bardelli, le muse silenti, computer art, 2018
3. Scheggia
Non è vero che la mia vita
ha infierito su di me
ho fatto quello che volevo
quello che dovevo e potevo
nulla c’è da recriminare
perché io sono io comunque
e sempre sono stata
da quando sono nata
A quei tempi si può dire
fui un errore comune:
mia madre mi tenne per paura
e per paura mi lasciò
Caparbia sono qui
ma vissi come orfana
in un collegio di dimenticati
io sola ricordandomi di me
Mi amai tanto da sopravvivere
ma quando cominciai a pensare
mi amai ancora di più
perché ero bella ed ero io
Divenni donna
e non volli scordarlo mai
anche se lo paventavo solo
nel ricordo vago di mia madre
sposai un ragazzo sconosciuto
che ancora non sapevo chi ero
e nemmeno se veramente c’ero
ma ero certa di volere tutto
ebbi due figli senza incertezze
senza incertezze presi i figli
e lasciai il ragazzo sconosciuto
cresciuto in un uomo sconosciuto
Ho chiaro ormai l’essere donna
cresco i miei figli
con l’amore che non ho avuto
e il sesso l’ho usato quando ho voluto
Ho vissuto ma poco amato
finché incontrai Patrizia
che parlava come me
pensava come me e come me amava
aveva un corpo simile al mio
un corpo che conoscevo
nelle sue gioie intime
che sapeva darmi i miei stessi piaceri
ma per amore o per abitudine
un giorno dimenticai di me
e la presi come un uomo prende una donna
e come un uomo pensai solo a me stessa
non la capii più
ed ora sono sola e mi dispero.
Mi piace molto questa poesia, dolente ed intima.