“ Ma lei, proprio a questi doveva affittare la casa?” — UN RACCONTO DI DONATELLA D’IMPORZANO

Tanto rumore per nulla

 

Sono le quattro del pomeriggio. Ricevo una telefonata preoccupata dall’amministratore del condominio di un piccolo appartamento di mia proprietà. L’abitazione, due camere e servizi, non  è nella città in cui abito. Da poco più di un mese l’ho data in affitto con debito contratto a persone che  si sono dimostrate normalmente affidabili . Dalla voce severa del ragioniere apprendo che la notte precedente è stata chiamata la polizia per disordini e schiamazzi provocati, pare, dai miei nuovi inquilini che, ahimé per loro, sono stranieri e musulmani. L’amministratore mi dice che gli hanno telefonato più condomini per lamentarsi di questi disordini. Lo dice con una certa aria di fastidio e di disprezzo nella voce, sottintendendo :

 

“ Ma lei, proprio a questi doveva affittare la casa?”.

Rispondo che si tratta di gente rispettabile, con un lavoro e che comunque  cercherò di capire cosa è avvenuto.  Non posso recarmi subito  di persona  a constatare il fattaccio, ma  appena saprò qualcosa lo informerò. Al termine della telefonata  sono un po’ preoccupata, ma anche innervosita dal tono dell’amministratore. Lui che è sul posto, non potrebbe essersi accertato della veridicità dei fatti?. In fondo li ha saputi da terze persone, che potrebbero avere esagerato. So che è pretendere troppo, ma io ci casco sovente. Telefono alla polizia della cittadina dove si trova l’appartamento e chiedo gentilmente, dando tutti i dati possibili miei e dell’affittuario al poliziotto che mi risponde.

Il poliziotto mi chiede se il contratto d’affitto è registrato: naturalmente sì, è tutto in regola. Io vorrei solo sapere, dato che sono in un’altra città, se la polizia è intervenuta e che cosa è successo. Con voce che definirei neutra mi dice che, se c’è davvero una pratica in corso, lui non mi può dire niente. Sarà anche vero, ma ci rimango male. Tra di me ripenso alle svariate volte che mi sono rivolta alle forze dell’ordine, fiduciosa  di avere un sostegno. Ogni volta, sarà un caso oppure la conseguenza del mio spirito ottimistico, non ho mai avuto accesso a quel senso di protezione che i poliziotti ispirano agli inermi cittadini.

Mi rendo conto che non siamo in un telefilm, dove si aggirano poliziotti dallo spirito fraterno. Non c’è neppure Don Matteo, che in un attimo andrebbe in bicicletta  sul posto per appurare infallibilmente la verità. Pazienza! Ipocritamente ringrazio al telefono la Polizia, impegnata in cose ben  più importanti  della mia insignificante richiesta di notizie. Mi faccio venire in mente il nome di qualche condomino che abita nel palazzo in questione. Scorro l’agenda, cerco di ricordare qualche nome: ecco, ne ho trovato uno. Mi ricordo di una signora simpatica e alla mano. Al telefono fisso non risponde più nessuno, lo devono avere tolto come ha fatto la maggior parte degli utenti.  Il numero del telefonino fa un suono sordo e ripetuto: evidentemente è cambiato. Mi viene in mente di telefonare all’agenzia che ha affittato il locale. Sono gentilissimi e mi dicono che l’indomani ( ormai è tardi ) andranno a vedere di persona. Sembrano preoccuparsi davvero della situazione, sono giovani e disponibili: speriamo che non si guastino strada facendo.

So che per il momento non posso fare altro: se domani non saprò niente di preciso, prenderò il treno e andrò di persona. Alle otto di sera  mi telefona mio fratello, abbastanza in ambasce. Dice che gli ha telefonato un suo conoscente che abita nel palazzo in questione: la sera prima è avvenuta una lite tremenda  al piano terra , proprio dove abitano i miei inquilini. Si vede che avevano fatto una festa, tramutatasi poi in festino, hanno spaccato mobili e chissà che altro. I condomini del palazzo hanno chiamato la polizia, che è arrivata prontamente, è entrata a forza nell’appartamento e ha portato via gli inopportuni e alterati festaioli disturbatori della pubblica quiete.

Il conoscente ha anche fatto una accorata raccomandazione: non si deve affittare a “quella gente” perché non si sa chi sono. Cerco di tranquillizzare mio fratello, gli dico che ce ne stiamo occupando, appena saprò qualcosa di certo glielo farò sapere. L’importante, mi dico, è mantenere i nervi saldi, domani è un altro giorno e chiariremo tutto. Quando arriva mio marito gli racconto tutto, trasmettendo un po’ di ansia anche a lui. Il giorno dopo telefoniamo all’agenzia: sono andati sul posto ma non hanno trovato i nostri inquilini. Da alcuni vicini hanno avuto la conferma che dei disordini erano successi qualche sera prima, ma  di più non sono riusciti a sapere. Mio marito si ricorda di avere il telefono dell’inquilino che ha firmato il contratto d’affitto. Speriamo di riuscire a spiegarci, dato che non parliamo la stessa lingua.  Proviamo ma nessuno risponde. Ci sentiamo sfortunati e incapaci di affrontare il mondo vasto e terribile. Proviamo più volte: niente. Verso sera facciamo un ultimo tentativo: l’inquilino è dall’altra parte del telefonino. Prima non rispondeva perché era al lavoro.  Certo che c’è stato casino – ci dice- perché degli ubriachi si erano piazzati davanti alle sue finestre e tentavano di entrare in casa sfondando le imposte. A questo punto  lui  si era  barricato in  casa  con la moglie  e sempre lui  aveva chiamato la polizia, prontamente accorsa.  Non era lui il colpevole ma la vittima. Aggiunge anche che ha affittato l’appartamento perché gli è subito piaciuto, ma se continuassero questi “casini” potrebbe cambiare idea.

 

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1 risposta a “ Ma lei, proprio a questi doveva affittare la casa?” — UN RACCONTO DI DONATELLA D’IMPORZANO

  1. nemo scrive:

    Bel racconto della serie: ” Non si può mai essere certi di nulla”

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