E’ MORTO OGGI, 28 DICEMBRE 2018, A TEL AVIV LO SCRITTORE E SAGGISTA ISRAELIANO AMOS OZ (GERUSALEMME, 1939) —LO RICORDA IL SOLE 24 ORE NELLE PAROLE DETTE A ELENA LOEWENTHAL -++ -QUALCOSA DA WIKI

 

Amos Oz, nel maggio 2005–Mariusz Kubik

Amos Oz , nato Amos Klausner (Gerusalemme1939 – Tel Aviv28 dicembre 2018) è stato uno scrittore e saggista israeliano.

Oltre ad essere stato autore di romanzi e saggi, Oz è stato giornalista e docente di letteratura alla Università Ben Gurion del Negev, a Be’er Sheva. Sin dal 1967 è un autorevole sostenitore della “soluzione dei due Stati” del conflitto arabo-israeliano.

Nel suo romanzo autobiografico Una storia di amore e di tenebra, Oz ha raccontato, attraverso la storia della sua famiglia, le vicende storiche del nascente Stato di Israele dalla fine del protettorato britannico: la guerra di indipendenza, gli attacchi terroristici dei Fedayyin, la vita nei kibbutz. Nella vita dello scrittore è stato determinante il suicidio della madre, avvenuto quando il piccolo Amos aveva appena dodici anni. L’elaborazione del dolore si sviluppa ben presto in un contrasto con il padre, un intellettuale vicino alla destra ebraica. Il contrasto padre-figlio portò alla decisione del ragazzo di entrare nel kibbutz Hulda e di cambiare il cognome originario “Klausner” in “Oz”, che in ebraico significa “forza”. (wikipedia)

 

 

IL SOLE 24 ORE.COM / ART/CULTURA/ 28-12-2018

https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2018-12-28/le-parole-amos-oz-elena-loewenthal-i-70-anni-stato-d-israele-195653.shtml?uuid=AElMrW6G

 

ELENA LOEWENTHAL: PACE E GIUSTIZIA NELL’EBRAISMO

Elena Loewenthal (Torino, 1960)

 

 

LIBRI

Le parole di Amos Oz a Elena Loewenthal per i 70 anni dello Stato d’Israele

Amos Oz (Ansa/Ap)

Amos Oz (Ansa/Ap)

 

«Lo Stato d’Israele? Aveva ragione Theodor Herzl. È un sogno. Un sogno realizzato. Se non che, l’unico modo perché i sogni restino tali è che non si avverino. Quando succede, un po’ di delusione è inevitabile. Per questo Israele non può essere così meraviglioso. Lo ricordo spesso a me stesso e agli altri. Fino a qualche generazione fa Tel Aviv era un toponimo da romanzo. Gerusalemme stava solo dentro ai libri. L’utopia che diventa realtà comporta delusione».

In occasione dei settant’anni dello Stato di Israele, così Amos Oz raccontava a Elena Loewenthal la sua idea di stato e di pluralismo, in una delle sue più recenti interviste, pubblicate su IL100.

Piace ricordarlo così, in questo atto di amore per il suo paese e come profeta di un futuro dove la risoluzione del conflitto con i palestinesi è la strada per una pacificazione necessaria.

«Da settant’anni non siamo solo un sogno realizzato», dice Oz, «siamo una federazione di sogni, dove ciascuno ha il suo. E molti di questi sogni si contraddicono a vicenda. C’è di tutto in questo Paese: la Mitteleuropa, il Medio Oriente, l’ortodossia ebraica più stretta, il libertarismo, la Città Santa, Gerusalemme, e quella più gay friendly del mondo, Tel Aviv. Per me la natura più bella d’Israele è il suo pluralismo. Questo Paese è un immenso dibattito in corso. E il pluralismo è un’autentica manna per la cultura, per questa letteratura di cui vado molto fiero».

E il futuro? Come si prospetta?

«Ho paura per il futuro. Ho paura del fanatismo e della violenza. Ma sono contento di essere cittadino di uno Stato che conta otto milioni e mezzo di profeti, otto milioni e mezzo di primi ministri, otto milioni e mezzo di messia. Non ci si annoia, qui. Ci si arrabbia, ogni tanto arrivano frustrazione e collera, ma non di rado anche fascinazione ed entusiasmo. Questo è uno dei posti più interessanti del mondo».

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