Faust. Faust è filosofo, giurista, medico e teologo. È il pensiero, il sapere. Tuttavia, il sapere non gli dà né piacere, né gioia. Perciò tenta la magia. Esattamente come Fellini. Dal canto suo, Mastroianni è un Mefistofele tentatore con la capacità di bearsi di un delizioso vinello frascatano, bevuto al riparo di una pergola verde, nella luce delle colline. Penso a La città delle donne e, insieme, all’ultima scena del Faust di Goethe (un gran volo di creature).

L’anima di Faust sale, rapita in alto dalla femminilità santificata. Ma si potrebbe anche pensare a Fellini-Robinson Crusoe e a Mastroianni-Venerdì. Anche Federico, smanioso d’avventure come Robinson, fugge da casa a 18 anni; anche lui è catturato da un pirata (il cinema, rieccolo!). Dal canto suo, anche Marcello, come Venerdì, compare al momento giusto sull’isoletta alle foci dell’Orinoco per alleviare la solitudine di un amico e fabbricare insieme una Dolce Vita fittizia, con qualche consolante meraviglia.

***

Roma è piena di aneddoti tutti da citare e in grado di dimostrare come la musica abbia messo radici in mille forme entro le mura della capitale. Pensiamo a Mozart. A 14 anni, Wolfgang Amadeus arriva da Firenze a Roma con il padre Leopold e prende alloggio a piazza Nicosia. Spedisce a Salisburgo una «Contraddanza» e in uno sgrammaticato italiano scrive alla sorella: «Spero che la riceviste, scrivetelomi poi tutto, come vi piacque».

L’adolescenteMozart continua a confidarsi: «Aspetto con una incredibile premura tutte le giornate di posta e qualche lettera di Salisburgo… dopo pranzo giochiamo a potsch (bocce), questo è un gioco che imparai in Roma; quando verrò a casa, io ve l’imparerò». E ancora: «Ho finito una sinfonia, l’aria è dal copista (il quale è il mio padre) perché non la vogliamo dar via per copiarla, altrimenti sarebbe rubata». L’immobile di piazza Nicosia è stato demolito. Una lapide del 1996 ricorda: «Wolfgang Amadeus Mozart / nella casa che qui sorgeva / trascorse il suo soggiorno romano. / Quattordicenne vi compose: Sinfonia op. 81 in re maggiore, arie op. 82, 83… .

Stravinskij, Petrassi. Basta aprire a caso una guida. Cento luoghi, cento episodi memorabili. Persino in una caserma di Castro Pretorio tenne un concerto Franz Liszt.

Alberto Bevilacqua30 luglio 2012 (modifica il 31 luglio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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