Le origini adattative della violenza degli scimpanzé
Cortesia John Mitani
Fra i primati, solo gli scimpanzé – oltre agli esseri umani – ingaggiano scontri letali fra gruppi di conspecifici. L’analisi di cinquant’anni di osservazioni di 18 comunità selvatiche mostra che questo comportamento non è dovuto a interferenze umane ma è un strategia adattativa naturale, legata alla competizione per le risorse e la riproduzione (red)
Cortesia Ian Gilby
Molte specie di primati non umani hanno rapporti ostili con i gruppi limitrofi e alcune difendono collettivamente i confini dei loro territori. Ma questi scontri raramente provocano lesioni gravi o uccisioni: attacchi di gruppo letali sono stati documentati solo tra gli scimpanzé, che, insieme ai bonobo, sono i primati a noi evolutivamente più vicini.
Nello studio i ricercatori hanno valutato i fattori che erano in correlazione con le uccisioni osservate – in tutto 152, avvenute in 15 dei 18 gruppi di scimpanzé – scoprendo che erano più comuni nelle comunità di scimpanzé delle regioni orientali dell’Africa, cioè quelle meno interessate da interferenze umane di qualsiasi tipo.
Gli autori degli episodi di aggressione erano invariabilmente maschi che agivano in gruppi, e le vittime erano principalmente maschi e piccoli di altre comunità. Quando venivano uccisi i piccoli, il più delle volte erano stati catturati in circostanze in cui gli assalitori avrebbero potuto uccidere anche la madre, ma non l’hanno fatto.
I modelli di aggressione letale in Pan – scrivono gli autori – mostrano una scarsa correlazione con l’interferenza dell’uomo, ma sono invece spiegabili dall’ipotesi adattativa: quando i costi dell’uccisione sono bassi, è un mezzo per eliminare i rivali che aumenta l’accesso a risorse come il territorio, il cibo o le compagne, aumentando le probabilità di sopravvivenza e riproduzione degli aggressori.
Alcuni maschi di un gruppo della comunità di Ngogo si confrontano con vocalizzazioni con un altro gruppo. distante e non visibile. (Cortesia Jphn Mitani) I ricercatori sottolineano che questo risultato non suggerisce affatto che la propensione umana a uccidere altri esseri umani sia “cablata” e inevitabile: “Vi è una notevole variazione nei tassi di uccisione tra gli scimpanzé che vivono in diverse popolazioni; quindi, anche negli scimpanzé uccidere non è inevitabile”, ha detto John Mitani, uno degli autori dello studio.
In tre delle comunità di scimpanzé osservate, infatti, non si è verificata alcuna aggressione letale in ben cinquant’anni e lo stesso vale per tutte le comunità di bonobo, fra le quali è stato registrato un solo caso di morte sospetta. E’ noto che i bonobo hanno uno spirito spiccatamente gregario e collaborativo, ma anche i gruppi di scimpanzé in cui non si sono rilevate aggressioni mortali erano caratterizzati da un alto livello di cooperazione.
“Inoltre, naturalmente, siamo esseri umani e non scimpanzé – ha concluso Mitani – e abbiamo la capacità di plasmare e modificare il nostro comportamento in modi che loro non hanno. Sfruttando questa capacità siamo in grado di alleviare molte, considerevoli sofferenze umane.”
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