questo volto cosi’ fiducioso di giovinetta…
è già “quasi” un destino…(chiara)
su google:
http://www.sylviaplath.altervista.org/biografia.htmda:
chiara: ai commenti fatti nel testo che riproduco, senza altro “volenterosi”, dedico —a bassa voce—-senza che mi sentano—questi versi di Emily Dickinson:
“Ad un cuore spezzato/ nessun cuore si volga/ se non quello che ha l’arduo privilegio/ d’avere altrettanto sofferto.”
Pecore nella nebbia
Le colline digradano nel bianco.
Persone o stelle
mi guardano con tristezza, le deludo.
Il treno lascia dietro una linea di fiato.
Oh lento
cavallo color della ruggine,
zoccoli, dolorose campane.
E’ tutta la mattina che
la mattina sta annerendo,
un fiore lasciato fuori.
Le mie ossa racchiudono un’immobilità, i campi
lontani mi sciolgono il cuore..
Minacciano
di lasciarmi entrare in un cielo
senza stelle né padre, un’ acqua scura.
2 dicembre 1962, 28 gennaio 1963
Si suicida l’ 11 febbraio dello stesso anno.
Biografia
Nata a Boston, nel 1932, Sylvia Plath rivelò ben presto la sua predisposizione alla poesia. Nell’estate del 1953
ci fu il primo serio tentativo
di suicidio: dopo aver ingerito
un intero flacone di sonniferi
fu trovata in fin di vita dal fratello,
nascosta nello scantinato di casa.
Ricoverata, subi l’elettroshock
come un’esperienza terribile ed atroce.
Il racconto di quell’estate è stato
da lei romanzato nello splendido
(ed unico) romanzo che abbia mai
scritto: “La campana di vetro”.
Una borsa di studio la portò in
Inghilterra e a Cambridge; conobbe
e sposò il poeta Ted Hughes,
con cui ebbe due figli.
Nel 1962 la separazione dal marito
(che aveva un amante). Nel 1963 il suicidio.
Approfondimento
Frieda Rebecca nascerà il 1 aprile 1960.
Il 6 febbraio 1961 Sylvia ebbe un aborto
spontaneo che trasporterà nella poesia
Parliament Hills Fields. Nicholas Farrar
nascerà il 17 gennaio 1962. Il 18 maggio
dello stesso anno Sylvia Plath e Ted Hughes
conosceranno i loro vicini, il poeta David Wevill
e Assia Gutman: tra Assia e Ted scatterà
un’attrazione immediata, lo riconoscerà
35 anni dopo, Ted, nelle sue Lettere
di Compleanno; se ne rende conto Sylvia
subito e il giorno dopo scriverà Event
e Rabbit Chatcher. Tra giugno e luglio
del 1962 Assia e Ted diventeranno amanti,
il 9 luglio Sylvia affronterà Ted,
prenderà i bambini e andrà via di casa,
dirà in seguito a proposito:
“Quando dai a qualcuno tutto il tuo cuore
e lui non lo vuole, non puoi riprenderlo indietro.
Se ne è andato per sempre”. La separazione da Ted
e il dolore non verranno più confidate ai Diari
, ma alle Letters Home (di difficile reperibilità in Italia)
destinate alla madre e al fratello. Il 1962 e
i mesi precedenti al suicidio segneranno
il periodo più prolifico di Sylvia, tanto che
alla madre scriverà: “(…) sono una scrittrice
di genio:ce l’ho dentro. Sto scrivendo le poesie
migliori della mia vita; mi daranno la fama”.
L’8 febbraio dell’anno dopo Ted cercherà
una riconciliazione, nessuno saprà cosa accadde.
L’11 febbraio Sylvia si toglie la vita.
Breve profilo biografico
“Per me il presente è l’eternità e l’eternità
è sempre in movimento, scorre, si dissolve.
Questo attimo è vita. E quando passa, muore.
Ma non si può ricominciare a ogni nuovo attimo,
ci si deve basare su quelli già morti.
È un po’ come le sabbie mobili…
senza scampo fin dall’inizio.
Un racconto, un quadro, possono
far rivivere un poco la sensazione,
ma mai abbastanza, mai abbastanza.
Niente è reale, eccetto il presente,
e io mi sento già soffocare sotto il peso
dei secoli. Un centinaio di anni fa una
ragazza ha vissuto come vivo io.
Poi è morta. Io sono il presente,
ma so che anch’io me ne andrò.
L’istante sublime, la fiamma che consuma
arriva e subito scompare: sabbie mobili,
sempre. E io non voglio morire”.
Ma l’ansia, la depressione, un oscuro male
di vivere la portarono al primo tentativo
di suicidio:
“Ho paura di affrontare me stessa.
Stanotte ho tentato di farlo.
Mi auguro di cuore che ci sia qualche
essere assoluto, qualcuno su cui
contare affinché mi valuti e mi dica la verità”.
Che cosa porta una donna giovane e bella,
intelligente e sensibile a desiderare la morte?
Qual è la molla che spinge chiunque a cercare
un lungo sonno pacificatore?
La ricerca della perfezione?
L’incapacità di trovare un proprio ruolo
all’interno di una vita già predisposta
e pianificata? L’essere soli con un malessere
duro, ostinato, incondivisibile?
Che si tratti di Sylvia o di qualunque altra donna
o uomo, le domande sono inutili ed
anche le risposte non servono. E la conoscenza
del dolore spesso è un fardello
troppo pesante da portare da sole.
Per conoscere davvero questa straordinaria
poetessa si può accedere con frutto
ai “Diari” di Sylvia Plath, con una prefazione
di Ted Hughes, è pubblicati da Adelphi.
L’unica raccolta di versi pubblicata in vita
è “Il colosso”. Le raccolte “Ariel”,
“Attraversando l’acqua” e “Alberi invernali”,
che raccolgono la sua migliore produzione poetica,
sono state pubblicate postume.
– Sylvia Plath, Diari, Adelphi; Recensione
– Sylvia Plath, Lettere alla Madre (1950-1963), Guanda; Scheda
Purtroppo non sono mai giunte in Italia
le singole raccolte poetiche: tutte le poesie sono
state pubblicate in toto in un meridiano
della Mondadori. Singolarmente si può accedere
alle traduzioni di Giovanni Giudici e a quelle (splendide) di Amelia Rosselli (entrambe le raccolte pubblicate sempre dalla Mondadori).
Biografie in Italiano
Il lettore italiano può accedere con frutto alle seguenti biografie:
– Anna Stevenson, Vita di Sylvia Plath, Mondadori; Scheda
– Stefania Caracci, Sylvia, Edizioni e/o; Recensione
– Stefania Caracci, Sylvia Plath e i giorni del suicidio, Edizioni e/o; Recensione
– Erica Wagner, Sylvia e Ted, La Tartaruga; Recensione. Segnalo anche la scheda del volume presso l’editore: Scheda
– Ted Hughes, Lettere di compleanno, Mondadori; Scheda
Il suicidio della Plath,
così come descritto dalla
biografia della Caracci
“Poco prima dell’alba, qualche luce fende l’oscurità,
lame oblique sulle ombre che s’addensano
per le strade vuote e le corrono incontro.
Sopraffatta, Sylvia non regge più alla tentazione.
Per favore chiamare il dottor Horder, scrive
su un biglietto con il numero telefonico
del medico, che attacca alla carrozzina di Nick,
giù in fondo alle scale, dietro il portone d’entrata.
Quindi sale in casa e prepara pane e burro e
due tazze di latte che posa sul comodino
nella camera dei bambini. Apre la finestra,
benché l’aria sia fredda, e chiude bene la porta.
Sigilla ogni fessura con nastro isolante e
asciugamani arrotolati, poi scende sicura
verso la cucina, dove si chiude dentro,
isolandosi dall’esterno con lo stesso sistema.
Apre lo sportello del forno, aggiusta un panno
sul ripiano per accomodare la testa e dopo aver
aperto la manopola del gas, si inginocchia e
affonda il viso sul morbido, gli occhi nel buio.”
E’ difficile commentare, o solamente parlare, di una tragedia simile. La cosa più tremenda è che questa poetessa, scrittrice, madre, donna non abbia avuto nessuno vicino che riuscisse a rompere la tremenda solitudine di cui si era o era stata fatta prigioniera.