FABRIZIO BARCA E ALTRI, FORUM DISEGUAGLIANZE E DIVERSITA’ ::: CAMBIARE ROTTA, LATERZA –link per scaricare gratis l’ebook ++ INTERVISTA A BARCA DI PIETRO SACCO’, AVVENIRE 14 DICEMBRE 2019

 

Cambiare rotta - Librerie.coop

“Le disuguaglianze sono una scelta”.

 

 

Sono il frutto della svolta a 180 gradi che cultura politica e politiche, di ogni parte, compiono fra anni Settanta e Ottanta. Della subalternità culturale alla forma mentis neoliberale. Certo che globalizzazione e tecnologia digitale hanno scosso il sistema. Ma anziché tentare di indirizzare questi processi, l’azione pubblica li ha abbandonati alle scelte di pochi. Si deve e si può cambiare rotta.

Ecco come.

 

 

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Cambiare rotta

Fabrizio Barca – Forum Disuguaglianze e diversità, Cambiare rotta. Più giustizia sociale per il rilancio dell’Italia

Con contributi di Sabina De Luca, Massimo Florio, Elena Granaglia, Vincenzo Manco, Anna Lisa Mandorino, Andrea Morniroli, Andrea Roventini.

Essere uguali non vuol dire vivere la stessa vita degli altri. Vuol dire piuttosto poter decidere quanto non essere uguali, come realizzare la propria diversità. Proprio la mortificazione sistematica di questa capacità da parte delle classi dirigenti ha segnato in modo crescente l’ultimo quarantennio, provocando la rabbia e il risentimento dei ceti eboli e subalterni; di ultimi, penultimi e vulnerabili, come diciamo noi del Forum.

Nell’improvviso e tardivo gran parlare di “disuguaglianza” da parte di cultura egemone e partiti, si sente l’ansia per questa rabbia e questo risentimento e per gli effetti che tutto ciò potrebbe avere per la crescita e la democrazia. Ma è assente il riferimento alla giustizia sociale. E da alcuni viene riproposta la tesi secondo cui “la crescita fa salire tutti”, negata dalla storia degli ultimi quaranta anni. O addirittura già si argomenta che in fondo l’aumento delle disuguaglianze di reddito e ricchezza non è stato così significativo (è il caso del messaggio politico lanciato dalla rivista “The Economist”, n. 9171, pure illustrando e commentando stime che, ancorché diverse fra loro, confermano tutte la forte inversione di tendenza, al rialzo, delle disuguaglianze a cavallo degli anni ’70 e ’80). E comunque, la riduzione delle disuguaglianze viene esaurita nella “redistribuzione”, senza comprendere che è nel “come” si crea la ricchezza che si gioca gran parte della partita della giustizia sociale. Si parte male. Non sorprenda allora la carenza della diagnosi, la natura frammentaria delle soluzioni, il fatto che esse non parlino ai ceti deboli. Ci vuole ben altro per cambiare il corso che gli eventi hanno preso. E per imboccare uno sviluppo giusto e sostenibile. A cominciare da una consapevolezza della pluralità di dimensioni di vita a cui si riferisce il nostro istintivo senso di giustizia.

Certo, è giusto partire dal reddito. Mentre nel mondo le disuguaglianze di reddito si riducevano, per l’emergere tumultuoso dalla povertà di centinaia di milioni di esseri umani in Asia, mentre peggiorava ancora la condizione dei più poveri della terra, in Italia, come in tutto l’Occidente, dagli anni ’80 la disuguaglianza di reddito cessava la discesa iniziata sessanta anni prima. E tornava anzi a crescere. Ma anche solo sul piano delle disuguaglianze economiche c’è molto altro, e ben prima della crisi del 2008.

La ripresa da inizio anni ’80 dell’indice di Gini relativo ai redditi (netti e lordi), la riconosciuta misura sintetica di disuguaglianza. L’aumento della povertà. Il fortissimo aumento della disuguaglianza di ricchezza, con i 5mila adulti più ricchi d’Italia che passano dal 2 al 7% della ricchezza nazionale. L’irrigidimento della mobilità sociale. L’arresto della riduzione delle disuguaglianze fra regioni e la sua risalita, segnata da forti migrazioni interne ed esterne. E dietro tutto questo, la divaricazione fra buoni lavori – sempre meno – e cattivi lavori – in forte crescita. Lavori segnati da instabilità, vulnerabilità, una protezione e un’autonomia scarse o nulle. Lavori precari. Lavori presentati come un dono anziché un diritto. Con forme tali di sfruttamento da configurare talvolta una vera e propria schiavitù. Tutte forme di subalternità che tornano ad aggravare la condizione femminile.

Negli stessi anni si andavano aggravando anche i divari nell’accesso e nella qualità dei servizi fondamentali, fra aree interne e aree urbane, fra centri e periferie e fra città. È un fenomeno che tocca tutti gli ambiti della vita umana: dall’istruzione alla cura della salute – un paradosso, visto che l’Italia rappresenta in media un’eccellenza internazionale –; dalla mobilità alle comunicazioni; dall’abitare all’intero welfare.

E poi c’è la disuguaglianza di riconoscimento: il riconoscimento, da parte delle classi dirigenti e del pubblico dibattito, della tua dignità, delle tue abilità, delle tue capacità di contribuire alle comunità a cui appartieni. L’assenza di riconoscimento ha progressivamente toccato molteplici fasce sociali della nostra società: abitanti delle aree rurali, insegnanti, operai, piccoli commercianti. Le classi dirigenti si sono occupate, a tratti, degli interessi di breve termine di queste fasce sociali, non più del loro ruolo culturale e politico: un atteggiamento fonte di mortificazione.

L’insieme di queste disuguaglianze è in sé ingiusto. È fonte della reazione di rabbia e risentimento dei ceti deboli e subalterni. È alla radice dell’arresto dello sviluppo e della fragilità della democrazia.

Ma perché è avvenuto tutto questo? Per convincere e muovere all’azione non bastano i fatti. Serve uno schema concettuale con cui interpretarli e narrarli – lo sa bene la destra. Serve una diagnosi, per capire come cambiare rotta. Come costruire un’altra storia.

Fabrizio Barca

 

 

 

Avvenire

 

 sabato 14 dicembre 2019

https://www.avvenire.it/economia/pagine/la-lezione-inglese-per-la-sinistra-italiana

 

 

Intervista. Fabrizio Barca: la lezione inglese per la sinistra italiana

 

di Pietro Saccò

 

 

Onu, G20, Fmi: tutti ripetono che occorre agire per ridurre le diseguaglianze, ma nessuno si muove. In Italia ci prova il Forum Disuguaglianze Diversità coordinato da Fabrizio Barca

Fabrizio Barca: la lezione inglese per la sinistra italiana

Fabrizio Barca

Per quanto il tema della disuguaglianza della ricchezza e dei redditi negli ultimi anni sia entrato nell’agenda dei “grandi problemi del mondo” il dibattito sulle soluzioni per contrastarla resta incredibilmente povero. Nazioni Unite, G20, il Fmi, Bce: tutti ripetono che occorre agire per ridurre le diseguaglianze, ma nessuno fa il passo successivo, cioè proporre un rimedio possibile. In Italia ci prova il Forum Disuguaglianze Diversità (Forumdd), un’alleanza lanciata nel 2018 fra otto organizzazioni, compresa Caritas Italiana, e decine di ricercatori. Il Forum ha prodotto 15 proposte per la giustizia sociale, presentate lo scorso marzo, e in questi giorni ha pubblicato, con Laterza, il libro elettronico gratuito Cambiare rotta: più giustizia sociale per il rilancio dell’Italia, firmato da Fabrizio Barca, coordinatore del Forumdd, e da altri sette esponenti del Forum. Anticipiamo alcuni temi tratti dall’intervista all’autore e coordinatore del Forumdd che pubblichiamo domani su Avvenire.

La Legge Finanziaria che il Parlamento sta approvando in questi giorni vi sembra un passo avanti verso la riduzione delle disuguaglianze?

Come mi ha insegnato Amartya Sen, bisogna chiedersi se una novità migliora o peggiora la situazione. Ecco, questa Finanziaria è migliore di quella precedente, senza dubbio. Se mi chiede se è un passo avanti coraggioso, allora devo dire che no, non lo è.

Il pessimo risultato elettorale dei laburisti guidati da Jeremy Corbyn sembra confermare però che c’è poco consenso per proposte radicali di sinistra.

Quel voto ci dice molto, ma non questo. Ci dice che Johnson, ha avuto successo nel trasformare la questione sociale in questione identitaria e nazionale. Ci dice che i neoliberali di ogni colore di fronte a proposte serie di cambiamento smettono di piangere sulle disuguaglianze e sposano la destra autoritaria; con i loro media, come da noi. Ci dice che ci vuole tempo e duro lavoro per mettere sul tavolo proposte che ricostruiscono un ruolo dello Stato, dopo che per anni hai ripetuto che il pubblico lavora male. Detto questo, non esageriamo sulla “disfatta” di Corbyn: è andato molto peggio del 2017, ma comunque ha preso più del 32% dei voti, percentuale che la sinistra italiana si sogna.

 

C’è una lezione inglese per la sinistra italiana?

Sì, l’alternativa al neoliberismo non può essere solo lo Stato. Occorre naturalmente che il pubblico faccia assai meglio il suo mestiere – con le sue imprese pubbliche, regolazione, appalti, strategie per le aree marginalizzate (le nostre proposte) – ma la risposta al neoliberismo sta nel “collettivo” oltre lo Stato. Penso al presidio associativo dei territori, alle cooperative sociali, alla capacità dei lavoratori e dei cittadini di organizzarsi. In Italia abbiamo una grande tradizione di mutualismo dalla cultura socialista, cattolica e liberale. Dobbiamo convincerci che collettivamente siamo assai più forti di come ci sentiamo.

 

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1 risposta a FABRIZIO BARCA E ALTRI, FORUM DISEGUAGLIANZE E DIVERSITA’ ::: CAMBIARE ROTTA, LATERZA –link per scaricare gratis l’ebook ++ INTERVISTA A BARCA DI PIETRO SACCO’, AVVENIRE 14 DICEMBRE 2019

  1. Donatella scrive:

    Penso che questa tradizione di mutualismo, che contraddistingue il nostro Paese, sia da rafforzare e da rivalutare anche politicamente. Nella lunga crisi politica che stiamo attraversando è forse l’elemento che ha resistito meglio, al di là di ideologie e di partiti. In fondo anche “le sardine” mi sembrano essere emerse proprio da quel mare.

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