Claudio Neri è membro ordinario con funzioni didattiche della Società Psicoanalitica Italiana (SPI) e della International Psychoanalytic Association (IPA).
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link della relazione completa:
RELAZIONE di CLAUDIO NERI: “Ciò che è dietro la superficie” ha ancora qualche importanza?
” Avvierò il discorso con un frammento tratto da una intervista allo scrittore Don DeLillo (1997, pp. 139-140):
«La gente sembra avere bisogno di notizie di ogni genere: cattive, sensazionali, sconvolgenti. […]». «È come se vedere un tizio con una pistola, del tutto al di fuori della coreografia di un film violento, fosse la nostra ultima esperienza della natura, [degli istinti]. È strano, ma è come se [una scena di violenza] fosse tutto quello che ci è rimasto della natura, [del corpo, del nostro essere un animale tra altri animali]; ma tutto questo avviene sul nostro schermo televisivo».
«Negli anni cinquanta, le notizie erano una sorta di componente sinuosa della vita (sinuous part of life): fluivano dentro e fuori in un modo semplice (ordinary), inavvertito. Ora hanno un grande impatto, soprattutto le notizie televisive: […] gli interminabili video di rapine in banca, sparatorie, persone che vengono picchiate. Queste immagini si ripetono ed è come se […] accelerassero il tempo. […] Inducono nella gente un senso apocalittico […].» «[… Ricordo quando è stato ucciso a colpi di pistola in una strada di Miami lo stilista Gianni Versace ….]. Immediatamente le immagini sono apparse su tutti gli schermi televisivi e milioni di persone ne hanno parlato. La gente parla dell’uccisione, ma le persone non sanno veramente ciò che [l’uccisione ed il ripetersi di queste “immagini-notizie”] fa loro. Non sanno che cosa fa al modo in cui pensano, sentono ed hanno paura. Non sanno che cosa [un fatto mediatico come questo] crea in un senso più vasto. Per la verità, la gente [quando parla di un omicidio, come quello di Versace] non sa veramente di che cosa sta parlando. Non credo che lo sappiano. Forse è questa la ragione per cui alcuni di noi scrivono racconti e romanzi (fiction)».
claudio neri::: Forse, questa è anche la ragione per cui alcuni di noi fa lo psicoanalista. Una parte del nostro lavoro è fare in modo che ciò da cui il paziente è stato bombardato, quanto ha spesso semplicemente subito al lavoro o in famiglia (“le notizie”) possa essere trasformato in qualcosa che ha un senso per lui, è accompagnato da sentimenti, può essere assimilato e suscitare pensieri (“esperienze di vita”).
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“Sciogliere le emozioni in narrazioni” sono utili apporti per affrontare la condizione di ipercondensazione intrusiva che caratterizza molti vissuti nella condizione post-moderna. L’espressione “sciogliere le emozioni in narrazioni” indica un approccio teorico e tecnico che dà grande importanza alla possibilità che un dato sentimento o vissuto possa essere espresso. L’importanza dell’esprimere – secondo questo approccio – è pari a quelle del comprendere e dare senso (Baruzzi, 1981).
Sciogliere le emozioni in narrazioni – più precisamente – significa operare una trasformazione attraverso cui emozioni e vissuti troppo addensati vengono espressi in parole, scene e narrazioni.
La narrazione ha la capacità di fare emergere emozioni sino a quel momento disperse o avvertite soltanto come tensioni (Corrao, 1992; Neri 2004)-
L’emergere di emozioni e sentimenti è importante, non soltanto per una vita affettiva più piena, ma anche per uno sviluppo della capacità di capire. Le emozioni ed i sentimenti solitamente non sono considerati – al pari dei pensieri – come fattori organizzativi e di orientamento conoscitivo. Io ritengo, invece, che l’emergere e l’esprimersi di nuove forme di sentimento sia fondamentale nel processo di conoscenza che si attua in analisi. ”
( nota: il mio è uno stralcio teso a semplificare la comunicazione)