ANAIS GINORI, PARIGI, REPUBBLICA 18-11-2018, pag. 4-5 :::LA RIVOLTA DEI GILET GIALLI . MACRON CONTESTATO DAGLI ” ULTIMI “. 280.000 PERSONE E 2000 BLOCCHI IN TUTTO IL PAESE.

 

repubblica del 18 novembre 2018, PAG. 4-5

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Le manifestazioni

Francia, la rivolta dei gilet gialli Macron contestato dagli ” ultimi”

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Duemila raduni e blocchi, scontri, una morta e decine di feriti: contro il caro-benzina la protesta di un movimento nato dal basso. Le Pen e Mélenchon tentano di cavalcarlo

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Dalla nostra corrispondente

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PARIGI

 

È la collera di chi non ha più nulla da perdere quella che è scoppiata ieri in oltre 2mila raduni sparsi per la Francia, con un movimento senza leader, che improvvisa blocchi su tangenziali, strade provinciali della campagna più remota fino al piccolo corteo che ha tentato ieri sera di dare l’assedio all’Eliseo al grido di Macron Démission!. Il caro benzina diventa il pretesto per dare sfogo alla rabbia degli esclusi o di chi si sente tale. Una giornata ad alta tensione, che conta una vittima, una cinquantina di feriti, tra cui alcuni gravi, quasi sempre in incidenti dovuti all’improvvisazione della protesta. In Savoia un’automobilista che sta portando la figlia in ospedale cerca di forzare un blocco e investe un’altra donna. La figlia della vittima è impegnata in un altro picchetto con il suo gilet giallo catarifrangente. « Ne avevamo parlato con mia madre, sapevamo che poteva succedere. Non bisogna cedere alla tristezza», dice Alexandrine Mezet, determinata a proseguire il movimento.

È la forza della disperazione che fa da catalizzatore, 280mila persone a manifestare in oltre 2mila blocchi sparsi in tutto il Paese, picchetti, sit- in. È la rabbia della Francia profonda e periferica raccontata dal geografo Christiphe Guilly, dove la classe media è sparita o sta sparendo, i figli sanno che avranno meno dei padri. Per questa Francia la politica, i sindacati, non sono più un orizzonte, quella che spesso finisce nell’astensione alle urne o tra gli invisibili delle statistiche.

La Francia non è nuova alle jacquerie, le proteste dei feudatari nel Medioevo. Questa volta è l’ascesa de prezzo del barile del petrolio, l’impennata delle tasse su gasolio (+14%) e benzina (+7%) legata alla cosiddetta ‘ transizione ecologica’, l’insieme di norme per rottamare l’attuale parco veicoli e passare all’elettrico o l’ibrido. Aggiunte agli aumenti delle imposte sul gas, sul tabacco, della Csg (i contributi sociali in busta paga), gli incrementi colpiscono il potere d’acquisto. La realtà è più complessa. Il costo della benzina in Francia è inferiore che in Italia. Le statistiche ufficiali parlano di un aumento delle capacità di spesa delle famiglie, nonostante gli incrementi fiscali. Ma è la famosa percezione che fomenta oggi il rancore, annulla la speranza di un futuro migliore. I “gilet gialli” hanno la percezione molto marcata di ” lavorare per nulla”, come ripetevano gli slogan ieri. E ieri nessuno in piazza era disposto a sentire le buone ragioni del governo che sostiene di voler lottare contro il diesel, l’inquinamento , le polveri sottili che provocano sempre più malattie. Non è certo un discorso che ha voluto sentire la signora Jacline Mouraud, bretone cinquantenne che suona la fisarmonica e fa l’ipnoterapeuta, e vuole tenersi il vecchio Suv diesel. Il suo video postato in Rete è diventato uno dei motori della protesta dei gilet gialli. Ma anche lei è destinata a essere superata da un movimento pigliatutto, a cui hanno cercato di agganciarsi ieri dirigenti del partito di Le Pen come di quello di Mélenchon. I due capi dell’opposizione che finora non erano riusciti a creare un voce forte contro il Macron sono costretti a inseguire la Francia periferica che solo in parte si riconosce in loro. Finora era questo il vero vantaggio di Macron: non aver oppositori credibili. Ma il leader che aveva fatto campagna promettendo di rompere le caste, i privilegi ereditati, la segregazione sociale ma poi ha cominciato togliendo la patrimoniale e facendo la flat tax sui redditi da capitale. Aveva promesso un percorso virtuoso di reinvestimenti nell’economia reale in cui i più ricchi sarebbero stati protagonisti di un meccanismo trainante, ‘primi di una cordata’. Le promesse hanno deluso, alcune riforme daranno frutti nel lungo periodo e oggi provocano solo frustrazione. E Macron rischia di essere trascinato verso il basso dagli ultimi della cordata.

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