Donatella su :: YASMINA KHADRA ( Kénadsa, Algeria, 1955 ) è attualmente un autore di molto successo, del quale si stanno portando sugli schermi alcuni romanzi.. +++ Kénadsa, al fondo.. se ci arrivate..

 

Incredibile questa avventura che ci spiega quali siano i rapporti ( se così possiamo chiamarli) tra israeliani e palestinesi, la tragedia di due popoli, affini per razza e lingua, con storie differenti e destinati ( attualmente condannati) a vivere nello stesso territorio.

Ho trovato in un libro, che è una specie di giallo (“L’attentato” di Yasmina Khadra, Sellerio, 2016) la descrizione della situazione terribile in cui vivono i palestinesi nei territori loro assegnati, circondati da ogni parte dalle truppe israeliane, ripagate dallo stesso vicendevole odio. Non so se tutto ciò è stato sperimentato dall’autore in prima persona ( Yasmina Khadra è lo pseudonimo di Mohamed Moulessehoul (1956), scrittore algerino, che ha scelto il nome della moglie per pubblicare i suoi romanzi. E’ stato a lungo ufficiale dell’esercito del suo Paese e la disapprovazione dei suoi superiori per i primi scritti lo hanno deciso a pubblicare sotto pseudonimo)

 

 

 

Film fatti sui romanzi di Khadra  — link, se volessi vedere

 

 

 

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PARLA YASMIN KHADRA

+++  video, 6 minuti

DA :

Quante storie, conduce Giorgio Zanchini.

2019

Più libri Più liberi: Yasmina Khadra

 

 apri qui per il video

https://www.raiplay.it/video/2020/02/Piu-libri-Piu-liberi-Yasmina-Khadra—quante-storie-7416d39b-5db4-4365-a381-bf7552fff813.html

 

 

LIBRI –L’ATTENTATO

—  di cui parla DONATELLA

 

L'attentato - Yasmina Khadra - Libro Sellerio Editore Palermo 2016, La memoria | Libraccio.it

 

Yasmina Khadra

L’attentato

Traduzione dal francese di Marco Bellini
Titolo originale: L’attentato
pp. 264
SELLERIO, 2016

Un dramma dolorosamente attuale che si consuma da molti decenni, una storia tragica dei nostri giorni nella quale Yasmina Khadra con lucidità e commozione riesce a dipingere la realtà del terrorismo, a porre quesiti, a illuminare contrasti e contraddizioni.

L’attentato non è un romanzo sul terrorismo, per quanto ne sia pervaso dall’inizio alla fine: non è sulle circostanze ideologiche o storiche di esso; sulla giustizia o il torto di una causa, benché alcune pagine incancellabili pongano il lettore nel mezzo della tragedia palestinese. È un romanzo, lucido e lacerante, sulla paranoia che il terrorismo genera quando diventa orrore quotidiano; quando non è esterno ed estraneo, ma si pone come alternativa esistenziale con cui ciascuno deve, nessuno escluso, fare i conti.

Amin Jaafari è un chirurgo di Tel Aviv, figlio di beduini naturalizzato israeliano, ottimamente integrato nel successo di una carriera costruita per mezzo del «sedurre e rassicurare», in cui «ogni successo era un’offesa al loro rango».

Un attentato di kamikaze vicino al suo ospedale conduce alle sue cure feriti su feriti e arrivano, insieme ad essi, gli agenti dei servizi segreti che arrestano Amin e cominciano a interrogarlo per giorni.

Sihem, la bella, intelligente, ammirata moglie di Amin è tra le vittime ma porta sui resti i segni di essere lei l’attentatrice. Pressioni degli investigatori e intimidazioni della gente non convincono il medico. Liberato, giorni dopo, scopre a casa la prova dell’incredibile: è lei l’attentatrice.

Così inizia un’indagine personale: «voglio sapere chi ha indottrinato mia moglie, l’ha bardata di esplosivo» ma soprattutto perché «non sono stato capace di farle preferire la vita». Nessuno lo sarebbe stato, perché a tutto si sopravvive ma «non si sopravvive al disprezzo, quando solo questo si è visto per tutta la vita» e «come morire degnamente» diventa la sola «idea fissa».

La ricerca porterà alla verità dei fatti. Sarà per Amin un percorso iniziatico, che si tinge inevitabilmente di ricordi personali. La rivelazione della realtà, di fronte a cui era cieco, degli artefici dell’odio e dei luoghi dove nasce. Ma soprattutto l’immersione nella mente di chi sceglie, contro tutta la felicità e la vita, ciò che crede sia il martirio.

 

 

Autore

Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia.

In Italia sono pubblicati molti dei suoi romanzi, tra cui i due noir Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro del 2008 per la rivista letteraria «Lire» (adattato a film nel 2012).

Con Sellerio: Gli angeli muoiono delle nostre ferite (2014), Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (2015, 2022), L’ultima notte del Rais (2015), L’attentato (2016), dal quale è stato tratto il film di Ziad Doueiri, Khalil (2018)L’affronto (2021), Le rondini di Kabul (2021) e Il sale dell’oblio (2022).

 

 

L’attentatrice

L’attentatrice

PB Oscar MOndadori

 

 

 

 

L’AUTORE :

 

Mohammed Moulessehoul, meglio noto con lo pseudonimo femminile di Yasmina Khadra (in arabo ياسمينة خضراء?) (Kénadsa, 10 gennaio 1955), è uno scrittore algerino.

Membro dell’esercito fu testimone diretto della sanguinosa guerra civile che devastò l’Algeria per oltre un decennio, fu costretto per motivi di censura a usare lo pseudonimo femminile di Yasmina Khadra.

Ha esordito come scrittore nel 1998 con il romanzo Morituri, seguito poco dopo da Doppio bianco, che lo hanno fatto conoscere prima in Francia, dove si è autoesiliato, e poi in tutto il mondo. Il genere utilizzato è di stampo poliziesco, ma il suo è solo un pretesto per penetrare nei meandri della società algerina, sempre in bilico tra un fondamentalismo feroce e una classe politica altrettanto spietata, dimentica da tempo dei valori della rivoluzione indipendentista che l’ha generata.

 

 

Opere

 

  • Dio non abita all’Avana (Dieu n’habite pas La Havane, 2016), trad. di Marina Di Leo, Collana Il contesto, Palermo, Sellerio, 2017ISBN 978-88-389-3686-9.

 

 

Cinque cose da sapere sull’ultimo libro di Yasmina Khadra ‘Dio non abita all’Avana’, un romanzo carico di suspense e realismo che racconta la Cuba contemporanea sulla soglia di una radicale trasformazione.

1) Il protagonista è «Don Fuego», cantante dalla lunga carriera nei cabaret dell’Avana, ha quasi sessant’anni. Anche se non ha mai inciso un disco tutto suo ha un talento riconosciuto da tutti: si è esibito davanti a Fidel e al compleanno di Gabriel García Márquez, ha onorato la visita ufficiale di oligarchi sovietici. Adesso lavora al Buena Vista Café, col panama in testa, i capelli raccolti in una coda, gli occhi languidi.

2) Don Fuego attraversa i cambiamenti che investono Cuba, il potere castrista si indebolisce, i tempi stanno cambiando, le privatizzazioni si estendono anche alle proprietà del partito e al patrimonio nazionale, molti locali chiudono o cambiano destinazione, e così anche il Buena Vista viene venduto ad un imprenditore privato. Don Fuego, in preda al dolore e all’angoscia del vuoto, si trova improvvisamente alla ricerca di un nuovo lavoro.

3) Un incontro inaspettato con una giovane donna appena arrivata all’Avana da un piccolo paese di provincia, scuote le passioni di Don Fuego come un’onda d’urto ridandogli nuova energia. La necessità di proteggerla lo spinge a scrutare i lati oscuri della sua città e il nuovo volto dell’isola.

4) Attraverso gli occhi di Don Fuego, errante per le via dell’Avana alla ricerca di riscatto e ribalta, si compone un paese privo di sogni, spogliato dagli ideali della Rivoluzione: «Mi dispiace per questa gioventù che del mondo conosce solo le immagini dei film “piratati” e le facce di sedicenti dignitari in tenuta da combattimento anche in tempo di pace, pronti a depredare il cielo delle sue stelle per appuntarsele sulla divisa».

5) Wlodek Golkorn del romanzo di Khadra ha scritto: «‘Dio non abita all’Avana’ è un romanzo divertente e senza paraocchi ideologici su Cuba, nella transizione dal socialismo in salsa castrista verso probabilmente qualche forma di capitalismo. Nessuno, neanche i dissidenti, viene risparmiato dalla penna corrosiva dell’autore. E poi c’è la meditazione sulla decadenza, esistenziale e fisica, di noi umani, e sulla nostra paura della morte, che ci fa disperatamente desiderare di amare».

 

 

 

 

CONTINUA  OPERE DI YASMINA KHADRA

 

  • Ce que le mirage doit à l’oasis, con Lassaâd Metoui, Flammarion, 2017.
  • Khalil (Khalil, 2018), trad. di Marina Di Leo, Collana Il contesto n.93, Palermo, Sellerio, 2018ISBN 978-88-389-3827-6.
  • L’oltraggio (L’Outrage fait à Sarah Ikker, 2019), trad. di Marina Di Leo, Collana La memoria n.1186, Palermo, Sellerio, 2021ISBN 978-88-389-4147-4.
  • Il sale dell’oblio (Le Sel de tous les oublis, 2020), trad. di Marina Di Leo, Collana Il contesto, Palermo, 2022ISBN 978-88-389-4410-9.
  • Pour l’amour d’Elena, 2021.
  • Les Vertueux, 2022.

 

 

FOTO DELL’AUTORE 

 

LITTERATURE-KHADRA

 

LITTERATURE-KHADRA

foto sopra — 2005

 

 

"Blonde" Premiere - The 48th Deauville American Film Festival

con sua figlia, al Festival del Film Americano di Deauville, 2022

 

 

Yasmina Khadra

YASMINA KHADRA, 5 NOVEMBRE 2022 –  à Brive-la-Gaillarde

 

 

Yasmina Khadra In June, 2001 -

GIUGNO 2001

 

 

 

se qualcuno vuol vedere – a questo punto — un po’ di Algeria :

apra qui

KENADSA / Algeria — come promesso –+ altro

 

 

 

KENADSA si trova vicino alla città di BECHAR, alla frontiera con il Marocco. ( si trova nella provincia di Béchar).

 

Le ksar de Kenadsa
Chettouh Nabil – Opera propria

nota :

Lo ksar (arabo: قصر qṣar), plurale ksour ( قصور qṣūr), è un tipico villaggio fortificato berbero diffuso nel Maghreb.

La parola ksar deriva dalla parola araba qasr (“castello”, ovvero “villaggio fortificato”), la quale deriva a sua volta dal latino castrum.

La parola berbera equivalente è aghrem (singolare) o ighrem (plurale).

Da ksar derivano a sua volta altre parole in altre lingue:

È composto generalmente da granai ed abitazioni cinti da un muro con quattro torri e una sola entrata che porta alla via principale centrale normalmente coperta. Il muro di cinta risulta di terra nella parte inferiore e di mattoni nella parte superiore, dove finestre strette e lunghe consentono nel contempo l’ingresso della luce e una buona difesa da potenziali nemici. I Ksar si trovano su colline o punti sopraelevati vicino ad oasi o corsi d’acqua al fine di poter essere meglio protetti da attacchi da parte di tribù nomadi.

Alla base della costruzione dello ksar c’è un modulo abitativo detto Ghorfa (camera in arabo), che serve per immagazzinare le derrate alimentari in previsione dei periodi di siccità.

 

Le Ksar, un espace regroupant les éléments sociales, anthropologiques voire architecturales des populations locales du Sahara algérien.
Benzita Abdelhadi – Opera propria

 

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Le ksar de Kenadsa
Chettouh Nabil – Opera propria

 

 

 

Construit au XIe siècle, le vieux Ksar de la palmeraie de Taghit (situé non loin de Bechar) reste, malgré le poids des années, le témoin d’une histoire plusieurs fois millénaire. Les historiens attribuent la construction de cet édifice ancien à au moins deux Saints de la région, Sid Slimane et Merabet Sid Ahmed, de la tribu des Amara, tous d’eux venus de l’oued du Sahel et de Séguia El Hamra. Le vieux Ksar qui domine toujours la cité de Taghit est bâti sur un plateau rocheux regardant la grande dune à l’Est et trônant sur le flanc droit de l’oued Zousfana et sa palmeraie, en contreba Source :vitaminedz
Chettouh Nabil – Opera propria

 

 

 

 

 

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