15 settembre 2012 ore 15:00 Da Twitter “La rivoluzione liberal di Matteo. Cosa funziona, cosa va migliorato Happiness only real when shared. Ho ascoltato il discorso di Matteo Renzi a Verona. Le mie riflessioni. 1) Intanto ha indicato un orizzonte ideale. E non è un dettaglio. O, banalmente, una furbata comunicativa. E’ che i… ” elisacalessi.it

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set 13, 2012 –  Politica 3 Comments

La rivoluzione liberal di Matteo. Cosa funziona, cosa va migliorato

Ho ascoltato il discorso di Matteo. Le mie riflessioni.

1) Intanto ha indicato  un orizzonte ideale. E non è un dettaglio. O, banalmente, una furbata comunicativa. E’ che i leader sanno che non si può vincere, né governare un Paese, tanto meno cambiarlo, senza muovere. Senza commuovere. Per farlo bisogna lanciare una sfida che c’entri con la vita di ciascuno (<non vogliamo cambiare la classe dirigente, ma il destino dei nostri figli>). Renzi l’ha capito. Come lo sanno , come lo sapevano Tony  o Bill Clinton. Come, in Italia, l’aveva capito. Si può dire: “E’ solo abile marketing, tutto fumo e niente arrosto”. Io non credo. La politica è questo: legare il particolare al tutto. Se togli uno dei fattori diventa ideologia (l’anticamera del totalitarismo) o debole pragmatismo. Per farlo le parole sono importanti.  Ricominciare da qui, da una prospettiva ideale che punta a muovere chi ti ascolta, non da alleanze, avversari o da parole consumate, è una buona partenza.  Non basta, ma senza, l’ impresa è debole.

2)     Ha sfidato i tabù di un conservatorismo di sinistra che non solo nel nostro Paese resiste, ma ha ripreso vigore e tende a essere egemonico persino nel Pd. Renzi ha dichiarato guerra a questa zavorra. Il merito inteso come la vera forma di uguaglianza, l’interventismo statale da superare (vedi il passaggio su Alcoa), l’articolo 18, definito una <coperta di Linus> che nasconde <le nostre inquietudini>, l’Europa, che non è la “zia” che ti obbliga a fare i compiti, ma l’opportunità per crescere. E poi abbassare le tasse e subito, non quando tutti le avranno pagate, come diceva il buon  Prodi, un diritto del lavoro semplice e più chiaro, ma che vada nella direzione di una maggiore mobilità, che non è precariato. Una laicità che non ha paura di dire: io sono cattolico, ma che poi pensa ai diritti di tutti i cittadini, gay compresi. E basta con quella sinistra immortalata nella foto del Palazzaccio, allergica al. Si possono avere nemici a sinistra? Ebbene sì. E’ il tentativo di affermare una visione  in economia, nel welfare, nella scuola, nei diritti, nel lavoro, nella politica industriale. A onor del vero, anche qui bisogna dire che ci aveva provato anche Veltroni al Lingotto. Con qualche “anche” in più. Diversamente da Veltroni, però, ha  rotto un altro tabù, questa volta simbolico e tipico di una certa sinistra: la meglio gioventù del ’68, la bella sinistra di Capalbio e della rivoluzione mancata.

3)     Non ha demonizzato il governo , ma  ha riconosciuto la lezione più grande che ci sta lasciando: un governo che finalmente decide. Senza tacere, però,  la sua più grande lacuna, quella di non indicare una speranza. Perché l’orizzonte ideale è qualcosa che non compete i tecnici. Anche qui ha ragione e in una frase ha smontato l’alternativa montiani/non montiani,  bis o governo politico. Si può  raccogliere l’eredità di  e fare meglio di lui. E lui si candida a farlo.

4)     Ha il coraggio di rivolgersi a tutti. Agli italiani. Non alla ridotta sicura e minoritaria, perciò destinata a perdere, della sinistra. Come fece Blair, come ha fatto Obama. Come ha provato a fare, all’inizio, Veltroni. Come fa chi vuole vincere, non solo partecipare. Ma non è solo questo. Si rivolge a tutti chi pensa che la propria proposta è davvero valida per tutti. Per il Paese. Perciò è vincente. Chi si mette nei panni di ciascuno e di tutti. Non chi pensa che gli altri si debbano adeguare alle tue  idee. Sembra una banalità. Eppure è quello che il Pd, oggi, non riesce a  fare. Peggio: non vuole fare. Quando Renzi dice: “Certo, voglio prendere i voti dei delusi di Berlusconi”, dice quello che un candidato intenzionato a vincere, e sicuro della bontà della propria proposta, dovrebbe fare. Prendere i voti degli altri. A meno che, come fa Bersani, non si pensi di delegare ad altri il compito. Tecnica che, come si vede in questi giorni, non è molto affidabile. Visto che gli altri (Casini) giustamente fanno gli affari loro e i voti non li prendono per darli gratis a qualcun altro che poi li usa come vuole.

5)     Ha saccheggiato Obama, è vero. Intanto nel modello: suscitare il protagonismo di chi lo segue. Non imporre una ricetta dall’alto, secondo la lezione gramsciana dell’elité che guida il Paese.  I comitati, il programma messo in rete, sono la strada vincente. L’unica, anzi, possibile nel 2012. Certo, c’è molto di strategia comunicativa. Ovviamente il programma verrà deciso (spero) in altro modo. Ma la via dei comitati, di una campagna che coinvolga davvero milioni di persone normali, è un fatto reale. Ed è l’unica via per cambiare davvero. E vincere. Si vince con gli italiani, non coi militanti. Si vince se appassioni chi, finora, non si era appassionato. Prodi nel ’96, Berlusconi nel ’94 hanno vinto così.

6) Ha saccheggiato Obama, bisogna dirlo, perfino nelle espressioni. La politica come depositaria dei sogni è una citazione del discorso che il presidente americano fece per l’attentato della senatrice Giffords, parlando proprio di un bambino. L’Italia di Niccolò, di Fernando, di questo e di quell’altro è un artificio retorico usato da Obama nel discorso di Boston.

7)     Gli avevano chiesto contenuti, qualcosa è  arrivato. Renzi ha indicato una prospettiva riformista e liberale. Il contrario di quella indicata dai Giovani Turchi, per capirci.

8)     Mancano ancora, però, le ricette. Indicata la prospettiva, ora va declinata. Nel modo più semplice, ma anche più concreto possibile. Abbassare le tasse, va bene. Ma come? Non bastano gli hacker per scovare gli evasori. Far valere il merito nella pubblica amministrazione o nella scuola è giusto. Ma come? Più asili nido. Perfetto. Come? Basta coi soldi pubblici regalati alle multinazionali. Giusto. Ma come si fa una riconversione industriale del Paese a costo zero? Perché questa è la sfida di questo tempo. Crescita a costo zero. Insomma, sul cosa, ci siamo. E non era scontato. Suldove, anche. Va chiarito meglio il come.

9)     Detto questo, Renzi brucia, per ora,  i competitor sul campo. Come linguaggio, come prospettiva, come impronta, come capacità di unire, cioè di parlare a tutti. Non significa che basterà. Perché le  sono una competizione interna. Molto dipenderà dalle regole. E, diciamolo chiaro e forte, da quello che accadrà dentro i seggi, una volta chiusa la votazione. Dipende anche da quanti “difensori del voto”, per dirla con Berlusconi, metterà in campo Renzi. Sono  del centrosinistra, del Pd, non del Viminale. Ma la sfida è aperta.

10)     Dimenticavo: la rottamazione. Oggi si è capito che non c’è solo questo nella proposta di Renzi. La necessità del ricambio (<non c’è solo la classe del 1968>, <credono di essere solo loro la meglio gioventù>) non è solo un argomento “grillino” che fa presa in tempi di rabbia contro i partiti. Renzi chiede spazio e facce nuove perché dà voce a una generazione che, legittimamente, vuole governare, essere al comando. Che si è stufata di essere considerata la generazione dei “giovani”, di quelli che devono aspettare se mai qualcuno si farà da parte. Di quelli che possono farcela solo se cooptati, raccomandati, segnalati, aiutati da qualche buon uomo. Se no, non resta che emigrare. Vale nella politica come in tutto il resto della società. Renzi dice: siamo grandi abbastanza per prendere le redini. E ce le prenderemo. Da noi. E’ una premessa, vero. Una condizione. Ma in un Paese immobile come il nostro, dove è considerato autorevole solo chi ha superato i 60 anni e dove intere generazioni sono escluse dai posti che contano, è una battaglia sacrosanta.

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  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Tutta la considerazione su Renzi mi sembra contestabile ; è solo lui che sa legare il particolare al tutto? Mi pare che sia di tutti gli uomini politici intelligenti, come la capacità di fare sentire protagonisti gli elettori. Per l’art.18 tutto si può dire tranne che sia una coperta di Linus: ha fatto da barriera ai soprusi di chi ha più potere, in genere il datore di lavoro. E se no, perché è stata una delle battaglie portate avanti con più accanimento dai padroni, se proprio non vuole dire più niente? Un’altra accusa che mi sembra irrealistica è la ” laicità” del PD , che mi sembra sia stata ampiamente dimostrata, come la volontà di dare alle coppie di fatto gli stessi diritti di quelle legalizzate. Mi pare che la sinistra o meglio il PD non abbia affatto demonizzato Monti, anzi sia l’alleato più leale dell’attuale premier, a cui si riconosce di essere un uomo onesto e di avere risollevato la considerazione dell’Italia in Europa e nel mondo. Però la sinistra, i veri democratici e anche i moderati credo che vogliano cose diverse : va bene pagare le tasse, ma facciamo di più perché le paghino tutti e in modo proporzionale al reddito ; mettiamo più forza nel combattere la corruzione e facciamone un punto di importanza fondamentale nel futuro governo, non abbassiamo le tasse indiscriminatamente ( si è visto il risultato dell’abolizione dell’ICI da parte di Berlusconi), ma adoperiamole per rafforzare il Welfar, non indeboliamo i servizi che lo Stato offre ai cittadini, ma riformiamoli davvero, non come si fa ora con tagli indiscriminati , senza riuscire a togliere in questo modo sprechi e abusi. E’ ovvio che ha fatto bene Monti a decidere, perché quello è il compito che gli è stato affidato, ma la sinistra progressista sa decidere, anche se in modo diverso da Monti, quando ha avuto i numeri, purtroppo pochi e per poco tempo, per poterlo fare. Non credo che ci sia stato mai nella sinistra il pensiero che si è credibili solo se si sono superati i sessant’anni e neppure credo che uno sia credibile solo perché è giovane. I cosiddetti sessantottini, al di là dei miti, sono in genere persone che hanno vissuto senz’altro un’epoca straordinaria, hanno fatto una esperienza importante, ma non si sono mai permessi, nella stragrandissima maggioranza dei casi, di considerarsi ” la meglio gioventù” anche quando erano giovani per età anagrafica. E poi, questa sciocchezza dei vecchi e dei giovani : io credo che abbiamo bisogno, in un partito popolare, sia dell’esperienza dei ” vecchi” che della energia dei ” giovani”, a parte che vecchi e giovani lo si può essere a tutte le età. Inoltre che cosa vuole dire Renzi quando afferma che se perderà le primarie,metterà i suoi voti con quelli del vincitore? Ricordiamoci che stiamo parlando di primarie, in cui è logico che chi perde tiene comunque per chi ha vinto, senza fondare un altro partito. ça va sans dire! Con amore per tutti coloro che vogliono cambiare in meglio l’Italia. Una giovane vecchietta.

  2. nemo scrive:

    Per uno come me, più vecchio della ‘giovane vecchietta’, è ‘naturale’ concordare con Donatella. Ma l’ agitarsi del Renzi e di altri candidati alle primarie non mi scalda ‘ i motori ‘. Non mi riesce proprio di ‘seguirli ‘ ( più ‘simpatica’ però la Puppato ) anche nelle loro elucubrazioni e contorsioni. Sono per Bersani e confido ( ancora una volta ) nella saggezza e nella maturità ( ? ) dei votanti. Posizione, la mia, molte volte smentita dai fatti ma che dire …. persevero ( e come si sa, è ‘diabolico’ )… Vieremu ….

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