come eravamo e, ahimè…come siamo!

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2 risposte a come eravamo e, ahimè…come siamo!

  1. Donatella scrive:

    Come eravamo: c’è qualcosa di molto bello che, in piccolo e in grande, ha caratterizzato gli anni che abbiamo attraversato, direi soprattutto i decenni Sessanta e Settanta. Il bello che mi ricordo era la voglia di rinnovamento. In campo scolastico era tutto un fermento. Ricordo di essere andata al primo scrutinio che affrontavo come supplente con “Lettera ad una professoressa”. Se mi avessero costretto a maggioranza a bocciare alcuni ragazzi, avrei letto brani del libro, quelli soprattutto che sottolineavano come non è assolutamente vero che tutti i partecipanti alla gara della vita partano dalla stessa linea. I fermenti erano nella società: i sindacati conquistavano le 150 ore e in seguito lo Statuto dei Lavoratori. La storia personale era importante come la grande storia; la persona, anche quella che era sempre vissuta nell’ignoranza di se stessa e del mondo, acquistava la coscienza della propria dignità.
    Tutto questo me lo ha ricordato un bel libro, intitolato “Mario Lodi- Pratiche di libertà nel paese sbagliato”, a cura di Alessio Surian e Diego Di Masi, che lavorano all’Università di Padova, con i disegni di Silvio Boselli, illustratore di libri. Vengono evidenziate alcune idee base di Mario Lodi insegnante: bisogna partire dal bambino, dalla sua storia, voler far maturare in lui il desiderio di conoscere se stesso e il mondo che lo circonda, far crescere in lui il cittadino e non lo schiavo, liberare la sua creatività in tutti i campi. Certamente Mario Lodi aveva un modo tutto suo di insegnare, ma le idee che sottintendono la sua attività di maestro si sono diffuse tra molti insegnanti di quel periodo che aveva maturato dentro di se’ dei semi incredibili di libertà. Nel libro di fa inoltre riferimento ad altre personalità che hanno contribuito a cambiare il mondo della scuola e delle idee: Don Milani, Albino Bernardini ( “Un anno a Pietralata”), Franco Basaglia, Bruno Ciari (” Le nuove tecniche didattiche”),Pietro Pinna che fa la prigione per non volere indossare la divisa militare, come più tardi il cattolico Giuseppe Gozzini, Danilo Dolci in Sicilia, la nascita del Movimento di Cooperazione Educativa. Insomma, all’insegnamento di Mario Lodi si intrecciano le vicende di personalità verso cui, come a lui stesso, ci sentiamo in debito di riconoscenza, nella visione di un’Italia un po’ più simile a quella che scrisse la Costituzione. Non è un caso che Mario Lodi abbia riscritto la Costituzione Italiana in forma adatta ai bambini ( Edizione Marietti-Manzuoli 1988).

  2. Roberto scrive:

    Diomio Donatella quanto hai ragione. Quanti ricordi mi hai riportato a mente! Semplicemente mi dicevo allora “se perdo il lavoro ne trovo un altro” Non era poi così vero ,a c’era la speranza ela fiducia in noi stessi. Non ci sentivamo soli. Guardando bene c’erano sempre i dem … ocristiani che traferirono il giudice Palermo da trento a ..appunto Palermo perchè rompeva le palle con le inchieste sulle armi. Se non sbaglio, ma non credo, c’era anche tanassi e tanti altri…
    Eppure era vero: c’eravamo noi con tanta fiducia nel nostro avvenire.
    Ed ora?
    I giudici fanno il loro lavoro ( sono oberati di lavoro) e pochi cercano d’intralciarli. La democrazia, in un certo senso ( nell’altro no) è un po’ più “sicura”.
    Eppure manca tutto. Soprattutto ( e non per noi che ormai l’avvenire l’abbiamo alle spalle) il futuro per i nostri figli ed i nostri nipoti. Non sappiamo cosa ci aspetta domani e non siamo capaci di dare una risposta univoca. siamo diventati semplici individui che mugugnano o si ribellano con parole vuote. Ciascuno vuole pensare per sè e non vede neppure il suo più prossimo. Gli ideali li abbiamo ( o li hanno) messi sotto il tappeto e pestati ben bene.
    Abbiamo una parvenza d’Europa che allora sognavamo, ma che tristezza!
    Si, mi fermo qui.
    Com’eravamo, col ricordo che spesso inganna, felici!

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