Félix Fénéon : l’anarchico e l’avanguardia da lui scoperta- Mostra al Moma ( 2020 )– Fonti varie, link citati– soprattutto dal New York Times ( trad. automatica ) + Adelphi

 

Di questo pluri-tasking :  anarchico, giornalista, collezionista, commerciante di arte contemporanea, scopritore dell’arte non europea..

ne abbiamo già parlato nell’articolo di Laureto Rodoni

Laureto Rodoni  — Facebook – link sotto — ci racconta.. a suo modo : PAUL GAUGIN, Sopra l’abisso, 1888 – National Gallery d’Edimburgo +++ ARIEL bellissimo !

 

 

 

 

LA MOSTRA AL MOMA — 2020

 

 

The Anarchist and His Friends: Félix Fénéon through the Artists He Championed | Magazine | MoMA

Paolo Signac. Au temps d’harmonie: L’Âge d’or n’est pas dans le passé, il est dans l’avenir(ripresa) (Al tempo dell’armonia: l’età dell’oro non è passata, deve ancora venire ). 1896

 

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Félix Fénéon (1861-1944) è stato un critico d’arte, giornalista, editore, redattore, collezionista e anarchico. Ha sostenuto alcuni degli artisti più amati della storia prima che diventassero famosi, tra cui Georges Seurat, Paul Signac, Pierre Bonnard, Henri Matisse e Amedeo Modigliani. Divenne particolarmente vicino a Seurat, Signac e Matisse e coniò il termineNeoimpressionismo per descrivere l’uso innovativo di Seurat e Signac di colori vivaci e contrastanti e del puntinismo, una tecnica punto per punto, che usavano per costruire i loro paesaggi, ritratti, e, occasionalmente, visioni di un’utopia anarchica. Proprio come i vivaci tocchi di pittura in queste opere si univano per formare un’immagine coesa, così anche Fénéon e questi artisti si unirono come partner intellettuali e amici intimi per cambiare per sempre la storia dell’arte.

LA MOSTRA.  Il museo d’Orsay, il museo dell’Orangerie, il museo del quai Branly – Jacques Chirac e il Museum of Modern Art di New York rendono omaggio a Félix Fénéon (1861-1944), una figura importante dell’arte contemporanea mondo artistico tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Anarchico, critico d’arte, editore, gallerista e collezionista, Fénéon ha sposato una visione aperta della creazione in un momento in cui l’arte era sull’orlo del passaggio alla modernità e si è adoperato per il riconoscimento delle arti non occidentali.

Nel 1920, in quello che sarebbe diventato uno dei testi fondatori del musée du quai Branly – Jacques Chirac, scrisse il vibrante articolo “Seront-ils admis au Louvre?” (Saranno ammessi al Louvre?), in cui chiedeva il riconoscimento delle “arti provenienti da terre lontane” settant’anni prima che il collezionista d’arte “primitivo” Jacques Kerchache pubblicasse il suo manifesto. Questo impegno è andato di pari passo con lo sviluppo di una notevole collezione personale che comprende, accanto ai dipinti dei suoi amici Seurat, Vuillard, Toulouse-Lautrec, Braque, Matisse e Modigliani, uno dei più importanti corpi d’arte per l’Africa e l’Oceania. nella sua epoca – inclusa la statua di Fang Mabea. Una collezione epocale, il cui prestigio mondiale e la cui influenza sulle avanguardie artistiche degli anni ’30 sono ormai fuori discussione.

https://www.arteum.com/en/product/1810-catalog-of-the-exhibition-felix-feneon.html

 

 

Una carrucola licci del XIX secolo attribuita al Maestro di Bouaflé (Guro, ivoriano). Pulegge come queste venivano usate dai tessitori mentre lavoravano per separare i fili di ordito.Credito…Fondazione Museo Barbier-Mueller, Ginevra; Ferrazzini-Bouche

nota : carrucola a licci
pezzo di legno sagomato con ad una estremità un profondo intaglio nel quale è inserita una piccola ruota di legno con scanalatura centrale. La ruota è fissata su un perno pure di legno. All’altra estremità del manufatto si trova un foro attraverso il quale passa un pezzo di corda di canapa o  altro filo

 

 

da qui segue
da : New York Times

 

Figlio di un insegnante svizzero e di un venditore francese della Borgogna, vinse premi a scuola e da adolescente lavorò come apprendista reporter, scrivendo articoli non firmati per un giornale locale. Dopo un anno di servizio militare obbligatorio, arrivò a Parigi all’età di 20 anni, dopo essersi classificato primo al concorso per posti di lavoro presso il Ministero della Guerra. Lì era considerato un impiegato modello, arrivando rapidamente alla posizione di capo impiegato, anche se le sue simpatie anarchiche si approfondivano.

 

 

Una galleria del MoMA alterna le xilografie di Félix Vallotton (di agenti di polizia che caricano manifestazioni di strada, un anarchico arrestato e altro ancora) con manifesti disegnati da Toulouse-Lautrec, Steinlen e Bonnard per alcuni dei caffè parigini più famosi: il Moulin Rouge, Le Chat Noir, le Folies-Bergère.Credito…Il Museo d’Arte Moderna; Roberto Gerhardt

 

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Ritratto di Félix Fénéon Paul Signac, olio su tela, 1890 (MoMANew York).

 

Nel 1883 Fénéon scriveva critica d’arte e letteraria per piccole pubblicazioni, alcune delle quali da lui cofondate. Contribuì anche con volantini non firmati che inveivano contro le oppressioni della Terza Repubblica. Entro l’anno successivo, aveva affermato nei suoi scritti, “lo scopo di ogni governo dovrebbe essere quello di rendere il governo non necessario”. Nell’aprile 1894 fu arrestato con altri 29 e accusato di cospirazione nell’attentato ad un ristorante. Incarcerato per quattro mesi – in attesa di quello che divenne noto come il Processo dei Trenta – imparò da autodidatta l’inglese e tradusse in francese “L’Abbazia di Northanger” di Jane Austen. Le sue argute risposte alla sbarra, riportate dalla stampa, potrebbero aver contribuito alla sua assoluzione.

Oggi Fénéon è forse ricordato soprattutto per le sue intuizioni critiche, che iniziò a pubblicare nel 1883. La sua carriera di critico d’arte si concluse in gran parte con la notorietà del Processo dei Trenta, dopo il quale eccelleva come redattore esecutivo della rivista letteraria La Revue bianca.

Fu lo scopritore di Georges Seurat e coniò il termine neoimpressionismo per il movimento artistico che Seurat guidò con Paul Signac e l’ex impressionista Camille Pissarro. Era il 1886, l’anno in cui fu esposto per la prima volta il grande capolavoro di Seurat, “La domenica pomeriggio sulla Grande Jatte”. Soddisfatto degli scritti di Fénéon sul suo lavoro, Seurat gli ha regalato lo studio finale per “La Grande Jatte”, che apre la mostra, in prestito dal Metropolitan Museum of Art .

 

Studio per "Una domenica sulla Grande Jatte", Georges Seurat (francese, Parigi 1859–Parigi 1891), Olio su tela

Studio per “Una domenica sulla Grande Jatte”

Georges Seurat —

Olio su tela
70,5 x 104,1 cm

 

Questo è lo studio finale di Seurat per il suo dipinto monumentale di parigini in vacanza su un’isola della Senna (Art Institute of Chicago). Pigmenti contrastanti sono intrecciati insieme con pennellate piccole e irregolari, mentre nella scena del parco delle dimensioni di un murale – che debuttò due anni dopo alla mostra impressionista del 1886 – Seurat usò tocchi di vernice più fitti e puntiformi, una tecnica che divenne nota come Puntinismo (dalla parola francese punto , punto). Preferiva il termine divisionismo: il principio di separare il colore in piccoli tocchi affiancati e destinati a fondersi con l’occhio dello spettatore.

https://www.metmuseum.org/art/collection/search/437658

 

 

 

“The Golden Isles” ( Le isole d’oro ) (1891-92), un piccolo dipinto di Henri-Edmond Cross che riduce una distesa di mare a tocchi di blu per lo più regolari.Credito…Museo d’Orsay, Parigi RMNGrandPalais; Hervé Lewandowsk

 

Per Fénéon, l’uso da parte dei neoimpressionisti delle più recenti teorie scientifiche sulla luce e sul colore e la loro semplice tecnica di punteggiatura rappresentavano un progresso rispetto alla gestione della pittura più disordinata e intuitiva dell’impressionismo. Il loro stile minimizzava le emozioni e la bravura dell’artista, aumentando l’autonomia dell’oggetto d’arte, un concetto fondamentale del modernismo occidentale. Anche l’autonomia era un principio cardine nelle sue opinioni politiche. Per lui arte e società si sviluppavano lungo binari paralleli ma entrambe richiedevano idee radicalmente nuove per il progresso.

Questo spettacolo emana un certo calore di sentimenti. Le opere già presenti nella collezione di Fénéon testimoniano sia il piacere che il rigore ricercati nell’arte. Si uniscono con sorprendente chiarezza in “Le Isole d’Oro” (1891-92) di Henri-Edmond Cross, un piccolo dipinto che riduce una distesa di mare a tocchi di blu per lo più regolari. (Pensa a Milton Avery e Alma Thomas.)

Dalla collezione di Fénéon c’è anche “Il letto pieghevole”, un raro nudo di Édouard Vuillard, uno studio in crema e bianco, inclusa la figura pallida adagiata tra le coperte

 

 

il quadro citato sopra non è questo sotto-.- lo lascio perché mi sembra un bellissimo quadro

Edouard Vuillard - Au lit

Edouard Vuillard
Au lit
1891
Huile sur toile
H. 74,0 ; L. 92,0 cm.
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt

Edouard Vuillard (1868 – 1940)

Questa opera è la più brillante variazione formale che Vuillard dedicò ad uno dei temi prediletti dalla cultura simbolista, il sonno e il venir meno della coscienza. A letto s’impone come un’opera magistrale, in particolar modo per le sue dimensioni che interrompono il tradizionale piccolo formato spesso utilizzato dagli artisti Nabis. L’opera rivela inoltre tutto il suo valore per il carattere ambivalente delle sue intenzioni, in bilico tra una sorta di raccoglimento ed un senso dell’umorismo, se non della caricatura.
Lavorata facendo ricorso a strisce di colore uniformi e piatte e con una spiccata consapevolezza dell’importanza espressiva dello scorcio, in parte derivata dalle stampe giapponesi, la composizione si fonda su un reticolo di linee orizzontali e verticali che si ammorbidiscono intorno al viso del personaggio. La gamma cromatica piatta e neutra dell’insieme traduce l’idea del silenzio.Tale gamma si ravviva soltanto per la figura umana e la croce troncata da una striscia orizzontale. La presenza di questo simbolo non ha nulla di sorprendente se pensiamo all’educazione ricevuta da Vuillard presso i frati maristi e al misticismo che accompagnò gli esordi dei Nabis.

https://www.musee-orsay.fr/it/opere/au-lit-8014

 

 

 

“Félix Fénéon a La Revue blanche”, 1896. Il dipinto di Félix Vallotton colloca Fénéon negli uffici della rivista letteraria, dove lo si vede appoggiarsi fieramente a una scrivania piena di carte. L’ufficio ha un rigore austero e geometrico, scrive Roberta Smith.Credito…Collezione privata

 

 

L’alta stima che gli artisti da lui ammirati provavano per Fénéon è evidente nei ritratti, in particolare nella rappresentazione di Signac di lui come un direttore di circo ascetico ma fiammeggiante. Mostrato di profilo, con un soprabito dorato che si staglia contro una girandola psichedelica di motivi, tiene un cappello a cilindro, un bastone e dei guanti in una mano, un singolo fiore nell’altra.

Il titolo divaga in modo pretenzioso, imitando presumibilmente quelli che gli scienziati hanno dato ai loro articoli: “Opus 217. Contro lo smalto di uno sfondo ritmico con battute e angoli, toni e tinte, Ritratto di M. Félix Fénéon nel 1890”. A Fénéon il dipinto non piaceva, ma lo tenne sulle sue pareti fino alla morte di Signac nel 1935.

 

Il “Paesaggio vicino a Collioure” di Henri Matisse, dipinto in modo robusto. Studio per la gioia di vivere”, 1905.
Credito…Successione H. Matisse / Artists Rights Society (ARS), New York

 

 

Alla fine degli anni Novanta dell’Ottocento, Félix Vallotton e Vuillard dipinsero ritratti che rendevano omaggio in modo meno stravagante. Entrambi collocano Fénéon nell’ufficio di La Revue blanche, in redingote nera, appoggiato fieramente alla sua scrivania, che è piena di carte. (La rigorosa diagonale della sua schiena conferma la postura militare delle sue fotografie.) Fedele alla propria sensibilità, Vallotton conferisce all’ufficio un rigore austero e geometrico mentre Vuillard opta per una morbidezza implicitamente domestica.

 

 

La fotografia di Eugène Pirou del 1886 di Félix Fénéon, che emanava un senso soprannaturale di freschezza moderna. Il suo profilo distintivo evocava sia lo Zio Sam che il diavolo, guadagnandosi il soprannome di Mefistofele yankee.
Credito…Eugène Pirou

 

 

In uno dei tratti più elaborati, anche se un po’ impegnativi, della mostra, varie forme di materiale stampato esaminano le pubblicazioni di Fénéon, le attività politiche e i luoghi di ritrovo parigini dove spesso si mescolavano giovani artisti e radicali. Vediamo manifesti disegnati da artisti del calibro di Toulouse-Lautrec, Steinlen e Bonnard per i caffè più famosi della città: il Moulin Rouge, Le Chat Noir, il Folies-Bergère.

Tra questi ci sono le xilografie in bianco e nero di Vallotton che raffigurano agenti di polizia che caricano manifestanti di strada, un anarchico che viene arrestato, un altro che si avvia verso la sua esecuzione. Alcuni materiali documentano il Processo dei Trenta, inclusa la foto segnaletica insolitamente elegante di Fénéon.

 

La seconda metà della mostra si concentra principalmente sull’ultimo impiego di Fénéon: i suoi 18 anni come commerciante di arte contemporanea presso la famosa galleria francese Bernheim-Jeune. Comprende dipinti di artisti che portò alla galleria, come Matisse, Bonnard e Kees van Dongen, oltre a un piccolo gruppo di dipinti dei futuristi italiani, la cui prima mostra parigina Fénéon organizzò alla galleria nel 1912.

 

Con i suoi stridenti galloni rossi, “Rivolta” di Luigi Russolo (1911 circa) è un dipinto straordinario, scrive Roberta Smith.
Credito…Museo d’arte dell’Aia

 

Ci sono knockout ( = k.o. ) sconosciuti, tra questi c’è “Rivolta” di Luigi Russolo del 1911 con i suoi stridenti galloni rossi del Kunstmuseum Den Haag  ( L’Aia ). Lo studio di Matisse del 1905 per “La gioia della vita”, proveniente dal Museo Nazionale d’Arte di Copenaghen, è migliore dell’iconica opera finale della Collezione Barnes. È dipinto in modo più robusto e le figure a volute sono assenti.

In questa galleria finale, i pezzi non occidentali formano una falange al centro; alle pareti sono appesi esempi di dipinti modernisti europei. È provocatorio: al momento è una delle viste più rinvigorenti in un museo di New York.

Dopo la chiusura di La Revue blanche nel 1903, Fénéon lavorò come giornalista presso i quotidiani, prima Le Figaro, poi Le Matin. Lì, nel 1906, nei mesi precedenti al suo inizio a Bernheim-Jeune, scrisse centinaia di brevi articoli per una rubrica intitolata “Notizie in tre righe”, molte delle quali sono qui esposte.

Questi resoconti di scandali, omicidi, incidenti e crimini passionali sono squisitamente realizzati. La loro ironica compressione e la prosa schietta sorprendono e compiacciono, rendendo le ingiustizie della vita quotidiana che evidenziano ancora più selvagge e scioccanti. In uno scrive: “Trovando sua figlia non sufficientemente austera, Jallat, orologiaio di St. Étienne, la uccise. È vero gli sono rimasti 11 figli”. Sono gli antenati viventi del collage cubista, degli squisiti disegni di cadaveri dei surrealisti e di tutti i tipi di poesia del XX secolo. In essi, Fénéon l’esteta e Fénéon l’anarchico si incontrano, e il non artista diventa un artista di successo duraturo.

dal New York Times —

https://www.nytimes.com/2020/08/27/arts/design/moma-reopens-felix-feneon.html

 

 

ADELPHI -FENELON 

2009

La formula Fénéon secondo il suo inventore: una riga per l’ambiente, una per la cronaca più o meno nera, una per l’epilogo a sorpresa. Leggere per credere.

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