TOMMASO PELLIZZARI, LA GENERAZIONE X HA CINQUANT’ANNI — LA LETTURA DEL CORRIERE — senza data…

 

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Douglas Coupland (Baden-Soellingen1961) è uno scrittoreartistagiornalistasaggistadrammaturgo e sceneggiatore canadese.

 

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 La generazione x ha cinquant’anni–

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Spegne le candeline insieme a Douglas Copland e scopre che questa volta non ci sarà una seconda chance…

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È molto più di un’amara coincidenza che Douglas Coupland compia 50 anni il 30 dicembre, nei giorni in cui diventa ufficiale per tutti che la generazione (X), protagonista dei suoi romanzi, è attesa da un futuro tutt’altro che entusiasmante. Ed è probabile che molti, fra quelli che sono nati dal 1960 in poi, di questi tempi pensino spesso a come sarebbe bello essere uno dei personaggi di alcuni romanzi di Coupland, per esempio Fidanzata in coma o l’ultimo uscito, Generazione A(ma a metà gennaio, sempre per Isbn, arriverà Le ultime 5 ore), in cui a tutti il destino regala una seconda chance, una possibilità per ricominciare e far andare tutto meglio.

Di seconde chance, d’altra parte, Coupland se ne intende, visto che il suo esordio come scrittore avviene a 30 anni (quindi nel 1991, anniversario nell’anniversario), dopo avere studiato arte, scultura e management fra Canada, Giappone, Italia e isole Hawaii e dopo avere fatto un po’ il giornalista economico e un po’ quello interessato alla cultura pop.

Ma che esordio, però. Uno di quelli che c’è un prima e un dopo: «Shin jin rui. È così che i giornali giapponesi definiscono i ragazzi sui vent’anni che lavorano negli uffici: i nuovi uomini. È difficile spiegarlo. Qui da noi c’è lo stesso gruppo giovanile, altrettanto grande, ma non ha un nome ben preciso… una Generazione X… che cerca deliberatamente di nascondersi. Qui da noi c’è più spazio per perdersi, con cui mascherarsi. In Giappone, invece, sparire non è concesso», fa dire Coupland all’io narrante nel libro che gli dà immediata celebrità. Un libro, spiegherà vent’anni dopo nella biografia di MarshallMcLuhan, in cui «era sottintesa l’idea che nel 1991, e grazie alla tecnologia, le generazioni erano diventate concetti obsoleti e stavamo entrando in un’epoca in cui ogni persona cominciava a diventare una generazione a sé. Ne erano seguiti anni di etichette generazionali idiote, in un generale sputtanamento fin dall’inizio».

Fastidio comprensibile, volendo, ma anche no. Solo due pagine prima, Coupland stesso aveva scritto che «nella misura in cui ricorda le persone, la storia ha bisogno di etichettarle». E se lui sarà per sempre quello della Generazione X (a parte il fatto che c’è di peggio nella vita), non lo dovrà soltanto alla perfezione mediatica di quella definizione.

Peraltro non l’unica. Generazione X viene pubblicato con bordi bianchi più ampi del normale, per permettere il postmoderno inserimento di fumetti, disegni e soprattutto di una specie di dizionarietto dei nuovi sentimenti condivisi: invidia demografica («profonda invidia per la ricchezza e il benessere materiale acquisiti dai membri più anziani della generazione del boom demografico in virtù di una data di nascita più fortunata»), pensiero minore («corrente filosofica secondo cui la riconciliazione si ottiene riducendo al minimo le aspettative di ricchezza materiale»), paralisi delle opzioni («la tendenza, nel caso di offerta illimitata di alternative, a non sceglierne nessuna»), rifiuto del presente («l’atto del convincersi che l’unico periodo in cui varrebbe la pena di vivere è il passato, e il solo che potrà mai rivelarsi interessante è il futuro»).

Insomma, nella forma come nella sostanza il Douglas Coupland del 1991 è il primo scrittore al mondo a capire che cosa, nel mondo, sta succedendo: che cioè si sta affacciando all’età adulta una generazione senza precedenti nella storia, per un’infinità di ragioni. E all’improvviso arriva da Vancouver questo scrittore che racconta, in prima persona, di un nuovo «noi», che «viviamo vite piccole e di periferia; siamo ai margini, e ci sono molte cose alle quali decidiamo di non partecipare», di ragazzi consapevoli di appartenere all’evoluzione del ceto medio e quindi «ignorati dalla storia», quella con la S maiuscola, che se c’è, è altrove. Ci sarebbe la tecnologia, dice uno dei «Microservi», ma da sola garantisce efficienza, non conoscenza né evoluzione. Anzi, a non stare attenti si rischia pure la de-evoluzione, avverte Karen, la ragazza che entra in coma nel 1979 per risvegliarsi nel 1998 (e chiedere ai suoi amici diventati adulti: «A cosa serve l’efficienza se ci si ritrova a vivere con grande efficienza una vita senza senso?»). La politica «è qualcosa di scontato, irrilevante e insignificante, completamente inutile per risolvere gli attuali problemi sociali, e in molti casi addirittura pericolosa». Anche il luogo di provenienza di ciascuno è diventato irrilevante («dal momento che i centri commerciali sono uguali dappertutto»), ed ecco perché si parla così tanto di amicizia, nei romanzi di Coupland: perché «la gente senza una vita propria ama starsene in giro con altra gente che non ha una vita propria. A sommarsi magari riescono a mettere insieme una vita intera».

Celebrando 50 anni di quella di Douglas Coupland, alla Generazione X viene l’improvviso sospetto di essere già quasi vecchia, senza essersi potuta godere granché i suoi anni verdi («Non riesco neanche a ricordarmi quante persone mi hanno detto di avere avuto la crisi di mezza età durante la gioventù», dice il Gen-X Dag). Il che spiega una volta per tutte perché uno scrittore nato nel 1961 possa assomigliare (e parlare) molto di più a un sedicenne indignato di oggi che a un qualsiasi ex sessantottino o baby boomer nato alla fine degli anni 50: perché Generazione X è il libro di un mondo che da un certo momento in poi non è stato più lo stesso. Un mondo che, per esempio, ha provato a cambiarsi senza cercare di abbattere chi comanda per limitarsi a prenderne il posto (e poi chiudere la parabola difendendo solo la propria — ricca — pensione).

Ecco, di certo la Generazione X quest’ultimo rischio non lo correrà (Ironia riflessa condizionata: «La tendenza a inframmezzare automaticamente commenti sarcastici nelle conversazioni quotidiane». O negli articoli celebrativi di icone generazionali).

tpellizzari@corriere.it
Twitter @tpellizzari

Tommaso Pellizzari

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1 risposta a TOMMASO PELLIZZARI, LA GENERAZIONE X HA CINQUANT’ANNI — LA LETTURA DEL CORRIERE — senza data…

  1. Donatella scrive:

    Non conoscevo per niente questo grande scrittore, che sicuramente ha raccontato e messo in evidenza alcuni aspetti della generazione che è venuta dopo la nostra. Grazie per la segnalazione.

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