carlo smuraglia (Ancona, 1923), partigiano, è presidente dell’ANPI nazionale, mi pare, dal 2011 ( NOTIZIE IN PIU’, PER CHI VOLESSE, AL FONDO)
n. 188 – ANPI NEWS —22 gennaio/2 febbraio 2016 (LINK SOTTO)
L’ANPI SI SCHIERA PER IL REFERENDUM POPOLARE, PER DIRE “NO” ALLA LEGGE DI RIFORMA DEL SENATO ED ALLA LEGGE ELETTORALE
anpi news —parla il Presidente Nazionale Carlo Smuraglia
per chi non apre il link:
uno stralcio dal documento (sintesi- CONDIZIONE ALLE QUALI L’ANPI ADERISCE AI COMITATI)
a. l’ANPI aderisce alla iniziativa referendaria in stretta coerenza con la linea seguita per due anni sul tema della riforma del Senato e sulla legge elettorale, qualificata fin dalla prima manifestazione, al Teatro Eliseo di Roma come “una questione di democrazia”. La conseguenza logica della approvazione delle due leggi in termini poco diversi rispetto a quelli iniziali, è che la parola va data alle cittadine e ai cittadini perché si esprimano liberamente, senza pressioni e soprattutto senza ”ricatti”.
b. nell’aderire ai Comitati referendari già costituiti, l’ANPI mantiene la sua piena autonomia e la sua piena libertà di azione e di giudizio, impegnandosi peraltro a contribuire ad un efficace svolgimento della campagna referendaria, basata, prima di ogni altra cosa, su una corretta e completa informazione delle cittadine e dei cittadini sui contenuti dei provvedimenti di cui si chiederà l’abrogazione.
c. l’ANPI non è interessata – nel caso particolare delle riforme – ai problemi più specificamente “politici” (il “plebiscito”, la tenuta e le sorti del Governo, etc.); per la nostra Associazione il tema è solo quello dell’intransigente difesa della Costituzione da ogni “stravolgimento” che rimetta in discussione le linee portanti (anche della seconda parte) ed i valori di fondo; considera la Riforma del Senato e la legge elettorale, così come approvate dal Parlamento, un vulnus al sistema democratico di rappresentanza ed ai diritti dei cittadini, in sostanza una riduzione degli spazi di democrazia;
d. l’ANPI esclude la collocazione della battaglia referendaria nel recinto di un qualsiasi schieramento politico, nonché ogni altra opzione politica che non sia quella, appunto, della salvaguardia della Costituzione;
e. l’ANPI, che attualmente ha oltre 120.000 iscritti e un’organizzazione estesa all’intero territorio nazionale, deve godere di una rappresentatività all’interno dei Comitati referendari, adeguata a ciò che essa rappresenta, in tema di iscritti e di valori;
f. l’ANPI ritiene che – rispetto alle Assemblee pubbliche, pur talora necessarie – debbano essere privilegiati gli incontri e le iniziative di contatto e rapporto con i cittadini attraverso la formazione di Comitati locali, ampi ed aperti e rivolti soprattutto alla popolazione, per informare e convincere sui complessi temi in discussione;
g. si ritiene opportuno che i Comitati referendari, se non lo hanno già fatto, provvedano alla costituzione di esecutivi snelli e dotati di particolare autorevolezza, in grado di coordinare ed intervenire con indicazioni, suggerimenti e proposte, anche in rapporto con i comitati locali che si andranno costituendo;
3 h. l’ANPI si riserva di assumere anche iniziative autonome, ma non confliggenti con quelle dei Comitati, per informare sulla posizione assunta e sulle sue caratteristiche anche di autonomia, nonché su tutte le questioni che riguardano le due leggi in discussione. Questi sono i connotati fondamentali e le “condizioni” dell’adesione dell’ANPI ai Comitati referendari.
Sotto il profilo interno, è evidente che questo ci impegna a dare il nostro contributo, in sede nazionale e in periferia, allo sviluppo della campagna referendaria, con iniziative, con la costituzione dei Comitati, con tutti i mezzi e gli strumenti di informazione e di convincimento.
Naturalmente, ci sono due condizioni “interne”, perché tutto questo si possa svolgere regolarmente: la prima dipende strettamente dalla concomitanza con la campagna congressuale, che culminerà nel Congresso nazionale a metà maggio. Bisogna riuscire a far bene l’una e l’altra cosa, considerando l’importanza che assume per la nostra Associazione, il Congresso, che è occasione di confronto, ma anche e soprattutto di definizione della linea che si adotterà per il futuro.
La seconda è che in una associazione pluralista come la nostra ci saranno certamente opinioni anche diverse da quella prevalsa nel Comitato nazionale; e del resto, alcune perplessità e preoccupazioni sono emerse anche in quella sede.
Ebbene, la parola chiave è: “rispetto” di tutte le opinioni, pur nel contesto dell’attuazione delle decisioni assunte. Ognuno sarà libero di votare come crede, quando verrà il momento; ma oggi sono da evitare azioni ed iniziative che contrastino con la linea assunta dal massimo organo dirigente, così come devono essere – da parte di chi è convinto della bontà e della giustezza della decisione adottata – evitati toni e comportamenti che in qualche modo possano apparire prevaricatori.
L’ANPI è perfettamente in grado di mantenere la sua preziosa unità se tutti rispettano le regole, le decisioni adottate e – al tempo stesso – le opinioni diverse.
C’è troppo da fare per continuare a discutere all’infinito: c’è il Congresso e ci sarà la campagna referendaria. Dunque, c’è lavoro in abbondanza e c’è, soprattutto, la convinzione e la certezza che ciò che facciamo, in piena autonomia e con assoluta attenzione all’identità ed ai valori dell’ANPI, è funzionale al bene del Paese e della collettività e soprattutto all’intransigente (e non conservatrice) salvaguardia della Costituzione. Non escludiamo la possibilità di iniziative anche autonome, per illustrare e chiarire la nostra posizione e per indicare positivamente (lo ripeto per l’ennesima volta, non siamo per la conservazione dell’esistente a tutti i costi) ciò che si potrebbe (e si dovrebbe) fare, semmai, per superare alcuni difetti del bicameralismo “perfetto”, senza stravolgere la Costituzione, prendendo esempio anche da esperienze già realizzate in altri Paesi.
4 Pertanto, è opportuno “attrezzarsi”, conoscere bene la legge di riforma del Senato, conoscere bene la legge elettorale, per poterne indicare e spiegare i difetti, i limiti e le ragioni per cui ne chiediamo la cancellazione. E’ un momento delicato e complesso; ancora una volta, questo costituirà motivo e stimolo per un impegno solido e convinto.
CARLO SMURAGLIA (ANCONA, 1923) —DA WIKI:
Laureato in giurisprudenza nel 1946 presso l’ex Collegio Mussolini, attuale Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant’Anna e l’Università di Pisa, è stato assessore alla giustizia della provincia di Pisa dal 1947 al 1960. Alla carriera accademica (fu docente alle università di Milano[1] e di Pavia) affiancò la professione di avvocato e l’attività politica, che lo portò a divenire consigliere regionale in Lombardia con il Partito Comunista Italiano dal 1970 al 1985. Durante la prima legislatura regionale ricoprì il ruolo di vicepresidente del consiglio regionale e nella successiva quello di presidente dal 1978 al 1980, dopo essere stato vicepresidente dello stesso dal 1975 al 1978.[2]
Eletto dal Parlamento componente del Consiglio superiore della magistratura per la consiliatura dal 1986 al 1990.[3]Successivamente ha fatto parte dei Democratici di Sinistra e fu eletto senatore per tre volte dal 1992 al 2001 e dal 1994 guidò per sette anni la commissione lavoro di Palazzo Madama.
Partigiano, è stato volontario combattente nel Corpo Italiano di Liberazione, Divisione Cremona, 8ª armata[4]. Il 16 aprile 2011 viene eletto Presidente Nazionale dell’ANPI.[5]
Smuraglia è autore di numerose pubblicazioni giuridiche in materia di diritto del lavoro e di sicurezza del lavoro, in particolare:
- Il comportamento concludente nel rapporto di lavoro (1963)
- Indisponibilità e inderogabilità dei diritti del lavoratore (1970)
- La persona del prestatore nel rapporto di lavoro (1967)
- Riflessioni sulle indennità di anzianità (1977)
- La sicurezza del lavoro e la sua tutela penale (1974)
- Il diritto penale del lavoro (1980).
NOTA : LE NOTE LE ABBIAMO SALTATE! CIAO PERO’!
La dichiarazione dell’ANPI nazionale mi sembra ottima, molto equilibrata anche se giustamente si appresta a lottare per la sopravvivenza della nostra Costituzione. Occupiamoci adesso dei Comitati per il NO.
Continua inarrestabile ( da chi?) la nostra fortunata rubrica “Non c’entra niente”. Questa volta c’entra invece il film ” Il figlio di Saul”, del regista ungherese Làzlò Nemes, che aveva ottenuto all’ultimo Festival di Cannes il Gran Premio della giuria. Forse per la prima volta nel cinema che tratta dell’Olocausto, la storia è vista dalla parte di un “Sonderkommando”, cioè di un prigioniero scelto dalle SS per accompagnare gli altri alle camere a gas, ripulire il tutto dopo la strage e bruciare i corpi. La realtà del campo mi è sembrata molto vicina alla narrazione estremamente sobria e terribile che ne fa Primo Levi. Su tutto regna una confusione bestiale, come bestiali sono le urla degli aguzzini, la quasi totale mancanza di parole dette in lingue tra di loro incomprensibili, il fumo o la nebbia che impedisce una visione più chiara di ciò che si ha intorno. Non ci sono né eroi né lieto fine, ma rimane nelle coscienze di chi vede il film la consapevolezza che tutto ciò potrebbe riaccadere.
Segnaliamo un altro film che abbiamo visto in TV domenica 24 gennaio su Raistoria alle 21,35. “Adam resurrected”, sempre sul tema dell’Olocausto, una produzione Germania/Usa del 2008. La regia è di Paul Schrader e il protagonista è Jeff Goldblum. Si svolge in un ospedale israeliano, dove si cerca di riabilitare ad una vita normale chi è sopravvissuto ai “campi”. C’è una critica forte a una reazione comune ad ebrei e non ebrei dopo la fine della guerra ; come hanno potuto degli ebrei sottoporsi alla volontà depravata e bestiale delle SS pur di salvarsi la vita? La risposta è molto umana e viene chiamato in causa anche il Dio degli Ebrei: ci deve delle spiegazioni, non solo agli Ebrei ma all’Umanità intera.