ALTAN … E’ IL PIU’ FORTE DI TUTTI…!

 

 

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2 risposte a ALTAN … E’ IL PIU’ FORTE DI TUTTI…!

  1. Roberto Rododendro scrive:

    come spesso capita questo non è un commento a quanto sopra ( il terribile Altan ) ma una mia intrusione.
    Laura è un nome di donna. O una “donna dello schermo”. Per me è un po’ tutte le donne riassunte in un nome che di volta in volta si rappresenta diversamente. Non credo esista donna sempre uguale a se stessa ( che noia!) e, per fortuna, immagino , neppure un uomo, ma qua non interessa.
    Quindi di questo brano che ora posterò il personaggio principale è una Laura, che è lei, quella Laura e tante altre o solo una con altro nome 🙂 : tratto dal romanzo di cui tanto tempo fa ho postato alcuni bravi. Il titolo provvisorio e “RITORNI E RITORNELLI”:

    “Una sera d’estate, dice l’attore, sarebbe al centro della storia” Marguerite Duras.

    Il primo bacio fu un sussurro.
    C’era il vento, come ricordava anche il Pascoli, e loro erano tutt’e due sull’aquilone, trascinati innocenti, come gli scolopini, per i loro cieli limpidi.
    Al secondo bacio le loro labbra, le loro bocche, presero confidenza e fu un chiacchiericcio continuo e fu come se i loro corpi si conoscessero già, sfiniti da due notti insonni.
    Cominciarono la prima notte d’amore nell’erba, con gli spuntoni dell’erba appena tagliata e secca ( che punge, diomio come punge!) sotto la schiena, incuranti di tutto, presenti solo loro, incuranti anche del letto che li aspettava comunque, di li a pochi passi, come una presenza predestinata.

    Fu Laura, con classica coerenza femminile che disse con un risolino appena imbarazzato:
    – Ora possiamo anche andare nella nostra camera, è più comodo! –
    Fu la prima volta che Luca vide i suoi occhi lucidi e trasparenti, con tante piccole rughe di piacere agli angoli, che subito sparivano.
    E lo guardava come se solo lui ci fosse ma senz’altre emozioni.

    Gli occhi di Laura sono forse il fulcro della memoria di Luca.
    Gli riappaiono con insistenza come un’immagine fuori dagli stereotipi.
    Gli occhi di Laura sono gli occhi della verità, al di là dei fatti e delle parole.
    Sono quegli occhi a causare in Luca la paura del ricordo, il dolore del ricordo.
    Sono quegli occhi che lo fanno ancora soffrire, a distanza di anni, di gelosia postume.

    “Caro, caro, caro Luca
    anch’io sto scrivendo, anzi, sto tentando mettere un po’ di blu su bianco, per farti contento.
    Ma mi hai interrotto più volte, così ho perso il filo.
    Tra l’altro, ho bevuto quel bacio dal bicchiere e … capirai.
    Sai, prima stavo guardando gli occhi di quel bimbo del tavolino vicino. Sono più belli dei miei e sono più puliti certamente.
    Sul corso ho visto passare velocemente una lambretta e penso che questo è il quarto giorno che ci conosciamo e presto presto passeranno anche gli altri.
    Ti vorrei dire di non andartene, ma non posso……”
    Gli occhi di Laura.
    Era il giorno dopo.
    La notte l’avevano passata insonne, col desiderio di recuperare il tempo perduto.

    La notte è lunga, è fatta anche di silenzi e di pensieri. Anche l’amore ha le sue pause. Forse ha anche dei vuoti, fin dalla prima notte.
    Sussurrano.
    Si sentono ancora intimiditi dalla loro presenza.
    Sembrano assopiti, coi corpi abbracciati.
    Laura si solleva sul gomito appoggiando la guancia alla mano e si sforza di guardarlo negli occhi, in quella stanza che sembra chiara, illuminata dalla luna e dalle luci del palazzo ducale:
    – Fra diciotto giorni tu parti. – Dice.
    – Hai contato…- dice dubbioso Luca dopo un momento. Ma Laura pare non averlo sentito:
    – Torni a Sanremo, coi tuoi amici, con le giovani straniere che ti cadono tra le braccia, alla tua solita vita…-
    Luca è colto alla sprovvista. Forse si sente un po’ defraudato della sua notte. Ha un momento di panico perché non trova una risposta. Forse non c’è risposta ma lui non riesce a capirlo.
    La guarda e vede un’ombra d’ironia e di tristezza nei suoi occhi, come se lui fosse già lontano. Si sente ancora più confuso perché non li capisce.
    Lo sguardo di Laura sembra contraddire le sue parole, quasi annullarle, perché Laura sorride. Sembra stia vivendo un momento tutto suo.
    Luca risponde a fatica, preso dalla necessità, così almeno gli sembra, di doverla in qualche modo rassicurare e il fastidio di doversi impegnare in parole che ritiene fuori luogo in quel momento:
    – Non vado in capo al mondo, risponde con leggerezza, e poi, non girare il problema: anche tu partirai, tornerai ai tuoi amici, alla tua solita vita. –
    Poi le sussurra un “ ti voglio bene” stentato che entrambi sembrano accettare per quel che appare.
    – Saremo ancora più lontani. –
    – Saremo lontani, ma molto meno lontani che se non ci fossimo conosciuti. –
    -Ci dimenticheremo. –
    – Possiamo anche non dimenticarci. No, non ci dimenticheremo. –
    – Forse sarà necessario. –
    – Può restarci un buon ricordo. Abbiamo venti giorni per ricordarci. Diciamoci che tra venti giorni ci lasceremo senza dimenticarci. –
    – Per quanto? –
    -Mai. –
    – “Mai” è troppo tempo. –
    – Ma tu smettila di sorridere così. Non ti capisco. –
    – Non puoi pretendere di capire le donne. Cosa sentono. Siamo diverse. Anch’io sono diversa. Ancora più diversa.-
    Laura non ha smesso di sorridere mentre lo guarda e parla.
    Luca si gira dall’altra parte voltandole le spalle ma si appoggia tutto a lei. Non vuole essere un gesto definitivo, il suo.
    Laura non lo lascia. Prende a baciarlo sul collo e sulle spalle. Lo stuzzica, gli fa il solletico.
    Luca tenta di resistere, poi scoppia a ridere. Non sa trattenersi, anche se non gli sembra il momento adatto: è molto compreso nella parte, anche se non sa bene che parte sia.
    Tutti e due ridono.
    – Noi non potremo dimenticarci mai. – Dice Luca definitivo e finalmente rilassato.
    – Noi ci lasceremo e non ci dimenticheremo di noi.- Dice Laura.
    – Perché io credo già di amarti. – sussurra Luca con voce stentata. La parola “amore” gli riesce innaturale, si sente idiota, dopo averla detta, anche se gli sembra vera.
    – Ed io potrei innamorarmi di te. Molto. – Risponde Laura con voce sottile.
    – Allora è deciso. –
    – E’ deciso. – dicono tutti e due.
    – Sappiamo che tra venti giorni ci lasceremo. – Luca non sa resistere ad un atteggiamento melodrammatico, ritiene lo richieda il momento.
    – Ma lo sapevamo anche ieri e ieri l’altro e dal momento che ci siamo incontrati. Come sapevamo già cosa sarebbe successo stanotte. – Insiste Laura.
    Sembra non voler lasciare dubbi.
    – E’ vero, proprio dal primo momento. – Luca sembra soddisfatto da quel pensiero :
    – Allora è stata la stessa cosa anche per te, quando mi hai incontrato? –
    – Che cosa? – Ride Laura e lo bacia sulla bocca.

    Ed ora sono al tavolino del bar, mezzogiorno è passato da un pezzo ma loro stanno bevendo il cappuccino della prima colazione.
    Fu allora che Luca, guardando gli occhi del bambino al tavolo vicino, li aveva paragonati a quelli di Laura:
    – Hanno la stessa limpidezza dei tuoi. Sono neri come i tuoi. Sono altrettanto teneri e innocenti, sono indifesi. –
    Gli occhi di Laura.
    Occhi teneri,appagati, indifesi dopo l’amore.
    Si potrebbe dire che Luca non fu mai geloso del corpo di Laura, ma della sua anima che lui credeva di vedere nei suoi occhi, dopo l’amore.

    Poi, avevano deciso di scriversi la prima lettera.
    Seduti allo stesso tavolino.
    Luca aveva sempre amato i punti fermi.
    Una lettera è sempre un punto fermo.
    Un punto fermo fra una partenza ed un arrivo.

  2. Roberto Rododendro scrive:

    e proseguiamo con “Laura”, ovviamente un’altra Laura:
    Questa è invece una lunga poesia, probabilmente illeggibile per chi non ama la oesia e altrettanto illeggibile, per chi la ama troppo:

    “il ricordo di una Laura”

    Laura nella sotterranea ti vedo guardare
    il muro ricurvo e scuro al di là della rotaia
    dando le spalle a tutti con occhi lontani
    come se tu riuscissi a vedere il mare

    ti vedo fissare le rotaie
    con sguardo sognante
    come se ti potessero portar lontano

    come se tu non sapessi già
    che il viaggio è inutile
    e non ti porta da nessuna parte
    se non dalla stessa parte

    Laura ti vedo di spalle un po’ curva
    – non ti conosco e non so chi tu sia –
    ad una stazione della metropolitana in Roma
    tra fiumane di gente che va e che viene
    che parte e poi ritorna
    tra vagoni rombanti e luminosi
    preannunciati da folate di vento
    tu rimani lì di spalle assorta
    coi capelli biondi
    ora tagliati corti
    che liberano il collo chiaro e snello

    Laura tu non lo sai chiunque tu sia
    che io non ti conosco e che ti guardo
    con sguardo assente
    seduto alla panchina in attesa
    di un vagone che mi porterà da altra parte
    che sarà nessuna parte
    perchè non ci resta alcun luogo dove andare

    se non un’arida attesa
    che passi il giorno ed altro ricominci
    per continuare a campare

    con occhio ottuso
    con in mente soltanto un vago ricordo
    di te lontano nel tempo
    di quando ero io a guardare il mare
    con sguardo fisso e tormentato
    ( e tu mi pregavi di restare)
    e le navi passavano piano all’orizzonte
    come miraggio costante
    lasciandomi lentamente solo
    e sognavo una partenza
    ad ogni treno che correva misterioso e vuoto
    che mi portasse altrove

    Quindi
    anche se tu non sei più tu
    ed io non son più quello
    siamo ancora qui
    – nessuno è andato da nessuna parte –

    come su una giostra
    ci sforziamo di crederci a un viaggio definitivo
    su questa metropolitana che ci fa già morti
    traslati sempre nello stesso luogo

    Per un attimo ti volti ma non mi vedi
    non guardi la gente che sale che scende
    o le carrozze illuminate e rombanti
    …….Perchè non ci siamo per nessuno
    se non per noi stessi
    quando il gabbiano ha tracciato il volo
    ed il cielo rimane vuoto

    perchè – antico ricordo –
    solo quello ci permette di crederci
    ancora vivi.

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