ANSA.IT ++ PIETRANGELO BUTTAFUOCO, IL FATTO DEL 24 SETTEMBRE 2018::: PISCOPO E FERLITA:: LA MAESTRA PORTAVA CARBONE- QUANDO LA SCUOLA DIVENTA CATTIVA–TORRI DEL VENTO EDIZIONI, 8 EURO

 

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ANSA.IT  — 18 GIUGNO 2018

http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/06/18/libri-la-scuola-raccontata-da-piscopo-e-ferlita_a48b0e18-aa92-4551-bfea-be50a5e56944.html

 

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FERLITA E PISCOPO

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Libri: la scuola raccontata da Piscopo e Ferlita

Il 21 giugno presentazione ‘Quando la maestra portava carbone’

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FAVARA

(ANSA) – PALERMO, 18 GIU – In tempi in cui si parla tanto di “buona scuola”, uno slogan coniato dalla politica che si è rivelato effimero e fuorviante, è ancora possibile raccontare cosa è diventata oggi la didattica e qual è il rapporto tra alunni e insegnanti? Insomma cosa sta accadendo alla scuola italiana? A fornire alcune possibili chiavi di lettura è un libro scritto da un insegnante elementare, Giuseppe Maurizio Piscopo, e da un docente universitario di Letteratura italiana contemporanea, Salvatore Ferlita, dal titolo “La maestra portava carbone. Quando la scuola diventa cattiva” (Edizioni Torri del Vento, pp. 47, euro 8). Il libro verrà presentato giovedì 21 giugno alle ore 18:00, al Palazzo Riso di Palermo. Oltre agli autori interverranno l’editore Daniele Anselmo, lo scrittore e insegnante Domenico Conoscenti; l’assessore regionale all’Istruzione ed ex rettore dell’università di Palermo Roberto Lagalla, il giornalista e saggista Salvo Intravaia, la preside dell’Istituto comprensivo Politeama Aurora Fumo e la maestra Rosa Alba Saieva, coordina la giornalista Alessandra Turrisi.
“I genitori affidano i loro figli agli insegnanti – si legge nel risvolto di copertina – e vanno via, sicuri di averli lasciati nella mani giuste. Anche se i giornali e le tv sempre più spesso oggi raccontano episodi di violenze sui minori”. Ma la cronaca recente ci consegna anche episodi di bullismo e violenza nei confronti degli stessi insegnanti da parte degli alunni e perfino dei loro genitori. “La maestra portava carbone” è un racconto di fantasia scritto da Giuseppe Maurizio Piscopo che tuttavia sembra dettato proprio dalla cronaca di questi giorni. La protagonista è la “signorina Giovanna”, una giovane abulica e di buona famiglia costretta a diventare maestra contro la sua volontà e grazie a una serie di raccomandazioni. Un esempio dei danni che può provocare la “cattiva scuola”. E’ autobiografica, invece, “Storia di Faustina”, l’altra faccia silenziosa ed esaltante del lavoro quotidiano dei maestri. L’analisi critica di Salvatore Ferlita “Piantare un paio di lorde al primo che capita” invita il lettore a percorrere un viaggio nel tempo e nello spazio: dalle testimonianze di una tavoletta sumera o dei papiri dell’antico Egitto che descrivono vessazioni e pene corporali inflitte ai poveri alunni, alle storie raccontate da De Amicis nel libro Cuore o da Mark Twain nelle Avventure di Tom Sawyer, fino alla cronache scolastiche di Leonardo Sciascia poi confluite nelle Parrochie di Regalpetra.
Lo scrittore di Racalmuto fa il resoconto della sua esperienza come maestro paragonandola a quello di un lavoratore delle miniere: “Qui, in un oscuro paese della Sicilia, entro nell’aula scolastica con lo stesso animo dello zolfataro che scende nelle oscure gallerie…”. Prima di osservare sconsolato: “Qui occorrono molti anni ancora perchè la scuola veramente sia scuola”. (ANSA).

 

 

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GIUSEPPE MAURIZIO PISCOPO

 

La scuola e gli studenti hanno bisogno del ritorno in classe del signor Maestro

Che cosa accade nella aule? Maurizio Piscopo e Salvatore Ferlita se lo chiedono nel libro “La maestra portava carbone”

Come non è un giorno qualunque, la domenica, così non è un lavoro uguale agli altri quello del maestro, è qualcosa – spiega Maurizio Piscopo, insegnante di scuola elementare – “che si porta per sempre nell’anima”. Ed ecco, per i tipi di Torri del Vento La maestra portava carbone – Quando la scuola diventa cattiva, recita il sottotitolo – un libro (8 euro, 56 pag.) a doppia partitura scritto da Giuseppe Maurizio Piscopo che è anche un raffinato musicista e da Salvatore Ferlita, critico e docente di letteratura contemporanea, immerso nel magma buio della violenza praticata dai maestri sugli alunni.

L’abilità di Piscopo è tutta di bisturi, nella scrittura che sa impietrire: “Erano bambini di sei anni particolarmente esuberanti, non scolarizzati, non abituati alle regole ma avvezzi ancora al gioco della loro giovane età”. È “carcere di gioventù prigioniera”, allora, la scuola per come ricorda Ferlita con Michel de Montaigne descrivendo tra le aule i ragazzi tormentati e i maestri preda di collera. Ed è, con Giovanni Papini, in Chiudiamo le scuole, l’antro di tutte le noie, un luogo di contenimento la cui prima pulsione dei guardiani “è la sadica voluttà di potere annoiare, intimorire e tormentare impunemente, in capo alla vita, qualche migliaio di bambini e di giovani”.

Un colpo al cerchio dell’immaginazione, questo libro. E un altro alla botte della memoria personale, con la “Storia di Faustina”, dove Piscopo racconta la più grande emozione vissuta nella sua pluriennale esperienza di signor Maestro. Ed è quello di avere attraversato lo spavento con una bimba da portare in ospedale, durante una gita scolastica.

Anche gli insegnanti devono avere un insegnamento, e “significa”, scrive Piscopo, “affrontare la vita in tutti i suoi aspetti; avrei voluto scrivere anche questa storia sul registro di classe, ma il ministero dell’Istruzione prevede solo la programmazione…”. Dopo la chiusura dei negozi la domenica l’altra cosa da far tornare – perché l’indirizzo politico deve pur avere una destinazione di ricostruzione della “persona” – è il signor Maestro.

La responsabilità dell’alfabeto, nella fabbrica delle parole e dunque nell’edificio della vita civile, è tema delicatissimo e quel che non si scorge più all’orizzonte – con la cattedra portata al livello dei banchi degli alunni – è proprio il signor maestro, ancor più “maschio”. L’insegnate della scuola primaria, partecipe di un destino “magistrale” è ridotto al rango di genitore supplente o, ancora peggio, di parcheggiatore laddove lavagna, gessetto e merendina risultano essere accessori dell’intrattenimento in transito tra età evolutiva e adolescenza ma – come annotava Leonardo Sciascia – “occorrono molti anni ancora perché veramente la scuola sia scuola”.

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PISCOPO E BUTTITTA

 

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  1. Donatella scrive:

    Ieri sono andata per delle informazioni nella scuola media dove ho insegnato parecchi anni fa: il tempo prolungato, per cui ci eravamo tanto spesi, non esiste più; non c’è più la mensa, perché gli alunni escono all’una e mezza; al pomeriggio ci sono dei laboratori, non gestiti direttamente dalla scuola, che però non sono legati alle attività del mattino. Che tutto ciò faccia parte della ” buona scuola”?

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