FRANCA BERARDI, UN RACCONTO:: ANIMALS: IL PRANZO E’ SERVITO! … se un racconto vale anche per i sentimenti che ti desta, questo fa un vero orrore…

 

 

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Fig 5

Pierre Boucle, 1675

Animals – il pasto è servito!

Una coppietta si avviava lungo un viale alberato; era una splendida giornata di sole, tiepida, primaverile.
Lui, alto robusto, con pochi capelli, ma con due occhi neri ed intensi; lei più piccola, esile, bionda, con un visino delicato.
Entrarono al fine in un ristorante vista mare; furono investititi da profumi intensi che provenivano da quell’ampio locale.
Intorno a loro c’era molta gente seduta ai tavoli; rideva, mangiava di gusto e parlava del più e del meno in modo rumoroso.
Un cameriere prontamente andò incontro ai due giovani e indicò loro l’ultimo tavolo libero; i due accettarono con entusiasmo. Avevano del resto fame e fretta e così, iniziarono ad ordinare: due porzioni di spaghetti all’astice e due aragoste alla catalana.
In fondo al salone troneggiava una grande vasca con pesci di tutti i tipi e per tutti i gusti tra i quali… le aragoste menzionate prima per l’appunto!
Fu presa una di loro dalle veloci ed esperte mani di un cameriere e buttata nell’acqua bollente tra l’indifferenza dei commensali così intenti a rincorrere i loro discorsi e a gustare le succulenti pietanze che avevano di fronte.
Un’altra aragosta venne afferrata quasi subito dopo e subì la stessa sorte della prima; seguirono altre due astici e tre orate.
Nell’acquario c’era ormai aria di autentica paura; i poveri animali si muovevano velocemente nella speranza di essere risparmiati; ma prima o poi, sarebbe toccato anche a loro, la stessa tragica fine.
In cucina ,intanto, qualcuno stava aprendo cozze e vongole.
Le povere creature urlavano per il dolore ma il loro carnefice, non poteva sentirle; un altro suo collega ,ancor più spietato, tagliava a pezzi delle anguille che continuavano a contorcesi negli spasmi del dolore…tra le urla del silenzio.
Ma , giusto per non porre termine alla descrizione di quel che avveniva in quella cucina, c’erano stesi su tavolacci di marmo, altri graziosi animali come : conigli, agnellini e capretti pronti per essere sventrati e fatti a pezzi.
Avevano musetti delicati e grandi occhi spalancati, ancora umidi del loro stesso pianto…morbidi, teneri, innocenti sembravano giocattoli di peluche.
Ma quelle povere creature forse erano state strappate alle mammelle delle loro madri, forse succhiavano ancora il latte poco prima di essere uccise per soddisfare i palati fini dei loro carnefici.
C’era anche della cacciagione per i più esosi e ingordi; anch’essi erano fermi, rigidi, ovviamente morti…ormai non soffrivano più; sacrificati per il volere dell’uomo, anzi… nati per essere uccisi.
E non mancavano all’appello meravigliosi uccelli dai colori accesi; usignoli, pettirossi, quaglie ed anatre nonché fagiani confusi insieme agli altri, assemblati e anch’essi pronti per finire poi in padella a far compagnia alla polenta.
E , come se non bastasse, in quella cucina degli orrori, altri uomini stavano prendendo a martellate alcune trote e carpe pescate da poco.
Infatti, manco a farlo a posta …destino infame, intorno al ristorante c’era un’ampia cava ove la gente si divertiva a pescare pesci messi lì volutamente per il loro diletto.
Più in là c’era anche un boschetto ove altre brave persone si sgranchivano le gambe per digerire…e ,magari, per ammazzare il tempo, sparavano a qualche capriolo.
Hai visto mai? E poi, a ben pensarci, con la polenta sarebbe stato una bontà!
Nell’ampio salone adibito a ristorante, la gente era intenta a mangiare avidamente e a ridere a squarciagola.
Un grande televisore, collocato in alto, trasmetteva scene orripilanti di uomini intenti ad uccidere cuccioli di foca.
Molti osservavano indifferenti o disgustati mentre parlavano a bocca piena, ma due signore , prese da quelle scene, commentavano ad alta voce:”Ma che barbarie, che crudeltà”.
Ed, intanto, la cinepresa riprendeva i primi piani dei musetti di quei cuccioli di foca e i loro grandi occhi smarriti poco prima di morire.
“Che orrore!” –esclamava una delle due signore- mentre con la forchetta, infilava le bianche carni di un capretto cotto con funghi e salse varie.
Nel ristorante ,intanto, faceva ingresso un’elegantissima signora con addosso una bianca pelliccia quanto mai vistosa…
Assomigliava molto, guarda caso, a quella dei cuccioli di foca.
Le due anziane signore la osservarono a lungo insospettite, ma poi, una di loro sussurrò all’altra :”Ma no, è una pelliccia di volpe…non vedi che ha un pelo molto lungo?”
Ah beh…allora se è di volpe, no problem!
Altre quattro coppie, attempate, sedute in un altro angolo della sala ormai del tutto sazie, chiamarono un cameriere al tavolo che prontamente a loro si avvicinò.
Uno di loro esclamò con enfasi:” si potrebbe tornare ancora qui la prossima settimana…ma avete conigli, lepri nel vostro menù?”
“Ma ,certo che sì,” –rispose prontamente il giovane cameriere- che poi, però, nel dubbio si consultò in cucina con il cuoco.
“Lepri? Difficile”-esclamò cupo lo chef- però, aggiunse, a ben pensarci, qui intorno ci sono molti gatti…fin troppi, sicché …no problem.
Il giovane cameriere tornò così al tavolo degli assatanati con un ampio sorriso di assenso.
“E carne di cavallo, ne avete?Io ne vado pazzo- continuò a chiedere con particolare passione un altro commensale.
“Io ,invece, adoro lo stufato di somaro”-aggiunse un altro della compagnia.
“Ma certo che sì”- continuò a confermare il cameriere sempre più ossequioso e gentile- ai clienti che quanto mai avidi e ingordi, seppur sazi, già pensavano ad organizzare un pranzo futuro…anzi un massacro!
E così il cameriere si vide costretto a consultare nuovamente il cuoco.
Questa volta, però, sembravano entrambi meno scettici e preoccupati; di fatto, fuori dal ristorante c’erano dei cavalli, belli,giovani scalpitanti dal manto lucido, ma il cuoco ormai aveva deciso che era arrivata la loro ora.
E c’erano anche alcuni somarelli che, tranquilli e sereni, brucavano l’erba ignari di ciò che li aspettava.
Peccato! Facevano parte di un bel paesaggio bucolico, ma…davanti alla gola non c’è poesia che tenga.
Un’altra anziana signora, dalla voce gutturale, si unì al coro di quella compagnia di ingordi, e così esordì :
”Anche mia cognata va pazza per la carne di cavallo…glielo dico verrà con piacere!”.
Ed accanto alle povere bestie ormai segnate da un crudele destino, c’era un grosso vitello, anzi un vitellone che trotterellava sereno insieme ai cavalli e ai somarelli.
Lui era stato tutto sommato, più fortunato, almeno la vita l’aveva vissuta…
Per il momento, era stato graziato come tanti altri animali che muoiono di vecchiaia se sono lontani da Dio e dagli uomini; anzi, soprattutto dagli uomini…
Due signori distinti aspettavano in piedi il loro posto o il loro pasto.
Sembravano così compunti, ma una volta seduti, già dopo due portate, si erano trasformati.
Mangiavano a più non posso, parlavano a bocca piena, uno di loro si era persino slacciato la cintura dei pantaloni, visto che la pancia si era ovviamente gonfiata.
Sembravano ora più simili a due orchi, paonazzi in viso, e con gli occhi arrossati.
Sembrava sussurrassero , mentre si guardavano intorno, :
Ucci, ucci sento odor di porcedduzzi; e, come colti da un attacco di bulimia, mangiavano e parlavano di cibo come tutti gli altri conviviali.
Intanto, sempre in cucina, era passato un bracconiere, sempre il solito…aveva in una sacca uccellini di ogni tipo, quegli stessi che ci allietano tutti i giorni, con il loro canto melodioso.
Il cuoco guardò attentamente e notò che c’erano anche due cardellini.
Erano ancora vivi e vispi…
“Questi li prendo io-asserì con estrema convinzione- e li mise , in tutta fretta, in una gabbietta di legno.
Amava il loro canto…che animo gentile!
Ormai era scesa la sera; nel ristorante non c’era più nessuno; i camerieri erano intenti a cambiare le tovaglie e a tirare via le vettovaglie.
Ma, fra qualche giorno si sarebbe compiuta un’altra strage…
Nell’acquario ,ormai, non c’era più nessuno; anche il più piccolo pesce era finito inesorabilmente tra le fauci di qualche ingordo.
Ed intanto , una coppietta stava tornando a casa; erano esausti per le abbondanti libagioni.
Lei si stese sul letto, lui la raggiunse subito dopo.
Una calda doccia corroborante avrebbe fatto bene ad entrambi.
Ma lei non riusciva a digerire, mentre lui si era addormentato profondamente; a notte inoltrata ella, alfine, fu colta da un sonno profondo e sognò.
Era in un grande prato, c’erano agnellini, caprette, maialini e tante altre creature intorno a lei.
Un candido agnellino, si avvicinò a lei e urlò:”Assassina! Sei tu che mi hai mangiato”.
“Ma che dici?- rispose lei- non è vero…ho solo ordinato del pesce!”
“Bugiarda!”- la incalzò l’agnellino- che sembrava essere diventato ormai una tigre.
“Stavo giocando con i miei fratellini-aggiunse- quando un uomo mi ha tirato via da loro con forza. Ho sentito tanto male e poi il buio”.
“Assassina!” urlò un’ anatra che le corse incontro con fare minaccioso e ad ali spiegate.
“Stavo volando con i miei compagni verso terre più calde, avrei nidificato, avrei cresciuto i miei piccoli, ma un cacciatore mi ha sparato. Sono caduta in acqua senza capire il perché e poi, il buio”.
Altri animali ancora, si aggiungevano al gruppo che circondava la donna ed urlavano in coro sempre più esagitati:
”Ora faremo a te quello che tu hai fatto a noi” ed iniziarono,così, a saltarle addosso, a morderla.
C’era addirittura anche un salmone ed un tonno; quest’ultimo era grande imponente ed iniziò a colpirla con la coda ed, intanto, esclamava:
”Mi son trovato nel bel mezzo di una tonnara… Hanno ucciso i miei cari e non hanno risparmiato neanche i più piccoli…io sono salvo per un miracolo . E’ stato terribile, orrendo, e come se non bastasse, c’è anche un marinaio fetente che in televisione, si mangia mia suocera e mi sorride beffardo e cinico!”
La donna si svegliò di colpo in una valle di lacrime e sudore ed iniziò ad urlare svegliando così anche il suo compagno.
“Che c’è amore?, ti senti male?”.
“No, no è stato solo un brutto sogno- rispose lei seppure a fatica-, forse non ho digerito bene, ora mi sento meglio!”.
E , quasi subito dopo, si riaddormentò, ma , dalla sua bocca spuntò una piuma colorata…era quella di un’anatra reale.
Anche altre due signore, attempate, stavano rientrando a casa dopo una luculliana cena a base di pesce e carne.
Esauste, satolle ed anche un po’ brille, si spogliarono; appesero nell’armadio le loro preziose pellicce e si prepararono per andare a letto.
Presero quasi subito sonno anzi un più che giusto riposo sia per loro che per le loro mascelle che avevano lavorato tanto…e del resto, il giorno dopo, sarebbero andate a fare shopping.
Ma, nel silenzio della notte, si sentivano strani lamenti e rumori provenire dall’armadio.
Erano come il pianto di tenere creature; dopo un po’ entrambe le donne si svegliarono.
“Ma cos’è? –chiese una all’altra- li senti anche tu questi strani gemiti?”
“Sì!” , rispose l’amica, che, si era seduta sul letto dopo un sobbalzo.
“Sembrano pianti di bambini, o forse sono solo dei gatti!” –aggiunse con un fil di voce-.
Ma in quel palazzo non c’erano né bebè né gatti; sta di fatto che una delle due donne, indispettita per essere stata svegliata nel cuore della notte, si rimise subito dopo a dormire o meglio… ci provò mentre, mormorò all’amica:”Dormi cara, non è niente!”.
Ma sì , dormite care signore, e state tranquille, in fondo non è successo nulla di che e…se udirete ancora scricchiolii o lamenti provenienti dal vostro armadio, non saranno fantasmi o tarme…ma solo i lamenti di chi nel silenzio e, senza colpa alcuna, è stata uccisa e mangiata e…, inevitabilmente, è entrata anche nel vostro sangue, nel vostro stomaco.
Ormai, vostro malgrado , è parte di voi, è carne della vostra carne:
quindi , è parte integrante di voi stessi; anzi è meglio dire che è il vostro pasto…animals!

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