13 aprile 2014 ore 22:41 CARO EUGENIO SCALFARI, A TE NON PUO’ IMPORTARE, NON FA NIENTE, MA IO “NON POTREI VIVERE SENZA LE TUE PREDICHE” E, PER CERTI VERSI, ANCHE DEI TUOI LIBRI…OGGI MI FAI RISORGERE IL GIUSTI, CHE AVEVO DIMENTICATO DEL TUTTO, TALLEYRAND, FRANCAMENTE, L’AVREI CHIAMATO “ABILISSIMO” PERCHE’ IN QUESTO C’ERA GIA’ TUTTO SENZA DOVER OFFENDERE—MA POI QUELLO CHE DICI – SEMPRE CON BUON SENSO–SULLE RIFORME, RENZI ECC. E’ RIUSCITO A “METTERE INSIEME” I MIIE PEZZETTI SPARSI—CIAO, RICORDATI CHE 90 PER UNO COME TE, NON SONO CHE LE PRIME PRIMAVERE! CIAO, CHIARA

Prima
GIRELLA EMERITO DI MOLTO MERITO
EUGENIO SCALFARI
REPUBBLICA DI OGGI
VE L’HO GIA’ MOSTRATO QUI COME E’ BRUTTO! eD ERA AL LICEO CON CALVINO E C ON ALTRI CHE HO CONOSCIUTO, TRA CUI ELIANO, ZIO MATERNO, MA TUTTI QUESTI PARLAVANO DI CALVINO, NON DI LUI…. CHISSA’ DA CHE FAMIGLIA VENIVA,  —NON ALLUNGO – LUI SEMBRA PROPRIO IL CLASSICO PEDANTE, GIACCA E CRAVATTA, OCCHIALI NERI ORRENDI…SEMBRA PRONTO A FARE IL TRAVET ETERNO. LO SGUARDO SEMBRA GUARDARE LONTANO…MA POTEVA NON VEDERCI BENE, TANTO CHE PORTA GLI OCCHIALI…   QUELLO CHE E’ CERTO E’ CHE, PUR PARTENDO COSI’ MALE, SOTTO SPOGLIE NASCOSTE, ERA UN BUON VINO, PER NON DIRE ECCELLENTE…E’ COME SEAN CONNERY CHE OGGI E’ MILLE VOLTE PIU’ BELLO-INTERESSANTE DI QUANDO AVEVA QUELLA FACCIA DA SAPONETTE PALMOLIVE E FACEVA JAMES BOND—// COSI’ SEI TU, CARO EUGENIO: QUANTE ESPERIENZE, QUANTI RISCHI E CHE VITA VITA (NON DIETRO AD  UN VETRO) PER TRASFORMARTI COSI’—DOMANI MI CHIEDERO’ SE TI STO MITIZZANDO, MA SOLO DOMANI: STASERA HO BISOGNO DI UN MODELLO-MAESTRO DI IDENTIFICAZIONE LUCCICANTE—IO SONO SPENTA…” TUTTI DICONO CHE SONO SMORTINA, MA E’ L’AMORE, E’ L’AMORE CHE MI ROVINA…” LA SAPETE?

ILTITOLO  dell’articolo che state leggendo è l’inizio d’una poesia di Giuseppe Giusti, “Il brindisi di Girella”, dedicato dall’autore — pensate un po’ — a Talleyrand, una delle teste più fini e più ipocrite della diplomazia europea ai tempi di Napoleone. Vale la pena di leggerla tutta, quella poesia, perché descrive argutamente e crudelmente i vizi della politica di tutti i tempi e di tutti i Paesi, in particolare dell’Italia della sua epoca (gli anni Trenta dell’Ottocento) ed anche e più che mai dell’Italia di oggi. Si attaglia a molti dei leader attuali, da Berlusconi a Grillo, a Renzi e a molti “rottamati” e a loro volta rottamatori.
Ne cito alcuni versi che rendono con particolare efficacia lo spirito di tutto il componimento: «Barcamenandomi / tra il vecchio e il nuovo, / buscai da vivere / di farmi il covo. / La gente ferma, / piena di scrupoli, / non sa coll’anima / giocar di scherma, / non ha pietanza / dalla Finanza. / Io, nelle scosse / delle sommosse / tenni per àncora / d’ogni burrasca / da dieci o dodici / coccarde in tasca. / Quando tornò / lo statu quo, / feci baldorie, / staccai cavalli, / mutai le statue / sui piedistalli. / E adagio adagio / tra l’onde e i vortici / su queste tavole / del gran naufragio / gridando evviva / chiappai la riva. / Viva Arlecchini / e burattini / evviva guelfi / e giacobini / viva gli inchini / viva le maschere / d’ogni paese / evviva il gergo / e chi l’intese».
Giusti amò la patria in tempi in cui l’Italia era ancora serva dell’Austria e di signorie austriacanti. Lottò per l’indipendenza e la libertà, conobbe Mazzini, fu amico di d’Azeglio e di Gino Capponi.
SEGUE A PAGINA 27
FU UNO spirito ribelle e un grande poeta satirico non solo della politica ma anche del costume. Morì di tubercolosi a 41 anni. Ce ne fossero ancora di persone come lui.
*** In queste settimane, che sono già di campagna elettorale per le Europee del 25 maggio, i temi dominanti sono due: la politica economica e la riforma costituzionale del Senato. Cominciamo dal primo.
Federico Fubini su Repubblica dell’8 aprile ha già esaminato la manovra del governo e le coperture, rilevandone alcuni aspetti positivi ed altri ancora alquanto dubitabili, specialmente per quanto riguarda le coperture che dovranno finanziare le spese previste. Nel frattempo nuove notizie si sono aggiunte a quelle allora disponibili e un approfondimento è necessario.
Anzitutto c’era la scelta del come destinare il taglio del cuneo fiscale: se diminuire l’Irap sulle imprese o invece diminuire l’Irpef sui lavoratori dipendenti che abbiano un reddito minore di 25mila euro annui lordi.
Molti osservatori “neutrali” e cioè non influenzati dagli interessi della Confindustria, ritengono che lo sgravio dell’Irap avrebbe prodotto un effetto anticiclico nettamente superiore a quello d’uno sgravio dell’Irpef. Personalmente sono dello stesso parere, ma è evidente che il bonus nella busta paga dei lavoratori dipendenti era più efficace dal punto di vista elettorale. Purtroppo gran parte degli 80 euro di bonus mensile sarà compensata dagli aumenti dell’imposta sulla casa e dalla maggiorazione delle imposte comunali consentita dal governo. Ma i vantaggi politico-elettorali restano e Renzi fa bene a perseguirli perché i risultati delle elezioni europee avranno conseguenze decisive sui partiti e sul prestigio del vincitore non solo in Italia ma anche in Europa.
Purtroppo però le coperture non sembrano affatto solide. I 6-7 miliardi di euro che diventeranno 10 nel 2015, destinati al bonus in busta paga dovrebbero essere coperti per 3 miliardi da tagli della “spending review”, per 1 miliardo dall’imposta sulle banche e per 2,6 miliardi dall’Iva proveniente dai pagamenti dei debiti alle aziende creditrici.
Tuttavia l’imposta sulle banche è “una tantum” e quindi non si rinnova nel 2015; il taglio della “spending” non si sa ancora su quale capitolo sarà effettuato ed è quindi possibile che anche quello avvenga su una partita che si esaurisce a taglio effettuato senza rinnovarsi nell’anno successivo. Infine l’Iva riguarda pagamenti che saranno effettuati alla fine di quest’anno e sarà disponibile soltanto nel 2015; usarla a partire dal prossimo maggio significa anticiparla a carico del fabbisogno aumentando ulteriormente il rapporto del debito sovrano con il Pil. Ma non solo questo: il gettito dell’Iva pagato dalle aziende che riescono a incassare finalmente i loro crediti pregressi dall’amministrazione pubblica dovrebbe in pura teoria esser prodotta dalla liquidazione di debiti tra i 20 e i 30 miliardi; la mancata certificazione dei crediti ridurrà però con molta probabilità il monte dei pagamenti ad una cifra estremamente più bassa, non superiore secondo le previsioni ai 7 miliardi e forse meno. Una cifra di quest’ammontare è ben lontana dal produrre un’Iva come quella necessaria per finanziare il taglio del cuneo fiscale.
Tutte queste considerazioni arottenuto rivano alla conclusione che la copertura è insufficiente e comunque in contrasto con le regole europee che escludono l’“una tantum” se si tratta di finanziare spese destinate a riprodursi negli anni successivi. È vero che alcuni membri della Commissione europea hanno dato il loro consenso agli annunci di riforme strutturali per la crescita, ma si tratta di annunci e non sappiamo quale sarà il giudizio definitivo dell’Ecofin quando l’insieme della manovra sarà finalmente tradotto in articoli di legge. Dovrebbe avvenire martedì prossimo. Vedremo, sperando che si avverino i versi del “Brindisi di Girella”: «Viva arlecchini / e burattini / viva i quattrini! / Viva le maschere / d’ogni paese, / le imposizioni e l’ultimo del mese ». *** La riforma del Senato: argomento quanto mai arduo perché non riguarda la contingenza politica ma l’architettura costituzionale, che è tutt’altra cosa.
Desidero anzitutto prendere atto di quanto nei giorni scorsi hanno dichiarato ed anche scritto sul nostro giornale Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky. Gli era stata attribuita da varie parti politiche e giornalistiche ed anche da me una posizione di rifiuto ad ogni riforma costituzionale che riguardasse il Senato. Non è così, abbiamo capito e riferito male. La loro posizione è disponibile a rivedere le competenze del Senato e in particolare a concentrare sulla sola Camera dei deputati il potere di dare o negare la fiducia al governo e di votare la legge sul bilancio dello Stato. Per quanto mi riguarda mi scuso dell’errore compiuto e sono lieto che anche personalità del loro spicco giuridico siano favorevoli a metter fine all’evidente imperfezione del bicameralismo perfetto del quale il nostro Paese è afflitto da quando fu votata la Costituzione nel 1947.
Mi trovo anche d’accordo (l’ho già scritto domenica scorsa) sul fatto che i senatori debbano essere eletti con apposita legge e in numero minore di quello attuale. Se così non fosse e il Senato fosse composto soltanto da governatori e consiglieri regionali nonché sindaci e consiglieri comunali con una sorta di elezione di secondo grado, la conseguenza sarebbe che l’opposizione del Movimento 5Stelle verrebbe completamente tagliata fuori ed anche Forza Italia, Sel, Centro democratico e Nuovo centrodestra sarebbero talvolta assenti o presenti in modesta misura, mentre il Pd farebbe il pieno.
Non citerò altri passi del Girella, ma questo modo di procedere è del tutto inaccettabile e stupisce che i “berluscones” non siano unanimi del respingerlo. Se così sarà evidentemente Berlusconi avrebbe da Renzi delle contropartite personali alla faccia degli interessi (in questo caso legittimi) del suo partito.
Il mio parere sulle competenze del Senato l’ho già manifestato domenica scorsa: in una fase in cui i poteri dell’esecutivo dovranno aumentare per mettersi al passo con l’emergere dell’economia globale e della concorrenza tra Stati di dimensioni continentali, i poteri di controllo del potere legislativo e in particolare del Senato che non vota la fiducia, non possono e non debbono diminuire, anzi debbono essere accresciuti. Si rafforza il potere esecutivo e al tempo stesso deve rafforzarsi il potere di controllo che non può esser affidato a senatori eletti in secondo grado ma direttamente dal popolo sovrano.
Aggiungo che la conferenza Stato-Regioni e quella Stato-Comuni costituiscono già la sede più idonea per affrontare e risolvere le questioni del governo del territorio e i rispettivi poteri che lo esercitano. Naturalmente anche il Senato può e deve occuparsi delle autonomie assegnate agli enti locali ma questa importante funzione non è la sola e forse neppure la principale nel ruolo complessivo della Camera Alta.
I problemi inerenti alla riforma del Senato non tollerano di essere blindati. Quando si mette in discussione l’architettura costituzionale anche la disciplina di partito cede il posto alla libertà dal vincolo di mandato tutelata dalla Costituzione specie quando si affrontano argomenti di questa natura.
C’è un ultimo tema: riguarda i guai con la giustizia dei sodali Dell’Utri e Berlusconi, che fondarono insieme Forza Italia, e chissà quali segreti custodiscono sull’atto di nascita di quel partito. Il primo è stato arrestato, latitante, in un albergo di Beirut — in passato rifugio dorato di tanti fuggiaschi eccellenti — e ci auguriamo che vengo presto consegnato alla giustizia italiana. Il secondo sta aspettando di conoscere la pena sulla base della sentenza che nel 2013 l’ha condannato a 4 anni, tre dei quali coperti da indulto, e l’ultimo ridotto a 10 mesi e mezzo.
Il giudice di sorveglianza della Corte d’appello di Milano ha preannunciato che emetterà al sua ordinanza entro martedì prossimo ma il Procuratore generale che rappresenta la pubblica accusa si è già allineato alle richieste degli avvocati difensori e cioè l’affidamento ai servizi sociali. Sembra molto improbabile che il giudice si discosti dalle richieste della pubblica accusa. La soluzione sarebbe questa: la pena si ridurrà a quattro ore settimanali di lavoro sociale (si vedrà quale), dopo di che il “condannato” sarà pienamente libero di muoversi purché non esca dalla regione nella quale avrà fissato la sua residenza e rincasi entro le ore 23. Potrà muoversi liberamente, andare in televisione, comiziare come vuole e dove vuole (nella suddetta regione). Di fatto parteciperà alla campagna elettorale con il solo divieto a candidarsi lui stesso. Un padre della patria, come di fatto è stato riconosciuto dal Pd, non poteva ottenere di meno, non è vero? E un trattamento del genere sarebbe concesso ad un qualunque cittadino ritenuto colpevole di frode fiscale nei confronti dello Stato con condanna definitiva? O c’è in questo caso una discriminazione che potrebbe in futuro essere invocata da chiunque in nome dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge?
«Viva Arlecchini / e burattini / e giacobini / viva le maschere / d’ogni paese».
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Lo sgravio dell’Irap avrebbe prodotto un effetto anticiclico nettamente superiore a quello d’uno sgravio dell’Irpef I poteri di controllo del potere legislativo e del Senato che non vota la fiducia non debbono diminuire
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  1. nemo scrive:

    Concordo, cara Chiara. Giusti ( e Leopardi ) avevano già capito tutto di noi italiani ….

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