CHIUSDINO (SIENA) ::: L’EREMO DI SIEPI CON GLI AFFRESCHI DEI LORENZETTI E LA SPADA NELLA ROCCIA ++ L’ABBAZIA DI SAN GALGANO, UN ARTICOLO DI ” architetti “, che progetta la valorizzazione di San Galgano e orario di visite

 

 

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il comune di   CHIUSDINO  dove si trovano l’Eremo di Siepi e L’abbazia di San Galgano

 

 

Rotonda di Montesiepi 02.JPG

Eremo di Montesiepi—anche ” Rotonda di Montesiepi ”

 

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Eremo di Montesiepi (Siena)  visto dall’abbazia di San GalganoSuperchilum – Opera propria

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Facciata dell’eremo di montesiepi (Chiusdino)                                                             Vignaccia76 – Opera propria

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INTERNO

Interno—cisko66

Interno verso l’ingresso—Superchilum – Opera propria

Interno della cupola—Vignaccia76 – Opera propria

Abside e altare—Superchilum – Opera propria

Cappella trecentesca—Superchilum – Opera propria

   

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Spada di san Galgano—Adrian Michael – Opera propria

Ambrogio Lorenzetti - Storie di San Galgano - affreschi - Eremo di Montesiepi, Chusdino

Ambrogio Lorenzetti – Storie di San Galgano – affreschi – Eremo di Montesiepi, Chusdino

Maestà e storie di San Galgano affreschi strappati dalla chiesa di San Galgano a Montesiepi (Chusdino). AMBROGIO E PIETRO LORENZETTI

Si deve ad un’intuizione di Frederick Mason Parkins la rivalutazione della decorazione pittorica della cappella di San Galgano a Montesiepi, da lui portata all’attenzione della critica nel 1904 e giustamente avvicinata alle opere certe del catalogo di Ambrogio Lorenzetti. Il ciclo, oggi assai deteriorato, orna la cappella annessa alla chiesa romanica di San Galgano. Un edificio quest’ultimo, di forma circolare, poco distante dalla celebre abbazia cistercense, costruito per commemorare il luogo della conversione del santo: dove cioè, egli infisse nella roccia la spada dall’elsa a forma di croce. Gli affreschi superstiti si distribuiscono sulle volte e su tre delle quattro pareti dell’ambiente. Su ognuna di esse la figurazione doveva trovare posto all’interno della lunetta e nel registro mediano, sviluppandosi ai lati delle finestre fortemente strombate disposte nella parte centrale dei muri. La fascia inferiore è concepita come una balza a finto marmo. Nella parete dietro l’altare, la lunetta presenta una straordinaria, originalissima Maestà. La Vergine, in trono, è affiancata da due gruppi di angeli che le offrono vassoi con rose e gigli: i più tipici attributi mariani, come a Siena aveva stabilito Simone Martini nella sua Maestà del Palazzo Pubblico. Attorno alla Regina del cielo sono disposte due schiere di santi; ai suoi piedi giace una languida Eva avvolta in una morbidissima tunica bianca, con le spalle coperte da una pelle di capra (simbolo della lussuria). La progenitrice regge in una mano un ramo di fico (evidente richiamo al peccato) e nell’altra un cartiglio in cui, rivolgendosi all’osservatore in prima persona spiega il significato teologico del suo ruolo e di quello della Madre del Salvatore (“ Fei peccato perché passione sofferse Cristo che questa reina portò nel ventre a nostra redentione”).

L’area sottostante è occupata dai protagonisti di un’Annunciazione di pregevoli fattezze. In occasione dei restauri del 1966, sotto l’intonaco di questa scena fu rinvenuta una sinopia che ha rivelato in maniera lampante quale fosse stata l’originaria soluzione per rappresentare la Vergine: si mostrava spaventatissima aggrappandosi ad una colonna. L’insolita iconografia adottata da Ambrogio, probabilmente giudicata troppo ardita, fu ben presto fatta modificare da un altro pittore, affinché definisse l’immagine di una Maria ‘normalizzata’, che devotamente piega la testa alle parole dell’annuncio e tiene le mani conserte sul petto.

A rendere più difficile l’interpretazione delle pitture di Montesiepi sono le loro assai precarie condizioni conservative. Ora staccati, nel laboratorio di Santa Maria della Scala, troveranno forza di recupero e una più approfondita rilettura storico-iconografica.

Ambrogio Lorenzetti, affreschi dell'eremo di Montesiepi

Ambrogio Lorenzetti, affreschi dell’eremo di Montesiepi

San Michele e san Galgano, dagli affreschi di Montesiepi

San Michele e san Galgano, dagli affreschi di Montesiepi

LE DUE IMMAGINI SOPRA VENGONO DALLA GRANDE MOSTRA SU AMBROGIO LORENZETTI A SIENA DELL’OTTOBRE 2017 — forse erano già stati restaurati

Interno dell’abbazia di San Galgano—Vignaccia76 – Opera propria

L’abbazia di San Galgano è un’abbazia cistercense, sita ad una trentina di chilometri da Siena, nel comune di Chiusdino.

Il sito è costituito dall’eremo (detto “Rotonda di Montesiepi“) e dalla grande abbazia, ora completamente in rovina e ridotta alle sole mura, meta di flusso turistico.

Di san Galgano, titolare del luogo che si festeggia il 3 dicembre, si sa che morì nel 1181 e che, convertitosi dopo una giovinezza disordinata, si ritirò a vita eremitica per darsi alla penitenza, con la stessa intensità con cui si era prima dato alla dissolutezza.

Il momento culminante della conversione, avvenne nel giorno di Natale del 1180[1], quando Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, infisse nel terreno la sua spada, allo scopo di trasformare l’arma in una croce; in effetti nella Rotonda c’è un masso dalle cui fessure spuntano un’elsa e un segmento di una spada corrosa dagli anni e dalla ruggine, ora protetto da una teca di plexiglas. L’evidente eco del mito arturiano non ha mancato di sollevare curiosità e, ovviamente, qualche ipotesi ardita su possibili relazioni fra la mitologia della Tavola Rotonda e la storia del santo chiusdinese

 

wikipedia — continua::  di qui anche le foto che seguono

https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_San_Galgano

 

 

Esterno dell’abside—Adrian Michael – Opera propria

Veduta aerea—Massimo Civitelli – Opera propria

L’abbazia vista dal lato destro—Vignaccia76 – Opera propria

Il rosone sovrastato dall’oculo—Zyance – Opera propria

La sezione ricostruita del chiostro—Giorces – Opera propria

Interno dello Scriptorium—-Adrian Michael – Opera propria

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abbazia di san galgano

DUE BELLE FOTO DELL’ABBAZIA DA :: https://www.architetti.com/san-galgano-abbazia-valorizzazione.html

San Galgano: l’Abbazia, passata dallo Stato al Comune, sarà valorizzata con un progetto pluriennale

In questi giorni il MiBACT, l’Agenzia del Demanio e il Comune di Chiusdino (a circa 30 km da Siena) hanno sottoscritto un accordo di valorizzazione per il trasferimento del complesso monumentale dell’Abbazia di San Galgano dallo Stato all’amministrazione comunale, secondo le procedure del federalismo demaniale culturale.

Come previsto dalla normativa (D.lgs n. 85 del 2010, art. 5, comma 5), la firma dell’accordo precede l’atto di trasferimento in proprietà che verrà definito a settembre e che di fatto chiuderà l’iter relativo al trasferimento del complesso monumentale al Comune di Chiusdino. Il Comune, a quel punto, oltre ad avere la piena proprietà del bene potrà reperire ed investire tutte le risorse necessarie a garantire la massima fruibilità e la massima valorizzazione funzionale del sito.

 

Come spiegato dal sindaco Luciana Bartaletti, il progetto prevede varie fasi, che riguarderanno la tutela, con investimenti per il monitoraggio del rischio sismico, laconservazione dello stato della struttura, e la valorizzazione. Nello specifico, il progetto di valorizzazione prevede la riapertura al pubblico dell’ala sinistra, dove ci sono ancora le celle e una chiesetta interna, e la destinazione dell’ala destra del monastero in Laboratorio delle Arti. Il progetto avrà durata di 5 anni e prevede, al momento, uninvestimento di 2 milioni di euro, con l’obiettivo di arrivare a 5 milioni.

L’Abbazia di San Galgano

L’Abbazia di San Galgano fu costruita, secondo le più antiche attestazioni del cantiere, a partire dal 1218, seguendo i più rigidi criteri dell’arte e delle usanze dei monaci cistercensi. I lavori terminarono circa sessant’anni dopo, nel 1288. La chiesa abbaziale e il monastero costituiscono uno degli esempi più interessanti dello stile gotico cistercense e uno dei capisaldi per la diffusione di questo stile in Italia.

La chiesa, a croce latina, è orientata a Est e scandita in tre navate spartite in otto campate da due ordini di pilastri raccordati da archi a sesto acuto. Il coro è quadrangolare e i bracci del transetto sono dotati di quattro cappelle. In origine, il complesso era coperto da volte a crociera, distrutte nel 1786 a causa del crollo del campanile.

 

 

VISITARE L’ABBAZIA:::

Attualmente, è possibile visitare l’Abbazia di San Galgano tutti i giorni, dalla mattina fino al tramonto, con orari che variano a seconda delle stagioni:

  • da novembre a marzo dalle 9:00 alle 17:30
  • in aprile, maggio ed ottobre dalle 9:00 alle 18:00
  • in giugno e settembre dalle 9:00 alle 19:00
  • in luglio e agosto dalle 9:00 alle 20:00

Il biglietto d’ingresso costa 3,50 euro (qui tutte le informazioni).

articolo di gloria alberti

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