ESPRESSO. REPUBBLICA DEL 24 MAGGIO 2017 PIERO IGNAZI (notizie al fondo da wiki)
Consenso che viene dai tempi di Mani Pulite
La società ribolle di aspettative deluse
La gestazione della crisi del sistema politico italiano esplosa nel 2013 inizia più di vent’anni fa. Già allora era emersa una domanda di cambiamento radicale: lo evidenziarono bene il successo popolare di Mani Pulite e l’affondamento dei partiti storici, diretta conseguenza di quel moto di ripulsa. Solo che quella domanda è stata disattesa, se non pervertita. La destra forza-leghista, dominante in tutto questo ventennio nonostante la sua abilità mistificatoria (la post-verità non è di oggi: Edmondo Berselli già allora parlava di “fattoidi”) ha invece acuito ogni problema, da quello economico a quello morale. Gli unici momenti in cui la barca venne raddrizzata, producendo avanzo primario e riduzione del debito, tanto per citare due aspetti cruciali, furono quelli dei governi di centro-sinistra, e in particolare quelli diretti da Romano Prodi. Ma non servirono a mutare il clima di opinione. E infatti, il movimento pentastellato addebita a tutti la causa dello sfascio. Mette in cima alla lista lo “psiconano” (epiteto con cui il leader dei 5Stelle maramaldeggia Berlusconi), ma accusa anche la sinistra di non essersi opposta adeguatamente, tanto da arrivare a considerarla corresponsabile. Non c’è nessuno da salvare nei decenni passati. Solo una catarsi può produrre un cambio salutare (salvifico, direbbe ora il neo-francescano Grillo). Mentre Renzi voleva una rottamazione all’interno del suo partito, Grillo la vuole per tutto il sistema.
Questa pulsione rivoluzionaria raccoglie un fermento che cova da anni nell’opinione pubblica e non si è mai attenuato. Anzi. Basti ricordare che alla vigilia delle elezioni del 2013 la maggioranza degli italiani riteneva che l’Italia avesse bisogno di una rivoluzione e non di riforme (dati Swg, ottobre 2012): e questa ipotesi era sostenuta in misura simile sia da elettori di destra sia di sinistra. Nulla di più ovvio, quindi, che al M5S arrivino consensi trasversali, motivati da un comune rifiuto dell’esistente.
La vis destruens incarnata dai 5Stelle ha tuttora una grande capacità di attrazione. Del resto cosa possono opporre gli avversari, in particolare i democratici di sinistra? La Buona scuola, rigettata da tutti e disconosciuta ormai anche dal Pd? Il Jobs act che con 16 miliardi ha prodotto un pugno di posti di lavoro? Una riforma costituzionale cestinata dal voto popolare? Certo, il governo Renzi ha fatto anche cose buone, dalle unioni civili ad alcune misure mirate di welfare, ma la cifra complessiva è tale da non arrestare distacco e sfiducia.
Fatto sta che c’è ancora una società che ribolle per aspettative di rinnovamento deluse e tradite per tanti anni, fin da Tangentopoli, e che ha ritirato la delega a tutti, trovando nei 5 Stelle l’ultimo veicolo di rappresentanza. Questo sentimento coinvolge trasversalmente componenti diverse della società, sia ai piani medi perché gli investimenti in istruzione non danno nulla (la disoccupazione e sottoccupazione intellettuale), che ai piani più bassi perché mancano prospettive nell’immediato (la discesa nella povertà) e nel futuro prossimo (l’ascensore sociale bloccato). A questa platea composita, espressione di periferie estreme o di zone semicentrali, non rimane che la rivolta, in assenza di alternative credibili. È questa la vera sfida per la sinistra. Finora persa.
Piero Ignazi (Faenza, 15 febbraio 1951) è un accademico e politologo italiano, esperto in politica comparata.
Opere
- I nuovi radicali. Storia e sociologia di un movimento politico, con Massimo Teodori e Angelo Panebianco, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1977.
- Da partito-movimento a partito-istituzione? Mutamenti nelle opinioni dei militanti radicali dal 1977 al 1979, con Gianfranco Pasquino, Bologna, Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo, 1982.
- Il polo escluso. Profilo del Movimento Sociale Italiano, Bologna, Il Mulino, 1989. ISBN 88-15-02286-4; 1998. ISBN 88-15-05234-8.
- “Lo Stato moderno”. Una rivista anticipatrice. Atti della giornata di studi promossa dal club Il politecnico con il patrocinio del comune di Milano, a cura di e con Franco Corleone, Firenze, Passigli, 1989. ISBN 88-368-0142-0.
- Ernesto Rossi. Una utopia concreta, a cura di, Milano, Edizioni di Comunità, 1991. ISBN 88-245-0479-5.
- Dal PCI al PDS, Bologna, Il Mulino, 1992. ISBN 88-15-03413-7.
- L’estrema destra in Europa, Bologna, Il Mulino, 1994. ISBN 88-15-04618-6; 2000. ISBN 88-15-07625-5.
- Postfascisti? La trasformazione del Movimento sociale in Alleanza nazionale, Bologna, Il Mulino, 1994. ISBN 88-15-04768-9.
- Politica in Italia 1995, a cura di e con Richard S. Katz, Bologna, Il Mulino, 1995. ISBN 88-15-05105-8.
- I partiti italiani, Bologna, Il Mulino, 1997. ISBN 88-15-06000-6.
- The Organization of Political Parties in Southern Europe, a cura di e con Colette Ysmal, Westport-London, Praeger, 1998. ISBN 0275956121.
- Il parlamento europeo, con Luciano Bardi, Bologna, Il Mulino, 1999. ISBN 88-15-07107-5; 2004. ISBN 88-15-09707-4.
- Il potere dei partiti. La politica in Italia dagli anni Sessanta ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 2002. ISBN 88-420-6624-9.
- Extreme Right Parties in Western Europe, Oxford-New York, Oxford University Press, 2003. ISBN 0198293259; 2006. ISBN 0199291594.
- L’immagine delle droghe nella stampa della Regione Emilia-Romagna, con Lucia Conti, Angela Fabbri e Dario Monti, Roma, Forum droghe, 2004.
- I partiti italiani. Iscritti, dirigenti, eletti, con Luciano Bardi e Oreste Massari, Milano, Egea, 2007. ISBN 88-8350-083-0.
- Partiti politici in Italia, Bologna, Il Mulino, 2008. ISBN 978-88-15-12530-9.
- La fattoria degli Italiani. I rischi della seduzione populista, Milano, Rizzoli, 2009. ISBN 978-88-17-03549-1.
- Forza senza legittimità. Il vicolo cieco dei partiti, Roma, Laterza, 2012. ISBN 8842095966.
- (con Fabrizio Barca) Il triangolo rotto – Partiti, società e Stato, Roma-Bari, Laterza, 2013. ISBN 978-88-5810981-6
considerazioni precise e condivisibili, ma “cosa fare?” “Cosa fare?” è una domanda che in questo momento (non) trova pochissime risposte e molto lontane dall’essere attuabili.
Restando nel teorico direi “prendiamoci tutti (ma proprio tutti) un periodo di pausa, una sana dieta di silenzio. Ma son parole buttate al vento e allora?
Non ci resta che sperare nell’impossibile, ovvero, in una rinascita di un centrosinistra ( senza trattino o col trattino, non importa – e forse sta proprio qui il punto -) al di fuori del PD tra tutte le componenti esterne, un po’ come chiede Pisapia.
Ma anche a questi chiederei meno giudizi “tranchant” su attori che potrebbero risultare nell’immediato futuro da contendenti ad alleati. La politica è fatta anche di tolleranza: nessuno detiene la verità.
vorrei completare: il campo progressista ( senza altre etichette) in Italia è vastissimo (basti pensare alle tante Associazioni, cooperative ( quelle serie che son la maggioranza) , il volontariato ecc. ecc.
Se le forze politiche, piccole ed etichettate a sinistra sapessero riunirsi con un programma semplice , comprensibile unitario e attuabile, dimenticandosi, per un momento, di essere “politici di professione ” – non è un insulto – , la disanima di Pietro Ignazi potrebbe portare finalmente il “che fare? al “fare”.