17:53 ++++ LA STORIA DI KEVIN CARTER, UN FOTOGRAFO DELL’AFRICA DEL SUD, NATO NEL 1960 A JOHANNESBURG —SUICIDA “PER IMMENSO DOLORE” NEL 94 –AVEVA ANCORA 33 ANNI—

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi dispiace tanto. Il dolore della vita uccide la gioia al punto che la gioia non esiste più… depresso, senza soldi per mantenere i miei figli o per l’affitto… Sono perseguitato dalle immagini vive dei massacri, dei cadaveri, e dal dolore che ho visto… quello dei bambini che muoiono di fame, dei killer felici di sterminare…

 

 

 

La storia di Kevin Carter. Kevin è un giornalista e fotografo sudafricano, nato a Johannesburg il 13 settembre 1960….Insieme ad altri tre giornalisti (Greg Marinovich, Ken Oosterbroek e Joao Silva) diventa membro del cosiddetto Bang-Bang Club, un nome affibbiato dalla gente del posto ai quattro giovani perché, per svolgere al meglio il loro lavoro, si trovavano spesso in mezzo alle sparatorie. Lo scopo è riportare fedelmente attraverso i loro obbiettivi ciò che avviene in questi anni in Sudafrica, cercando di far emergere la verità, rischiando la vita per documentare gli orrori della guerra civile.

 

Kevin fotografa i momenti più orrendi del periodo di Governo di F.W. De Klerk, l’ultimo presidente bianco del Sudafrica dell’apartheid. Fa il suo lavoro di giornalista, ma, come dice lui stesso

 

Ero sconvolto vedendo cosa stavano facendo. Ero spaventato per quello che io stavo facendo. Ma poi le persone hanno iniziato a parlare di quelle immagini, così ho pensato che forse le mie azioni non sono state poi così cattive. Essere stato un testimone di qualcosa di così orribile non fu necessariamente un male.

 

 

 

Nel 1993 Kevin Carter si sposta in Sudan per rendere il mondo consapevole degli orrori che si stanno perpetrando in quel paese, dove la fame elimina letteralmente buona parte della popolazione e il Governo non riesce a trovare una soluzione più logica che armare il popolo per sfamarlo. Proprio qui il giovane fotografo scatterà la sua fotografia più famosa, quella che lo perseguiterà fino a condurlo al suicidio.Un’immagine che viene pubblicata per la prima volta il 26 marzo 1993 dal New York Times. 

La più famosa foto di Carter, comprata dal New York Times nel 1993. Gli valse il Pulitzer del 1994.

C’è una bambina, sei anni circa. Sta scappando alla ricerca di un rifugio. Tisica e gonfia per la denutrizione la piccola si rannicchia al suolo con il volto fra le mani, ormai troppo debole per continuare a lottare. Sullo sfondo un avvoltoio osserva aspettando la morte di quella che diventerà il suo pasto.
BLOG : Allora, ragazzi, bisogna combinare due testi che testimoniano sulla morte, due testi che aggiungono, non contraddicono:
Il 18 aprile dello stesso anno durante una spedizione per fotografare un’esplosione di violenza nelle vicinanze di Johannesburg, Ken Oosterbroek, il migliore amico di Kevin, venne ferito e ucciso durante una sparatoria mentre Marinovich riportò gravi ferite. Carter apprese la notizia dalla radio in quanto aveva abbandonato la spedizione per partecipare a un’intervista e ne fu completamente sconvolto, ancor più perché non era presente in quel momento.  (WIKI—INSERIAMO QUESTO BRANO NELLA “STORIA DI KEVIN CARTER”  -vedi sotto)

 

Anche pochi giorni prima della morte, intervistato, Carter affermò il suo odio per qulla fotografia, e si rifiutò di dire di più sulla vicenda.
Il 27 luglio 1994, a pochi mesi dalla consegna del Pulitzer, Kevin Carter andò vicino ad un parco dove aveva giocato in gioventù e si tolse la vita inalando il monossido di carbonio da un tubo collegato allo scarico dell’auto.

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1 risposta a 17:53 ++++ LA STORIA DI KEVIN CARTER, UN FOTOGRAFO DELL’AFRICA DEL SUD, NATO NEL 1960 A JOHANNESBURG —SUICIDA “PER IMMENSO DOLORE” NEL 94 –AVEVA ANCORA 33 ANNI—

  1. Donatella scrive:

    E’ forse la foto più terribile che abbia mai visto.

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