11 agosto 2013 ore 11:03 DAL BLOG DI NEMO CINELIBRI.IOBLOGGO “DAI GRECI AL FEMMINISMO…” DI MARINO NIOLA

[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2013/08/Consolations-No.1_-by-Jorge-Bolet-Franz-Liszt-HQ-Audio1.mp3|titles=_Consolations No.1_ by Jorge Bolet (Franz Liszt) (HQ Audio)[1]]

 

Niola (1953) è attualmente professore di Antropologia dei simboliAntropologia delle arti e della performanceMiti e riti della gastronomia contemporanea presso l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa.

 

 

Marino Niola: ………. Dai Greci al femminismo così un’ abitudine diventa controcultura ….

06
AGO
2013

“””…[…] Nella città ideale, dice il filosofo del conosci te stesso (Socrate), si vivrà in letizia mangiando cereali, legumi, miele, frutta e verdura. Niente più guerre espansionistiche e niente spargimento di sangue innocente. Portando a casa un triplo risultato. Politico, dietetico e soprattutto etico. Deve pensarla così anche quel sei per cento di nostri connazionali che, secondo un recente sondaggio Eurispes, ha già scelto di rifuggire le tentazioni della carne. La stragrande maggioranza lo fa per amore degli animali, il resto per ragioni di salute. E non è un caso che siano soprattutto le donne più alfabetizzate a convertirsi alla proteina non violenta. In realtà l’ opzione erbivora è da sempre un’ obiezione di coscienza alimentare. E le sue ragioni sono troppo complesse e nobili per essere solo fisiologiche. […] La pratica vegetariana è dunque il controcanto nutrizionale di una filosofia. È una moratoria alimentare in nome dei diritti del vivente. Così la vedeva Pitagora, che nella storia dell’ Occidente è senza ombra di dubbio il padre nobile dellagreen diet. Al punto che fino all’ Ottocento, qualunque regime privo di carne si chiama semplicemente pitagorico. […] E che la carne abbia in sé qualcosa di cruento lo dice la parola stessa. Che deriverebbe da una radicekru che ha anche a che fare con la crudezza, la crudeltà, la durezza, la morte. Un’ etimologia che mette d’ accordo le fedi vegetariane antiche e moderne.  Dai Pitagorici agli Gnostici, dai Catari alle femministe come Carol Adams. Che nel suo best seller The sexual politics of meat ( Le politiche sessuali della carne ) considera gli animali, esattamente come le donne, vittime di un dominio maschile che ha il suo emblema nel consumo di carne.  E dunque rifiutare tartare e barbecue significa rimettere in discussione i fondamenti del patriarcato. Che, facendo della donna la preda dell’ uomo, finisce per alimentare un immaginario porno-gastronomico che assimila parti del corpo animale e parti del corpo femminile. Così il dominio sulle une diventa lo specchio del dominio sulle altre. Come dire che la virilità ha sempre voglia di carne. […]. …”””

 

( da Dietologie.4 Orgoglio vegetariano di Marino Niola, la Repubblica di Lunedì 5 Agosto 2013 )

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1 risposta a 11 agosto 2013 ore 11:03 DAL BLOG DI NEMO CINELIBRI.IOBLOGGO “DAI GRECI AL FEMMINISMO…” DI MARINO NIOLA

  1. D 'IMPORZANO DONATELLA scrive:

    Se si pensa agli animali come esseri che hanno lo stesso nostro diritto di stare sulla terra, non si può che essere vegetariani.

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