CLAUDE MONET ( 1840 – 1926 ) —OPERE DEGLI ANNI 1864 / 1870 — immagini e testi da wikipedia

 

 

 

 

Pierre-Auguste Renoir, Ritratto di Claude Monet (1875); olio su tela, 85×60,5 cm, museo d’Orsay, Parigi

 

Oscar-Claude Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926) è stato un pittore francese, considerato uno dei fondatori dell’impressionismo francese e certamente il più coerente e prolifico del movimento. I suoi lavori si distinguono per la rappresentazione della sua immediata percezione dei soggetti, in particolar modo per quanto riguarda la paesaggistica e la pittura en plein air.

 

Oscar-Claude Monet era figlio del droghiere Adolphe Monet, che dopo aver solcato i mari europei in qualità di marinaio su una nave mercantile di Le Havre, era tornato a Parigi per sposare Louise-Justine Aubrée. Quest’unione fu coronata dalla nascita di Léon Pascal, nel 1836, e di Oscar, battezzato in questo modo dai genitori ma destinato a entrare nelle pagine dei libri di storia dell’arte come Claude Monet. Il piccolo Claude fu battezzato a Notre-Dame-de-Lorette il 20 maggio 1841: egli, tuttavia, beneficiò poco del fervente clima culturale parigino perché, quando aveva solo cinque anni, la famiglia si trasferì a Le Havre, dove una sorellastra del padre aveva un commercio di articoli marittimi insieme al marito Jacques Lecarde. Monet beneficiò di uno stile di vita borghese, trascorrendo una fanciullezza agiata e all’aria aperta, grazie alla quale poté coltivare un amore viscerale per i paesaggi normanni, le campagne e il mare; una passione che sarà cruciale per la sua futura carriera pittorica.

La scuola non lo attraeva, e i quattro anni trascorsi al collège communal di Le Havre non fecero che soffocare la sua creatività: «ero un ragazzo naturalmente indisciplinato» osservò Monet cinquant’anni dopo «anche nella mia infanzia odiavo obbedire alle regole […] Vivevo la scuola come una prigione e odiavo trascorrere il mio tempo lì, anche se per sole quattro ore giornaliere». Il suo elemento, come si è già accennato, era l’aria aperta, «dove il sole era allettante, il mare affascinante, e dove era semplicemente meraviglioso correre lungo le scogliere, o magari sguazzare nell’acqua». Nonostante Monet odiasse trascorrere il suo tempo dietro ai banchi di scuola, ebbe modo di assimilare i fondamenti della lingua francese e dell’aritmetica, ed erano ben pochi i compagni di classe che non apprezzavano la sua personalità affascinante e il suo senso dell’umorismo.[1]

Una materia che tuttavia catturò sin da subito il suo interesse fu il disegno. «Disegnavo ghirlande sui margini dei miei libri ed ero solito ricoprire la fodera blu dei miei eserciziari con ornamenti fantastici, o magari con raffigurazioni irriverenti dei miei insegnanti, soggetti a distorsioni estreme». Nonostante Monet avesse individuato con successo la sua passione, questi anni per lui furono tutt’altro che felici: nell’estate del 1857 lasciò il collège, privo ormai del sostegno della madre, scomparsa il 28 gennaio di quell’anno, e del padre, dal quale era considerato poco più che un fallito. Se Monet, ormai divenuto un adolescente, non abbandonò le sue ambizioni artistiche per darsi al commercio insieme al padre fu solo grazie alla zia Lecadre, la quale – incapace di colmare il vuoto lasciato dalla morte del marito Jacques – decise di cimentarsi con i pennelli «come solo le donne sposate sanno fare».Il suo quadro più bello è impressione del levar del sole.

Grazie all’interessamento della zia, Monet fu in grado di proseguire la sua passione sotto la guida di Jacques-François Ochard, docente presso il collège dai modi assertivi e cordiali. Dopo essersi opportunamente formato Monet licenziò i suoi primi cimenti artistici, specializzandosi nella realizzazione di sferzanti caricature da vendersi al prezzo di venti franchi. Accentuando in modo ridicolo e satirico i tratti salienti degli abitanti di Le Havre, Monet riuscì certamente a farsi un nome e ad aumentare la sua stima in sé stesso; non vi è sorpresa, dunque, se realizzò un centinaio di caricature, arrivando persino a esporle in cicli settimanali presso la vetrina di una bottega sulla rue de Paris, Gravier’s. Quando ogni domenica il popolino di Le Havre si dava appuntamento lì davanti e scoppiava a ridere fragorosamente, Monet, per usare le sue stesse parole, «scoppiava di orgoglio»

 

 

SEGUE NEL LINK… APPASSIONANTE COME UN ROMANZO, E’ FATTO BENE::

 

https://it.wikipedia.org/wiki/Claude_Monet

 

 

 

 

 

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Pointe de la Hève à Sainte-Adresse, olio su tela, 1864, 41×74 cm, National Gallery, London

 

Si tratta di una veduta della spiaggia di Sainte-Adresse, vicino a Le Havre. Le pennellate testimoniano il minuzioso impegno di Monet nella resa della superficie della spiaggia e del mare, e della consistenza delle nuvole nel cielo. Il dipinto è inoltre una notevole prova dello studio delle vibrazioni della luce nella pittura en plein air.

 

 

 

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NATURA MORTA

 

Natura morta è un dipinto a olio su tela (24×33 cm) realizzata nel 1864 dal pittore francese Claude Monet.

È conservato nel Musée d’Orsay di Parigi.

 

 

 

Claude Monet, Camille in nero (1866); olio su tela, 231×151 cm, Kunsthalle, Brema

 

 

 

 

 

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Colazione sull’erba (Déjeuner sur l’herbe) è un dipinto a olio su tela (248×217 cm) realizzato nel 1865-1866 dal pittore francese Claude Monet. È conservato nel Musée d’Orsay di Parigi. Il quadro riprende il celebre dipinto di Édouard Manet, Colazione sull’erba.

Questo è solo un frammento di un’opera di maggiori dimensioni, che Monet abbandonerà lasciandola in pegno al proprietario di casa per il mancato pagamento dell’affitto, questi la terrà in un luogo umido dove ammuffirà parzialmente. Per questo motivo quando egli riuscirà a recuperarla nel 1884 la taglierà e ne conserverà soltanto tre frammenti, il terzo dei quali è oggi scomparso.

Il dipinto è realizzato con la tecnica dell’“en plein air”, cioè della pittura all’aperto, direttamente sul posto e non in studio, secondo gli insegnamenti di Manet.

 

 

 

 

 

Claude Monet, Les promeneurs (1865); olio su tela, 93.5×69.5 cm, National Gallery of Art, Washington D.C.

 

 

 

 

 

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Donne in giardino (Femmes au jardin) è un dipinto del pittore francese Claude Monet, realizzato nel 1867 e conservato al Musée d’Orsay, Parigi.

 

 

L’opera, iniziata a Ville d’Avray e terminata a Honfleur, risale ad un periodo in cui Monet voleva indagare con maggiore spinta l’efficacia della sua tecnica en plein air, assolutamente innovativa nell’orizzonte artistico a lui contemporaneo. L’atteggiamento di Monet è, anche in questo caso, completamente innovatore. Egli, infatti, ricorre a dimensioni in genere riservate alla pittura storica, di genere «nobile», per raffigurare un soggetto banale, privo di qualsiasi carattere mitico e divino, come quello delle quattro fanciulle che, incorniciate dalla natura rigogliosa di un giardino che dispensa generosamente fiori dai colori variopinti, trascorrono amabilmente il loro tempo.

Il naturalismo che animerà le future opere monetiane è qui assente, tanto che Monet modellò tutte le figure femminili presenti a sinistra sulle fattezze della compagna, Camille Doncieux. Ciò, tuttavia, non deprime il pregio del dipinto, il quale – come si è già accennato – incuba già il germe dell’Impressionismo: si osservi, in tal senso, la rinuncia agli strumenti classici della prospettiva e del chiaroscuro, o la presenza di campiture di colori stesi uniformemente. Il dipinto, poi, è stato realizzato in maniera scrupolosamente en plein air: fu una scelta che comportò grandi difficoltà al pittore, il quale – per mantenere basso il punto di vista e, al contempo, preservare il grande formato della tela – si ritrovò costretto a scavare una buca nel terreno per sistemarvi la tela, con l’aiuto di una puleggia. Rimarchevole, poi, l’ariosità dell’impianto compositivo, dove i ciuffi d’erba, delineati da pennellate oblique, sembrano quasi essere accarezzati dal vento. Il motivo, infatti, è interpretato con una vivacità di tocco e una brillantezza cromatica fino ad allora sconosciute nella storia dell’arte occidentale. Così Alexandre-Louis Dubourg descrive la gestazione del dipinto:

«Monet è ancora qui [a Honfleur] e lavora ancora a un enorme quadro […] alto circa tre metri. Le figure sono appena più piccole del naturale, e alcune donne, in abiti estivi, raccolgono fiori in giardino. È un dipinto che ha iniziato direttamente all’aria aperta»

(Alexandre Louis Dubourg)

La tela, terminata in atelier, fu proposta al Salon del 1867, dove tuttavia suscitò il ribrezzo dei giudici, sconcertati dall’apparente spregiudicatezza delle pennellate: «Troppi giovani sono intenzionati a proseguire in questa riprovevole direzione. È ormai giunto il tempo di difendere e salvaguardare l’arte!» tuonò uno di loro. Solo Émile Zola, giornalista che prendeva le difese dell’Impressionismo, sembrò apprezzare le Donne in giardino e ne fornì persino una suggestiva descrizione:

«Il sole cadeva dritto sulle gonne di un candore splendente; l’ombra sbiadita di un albero delineava sui viali, sugli abiti resi brillanti dalla luce solare, un grande velo grigio. Nulla di più strano come effetto. Bisogna amare in modo smisurato il proprio tempo per osare così tanto, abiti che l’ombra ed il sole dividono in due»

(Émile Zola)

Monet, che vedendosi rifiutare il suo lavoro lo inviò con successo al Salon des Refusés, fu colto tuttavia da un profondo disappunto, alleviato solo in parte dall’amico Bazille che, anche per sostenere economicamente l’amico, comprò le Donne in giardino per la bella cifra di 2500 franchi. Rimasta tra i Bazille fino al 1876, in quell’anno l’opera passò a Manet e, infine, a Monet, che la trattenne fino al 1921, quando pervenne all’arsenale artistico del musée du Luxembourg. Le Donne in giardino, conservata a partire dal 1986 nel museo d’Orsay, è oggi uno dei maggiori vanti e attrazioni della collezione parigina.

 

 

 

 

 

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La terrazza a Sainte-Adresse (Jardin à Sainte-Adresse) è un dipinto del pittore francese Claude Monet, realizzato nel 1867 e conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.

Con La terrazza a Sainte-Adresse Monet conferma il suo proposito di cogliere nei suoi dipinti l’atmosfera spensierata e frizzante che animava la Francia della Terza Repubblica. È un dolce pomeriggio primaverile, e il sole – ormai basso sull’orizzonte – proietta sull’elegante pavimentazione grigia della terrazza calde e lunghissime ombre. Le due bandiere sono schiaffeggiate con forza dal vento e rimarcano il prestigio turistico di Sainte-Adresse, cittadina visitata da una clientela francese e inglese particolarmente benestante che lì poteva godere della nuova moda dei bagni a mare: oltre il parapetto, poi, si dispiega in tutta la sua potenza azzurra il canale della Manica, solcato sull’orizzonte da alcune imbarcazioni che si offrono così agli occhi dei villeggianti.

 

Ma chi sono i villeggianti? Immersi in una natura rigogliosa, ricolma di gladioli gialli e scarlatti (sembrano quasi voler riproporre i colori araldici della Normandia, regione dove Monet ha trascorso l’infanzia), troviamo ben quattro personaggi, elegantemente vestiti: vicino alla balaustra una donna e un uomo discorrono in maniera intima ma rispettosa, osservati scrupolosamente da una coppia di anziani in primo piano, languidamente seduti sulle serie predisposte per i frequentatori della terrazza. Magari questi due vegliardi conoscono la coppia più giovane e, anzi, hanno pure accompagnato la figlia (o il figlio) dal potenziale partner, come se con la loro presenza distaccata volessero legittimare sobriamente la validità di quest’unione. Potrebbe pure darsi, tuttavia, che le due coppie non si conoscono, e che il signore e la signora in primo piano, contemplando silenziosamente quest’incontro galante inaspettato, stiano semplicemente pensando agli amori dei bei tempi andati. Certa, invece, è l’identità dei modelli che hanno posato per questa scena: sullo sfondo vi sono Adolphe Monet e Jeanne Marguérite Lecadre, rispettivamente padre e zia dell’artista, mentre in primo piano troviamo Adolphe Lecadre e la sua figlia.

Quest’opera, oltre che per i contenuti, è particolarmente interessante anche per la tecnica, che riesce perfettamente a rendere l’impressione di un’assolata giornata di primavera producendo nell’immagine effetti di grande luminosità e brillantezza cromatica. Per ottenere questo fulgore ovattato Monet ricorre a una tavolozza composta esclusivamente da colori puri e dispone le varie regione cromatiche in modo tale che queste, interagendo tra di loro, possano esaltarsi o deprimersi vicendevolmente secondo le sue necessità. È soprattutto accostando colori scuri con colori nitidi che Monet elimina completamente le variazioni tonali e i passaggi terrosi e opachi, salvaguardando così la luminosità del dipinto. Interessante, in tal senso, anche il diverso trattamento che Monet riserva alle pennellate della tela: quelle che tratteggiano il parasole della signora in primo piano, ad esempio, sono uniformi e regolari. Quest’unità, tuttavia, viene perduta nelle pennellate che delineano la veste della stessa signora, che infatti appaiono più segmentate, disunite, per via di un processo di frantumazione della materia pittorica che viene ripreso e intensificato nell’abito della ragazza sullo sfondo, nel mare – dove le leggere increspature delle onde sono date per rapidi tocchi virgolati – e infine nei fiori, per i quali Monet arriva a depositare il colore sulla tela con la punta del pennello sotto forma di puntini di piccolissime dimensioni. Pur nella differenziazione del trattamento cromatico, tuttavia, l’opera riesce a preservare un senso di stabilità e armonia grazie a una sapiente composizione geometrica che trova la sua espressione più alta nell’intreccio di linee orizzontali (la balaustra) e verticali (l’asta delle bandiere).

 

 

 

 

 

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Monet Spiaggia a Sainte-Adresse, 1867

 

Spiaggia a Sainte-Adresse è un dipinto a olio su tela (75,8xcm 102,5 cm) realizzato nel 1867 dal pittore francese Claude Monet. È conservato nell’Art Institute of Chicago.

Il quadro mostra la spiaggia di Sainte-Adresse con il suo piccolo villaggio di pescatori.

Anche se la giornata è molto nuvolosa, la luce che emana dalla tela è più vivida ed intensa che mai. Il cielo è un immenso e sconfinato tappeto di innumerevoli, fulgide nuvole.

 

 

 

 

 

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Signora in giardino a Sainte-Adresse è un dipinto a olio su tela di 82,3×101,5 centimetri realizzato nel 1867 dal pittore francese Claude Monet. È conservato nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.

Negli ultimi anni ’60 Monet iniziò a lavorare le tele con grosse e veloci pennellate, applicando spessi strati di colore.

 

 

 

 

Claude Monet, La Grenouillère (1869); olio su tela, 74,6×99,7 cm, The Metropolitan Museum of Art, New York–UNA FOTO PIU’ VIVA SOTTO

 

 

 

 

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Bagnanti a La Grenouillère è un dipinto a olio su tela (73×92 cm) di Claude Monet, datato 1869 e conservato nella National Gallery di Londra. È firmato e datato.

 

Negli anni sessanta dell’Ottocento Monet era un pittore squattrinato ma con idee radicali che, con un gruppo di amici, diede origine a una pittura che confluirà presto nella corrente impressionista.

La sua poetica artistica era desiderosa di ritrarre l’istante nel quotidiano, lavorando all’aria aperta nei luoghi amati dalla piccola borghesia di cui faceva parte, come al ritrovo della Grenouillère, dove faceva il bagno nelle acque della Senna. Tale posto era chiamato “stagno delle rane” per la presenza di donne di facili costumi che rallegravano i visitatori parigini ed erano popolarmente soprannominate “rane” (Grenouilles). Qui l’artista, che nel 1869 passò le vacanze estive nelle vicinanze, piazzò il suo cavalletto con l’intento di trarre un bozzetto per un’opera di maggiori dimensioni, presentata poi senza successo al Salon del 1870 e successivamente perduta.

Quello che doveva essere il bozzetto, oggi alla National Gallery, venne poi firmato per essere venduto e fruttare qualche soldo: fa parte del gruppo dei primissimi dipinti impressionisti. I raggi X hanno dimostrato che l’opera richiese più di una seduta, con alcuni pentimenti: il lavoro venne sospeso e ricominciato capovolgendo la tela. Inoltre l’artista corresse, probabilmente nel suo studio, la posizione di alcune barche. Lo spirito della giusta “impressione” richiese dunque un lungo lavoro prima di essere catturato in modo soddisfacente.

Quello stesso anno alla Grenouillère lavorarono altri amici di Monet, tra cui Renoir (dipinto La Grenouillère oggi a Stoccolma). L’opera è entrata nel museo londinese nel 1979.

 

Sulle rive ombrose della Senna l’artista dipinse alcune barche di legno ormeggiate nei pressi di un paio di pontili. A sinistra alcune donne con abiti colorati e accollati rappresentano due signore “per bene”, che si recavano in tale luogo per conversare, guardare e farsi guardare. A sinistra un uomo azzimato con giacca e cappello è avvicinato da due donne in costume da bagno, incuranti di farsi vedere così abbigliate in un luogo pubblico frequentato da uomini. Probabilmente stanno tentando un approccio amoroso, come sembrerebbe suggerire la posa civettuola di una di esse che si inclina poggiando una mano sui fianchi.

Queste figure stanno su un lungo pontile che portava a un isolotto e un bar galleggiante, come si vede in un dipinto dell’artista al Metropolitan Museum. Dietro di esso alcune veloci pennellate indicano un gruppo di teste, forse una lezione di nuoto.

Colpisce il contrasto tra le zone di luce ai lati e le barche scure in primo piano al centro, che occupano un buon terzo della tela. A sinistra la luce investe infatti un albero dalla folta chioma, a destra si riflette nell’acqua, col procedimento, diventato poi tipico, di usare pennellate rapide e informali, in modo da dare al dipinto un carattere più spontaneo rispetto alle convenzioni accademiche allora in uso. Per fare ciò l’artista aveva a disposizione alcune recenti innovazioni tecniche, come i pennelli piatti e squadrati che erano tenuti saldamente dalla ghiera metallica.

 

 

 

 

Monet, La Grenouillére, New York

 

 

 

Renoir, La Grenouillère, Winterthur

 

 

 

Renoir, La Grenouillère, Stoccolma

 

 

 

 

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Claude Monet, L’Hôtel des Roches Noires à Trouville (1870); olio su tela, 81×58,5 cm, museo d’Orsay, Parigi

 

UN’ALTRA FOTO DELLA STESSA OPERA PUBBLICATA SEMPRE DA WIKIPEDIA

 

 

 

L’Hôtel des Roches Noires, à Trouville è un olio su tela di 81×58 cm realizzato nel 1870 da Claude Monet, attualmente conservato a Parigi nel Musée d’Orsay.

 

Subito dopo il matrimonio con Camille, Monet soggiorna per qualche tempo con la moglie e il figlio a Trouville, località della costa settentrionale che, con la gemella Deauville, era divenuta negli anni Sessanta meta di villeggiatura marina. La cittadina era abitata in prevalenza durante l’estate ed era ricca di alberghi, stabilimenti balneari e case da gioco: come osserva Robert Herbert, Trouville e Deauville sono la faccia moderna della costa normanna; nate per scopi turistici non posseggono, a differenza di Étretat o Sainte-Adresse, il sapore più genuino dei paesi di pescatori divenuti col tempo anche località di vacanza. La popolazione è quindi simile a quella dipinta da Monet alla Grenouillère: gente di città in cerca di divertimento. Ed è prevalentemente a costoro che Monet dedica la sua attenzione nel corso di questa campagna pittorica: i quadri di Trouville rappresentano le terrazze dei grandi alberghi sul lungomare, come l’appena costruito ed elegante Hôtel des Roches Noires, o le spiagge affollate; di quest’ultimo gruppo è spesso protagonista Camille.

 

I dipinti realizzati da Monet a Trouville presentano tratti stilistici comuni: sono di formato non grande, eseguiti con una pennellata ampia e sintetica, indizio della rapidità di esecuzione, e mostrano grande attenzione alla luce; caratteri siffatti fanno pensare che essi siano stati eseguiti in larga parte all’aria aperta. Monet adotta tagli compositivi audaci che ricordano quelli della fotografia contemporanea: nel quadro qui illustrato, ad esempio, l’artista situa il pennone della bandiera in primo piano lungo il margine sinistro. Tali aspetti sembrano volti a sottolineare da una parte il carattere moderno, informale, antitradizionale della rappresentazione, e dall’altra la spontaneità della reazione dell’artista di fronte alla luce della natura e allo spettacolo variegato e scintillante dei riti sociali di un gruppo di persone eleganti e spensierate.

 

 

 

EDOUARD MANET, 1869

 

 

Édouard Manet, Sulla spiaggia a Boulogne (1869); olio su tela, 32×65 cm, Virginia Museum of Fine Arts, Richmond (Virginia).

 

Nell’appena precedente Sur la plage à Boulogne – che fa parte di un piccolo gruppo di opere eseguite nell’estate del 1869 in quella località – Édouard Manet affronta un tema analogo a quello di Monet: riguardo a questo dipinto, la critica fa spesso riferimento alla notizia (riferita da Adolphe Tabarant) che l’opera fosse stata eseguita all’aria aperta mentre l’artista era attorniato dai curiosi. La condotta generale del quadro sembra tuttavia dimostrare il contrario: furono invece realizzati presumibilmente sul motivo i disegni preparatori di alcuni particolari della composizione. Come avviene sovente, Manet accentua il carattere artificiale della scena tramite la composizione dispersa, il gioco d’ombre incongruo, gli scarti dimensionali, un aspetto quest’ultimo particolarmente evidente nel signore ben vestito con il parasole, visto di spalle, fuori scala rispetto alle altre figure. Il paragone fra i due dipinti qui illustrati rende ancora una volta manifesta la differenza tra Manet e Monet nell’avvicinarsi agli stessi temi di vita moderna.

 

 

 

 

 

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La spiaggia a Trouville è un dipinto di Claude Monet. Eseguito nel 1870, è conservato nella National Gallery di Londra.

 

Si tratta di una composizione piuttosto atipica, con le figure ritratte da distanza ravvicinata, e questo potrebbe indicare che il dipinto nacque come bozzetto per una composizione più ampia. La donna sulla sinistra potrebbe essere Camille, la moglie del pittore, mentre l’altra sembra essere la moglie del pittore Eugène Boudin, le cui scene in spiaggia ebbero certamente influenza sull’opera di Monet.

Cromaticamente, il dipinto è caratterizzato da un forte contrasto fra le vesti bianche in piena luce e i volti in ombra. Alcuni granelli di sabbia presenti nello strato d’olio sulla tela testimoniano che l’opera venne effettivamente realizzata en plein air.

 

 

 

 

lo stesso quadro nel sito della National Gallery, si può aumentare…fino a vedere la pennellata…

https://www.nationalgallery.org.uk/paintings/claude-monet-the-beach-at-trouville

 

 

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1 risposta a CLAUDE MONET ( 1840 – 1926 ) —OPERE DEGLI ANNI 1864 / 1870 — immagini e testi da wikipedia

  1. Donatella scrive:

    L’idea che abbiamo della Francia è indissolubilmente legata anche a questi quadri.

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