22:15 SEMPRE FONDAMENTALE DA NEMO ::VINCENZO VISCO::: BISOGNA CORREGGERE LA RIFORMA DEL SENATO ANCHE GUARDANDO AI PAESI DEL G8— E A 15 PAESI DEL G20

 

Vincenzo Alfonso Visco (Foggia18 marzo 1942) è un economistapolitico italiano, più volte ministro della Repubblica. È stato ministro delle Finanze dal 1996 al 2000 (governi: Prodi ID’Alema ID’Alema II; lo era già stato per pochi giorni soltanto nel 1993 con il governo Ciampi), ministro del Tesoro e del Bilancio dal 2000 al 2001 (governo Amato II) e vice ministro dell’Economia con delega alle Finanze[1] dal 2006 al 2008 (governo Prodi II).

 

PERCHÈ BISOGNA CORREGGERE LA RIFORMA DEL SENATO
VINCENZO VISCO


CARO DIRETTORE, la questione della riforma del Senato merita un approfondimento soprattutto alla luce delle esperienze di altri Paesì. Così facendo parecchie indicazioni utili emergono sulle quali l’opinione pubblica non è stata probabilmente informata in misura adeguata.

La prima osservazione riguarda il fatto che i sistemi bicamerali sono la regola per i Paesi più grandi e più popolosi: sono bicamerali tutti i Paesi del G8 e 15 Paesi del G20; il 90% della popolazione mondiale risiede in Paesi a struttura bicamerale. Il motivo di fondo risiede nella necessità del governo della complessità che richiede una rappresentanza più articolata e riflessiva, e anche molto spesso l’elemento della rappresentanza territoriale gioca un ruolo rilevante.
Limitandoci ai principali Paesi europei: Regno Unito, Francia, Spagna e Germania, si può notare che in tutti il potere della Camera alta (Senato) è rilevante, anche se il peso politico della Camera bassa è maggiore e la sua posizione è destinata a prevalere in caso di conflitto tra le due istituzioni, grazie ad una seconda votazione che viene magari effettuata con una maggioranza qualificata, o mediante appositi meccanismi di conciliazione.
I Senati hanno di solito una composizione numerosa: in Francia i senatori sono 348 e i membri dell’assemblea nazionale 577; in Spagna i senatori sono 264 e i deputati 350; nel Regno Unito i Lord sono 764 rispetto a 650 membri dei Comuni, l’eccezione è rappresentata dalla Germania, dove i membri del Bundesrat sono 67 rispetto a 650 membri del Bundestag. Tuttavia va considerata la particolare struttura del federalismo tedesco che fa si che i membri del Bundesrat rappresentino i Länder e che di esso fanno parte di diritto i presidenti dei Länder stessi, ciascuno dei quali ha diritto di nominare, in base alla popolazione del Land un numero limitato di collaboratori (da 3 a 6) che diventano membri del Bundesrat, ma che sono tenuti a votare come il loro presidente. In sostanza siamo in presenza di un consesso di 16 membri (i presidenti dei Länder) che hanno diritto ad un voto ponderato in base alla popolazione.
La durata in carica dei Senati può essere diversa da quella delle Camere, e la durata in carica dei senatori può essere collegata alla durata della carica detenuta a livello locale.
I senatori di solito non votano la fiducia al governo, ma sono forniti di rilevanti poteri di controllo sull’operato del governo in funzione di riequilibrio dei poteri, e sono anche titolari di un autonomo potere di nomina in organismi di controllo e garanzia, e sono coinvolti nelle situazioni di conflitto istituzionale. Sul piano legislativo i Senato hanno minori competenze delle Camere, ma godono tuttavia di poteri e funzioni rilevanti e sono a pieno diritto inseriti nell’assetto istituzionale fondamentale del Paese.
Quanto alla nomina, si è già visto il caso della Germania, che, dal momento che i membri nominati non hanno autonomia di voto, può essere considerato — contrariamente alla vulgata prevalente — un esempio di elezione diretta (i presidenti dei Länder). In Francia il Senato viene eletto indirettamente da una platea di ben 150000 elettori di cui fanno parte i deputati eletti, i consiglieri regionali e di dipartimento e i consiglieri municipali in carica che rappresentano la grande maggioranza del corpo elettorale. In Inghilterra i Lord sono nominati a vita dalla Regina secondo le indicazioni e segnalazioni delle forze politiche. Nonostante i ridotti poteri politici la Camera dei Lord gode di grande prestigio e influenza in virtù della sua autonomia e terzietà. È comunque in corso un dibattito orientato a rendere elettivi i Lord in percentuali rilevanti (fino all’80%). In Spagna il Senato è prevalentemente eletto a suffragio universale (207 membri su 264), mentre gli altri sono nominati dai Parlamenti delle Comunità autonome.
In verità, salvo che per piccoli Paesi, l’elezione diretta appare più come la regola che l’eccezione e,contrariamente a quanto si sostiene in Italia, essa non sembra entrare in conflitto col principio che solo la Camera bassa è titolare del rapporto fiduciario col governo.

Come si colloca la riforma italiana in tale contesto? Non molto bene, in verità. Il nuovo Senato appare poco numeroso, con poteri molto limitati, ridotti considerevolmente nel paesaggio della legge alla Camera come ha sottolineato con garbo la presidente Finocchiaro nella sua relazione, eletto (compresi i sindaci) dai consigli regionali (e cioè su indicazione dei capogruppo delle forze politiche regionali) con la conseguenza che il sindaco di Roma può risultare escluso a beneficio di quello di Frosinone, Latina, o Rieti, dotato di ben poco prestigio ed autorevolezza, per cui può risultare poco dignitosa la permanenza in tale consesso dei senatori a vita eletti per chiara fama, o dei presidenti della Repubblica emeriti titolari di carriere politiche e personali di tutto rilievo.
Finché si è in tempo non sarebbe male introdurre le necessarie correzioni: aumento del numero dei senatori, elezione diretta prevalente, partecipazione di diritto dei presidenti delle Regioni e dei sindaci delle principali città, più 20 senatori di nomina presidenziale scelti con criteri di equilibrio politico, come proposto inizialmente dal ministro Boschi. In caso contrario, tra qualche anno dovremo probabilmente intervenire di nuovo.
L’autore è stato ministro delle Finanze e del Tesoro
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I sistemi bicamerali sono la regola per i Paesi più grandi e più popolosi:sono bicamerali tutti i Paesi del G8 e 15 del G20
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