Niente può estirpare le illusioni
come niente può estirpare
i sogni che abbiamo sulle persone.
Ancor più su un compagno di vita.
Rinunciare ai sogni su di lui
significa rinunciare ai sogni sul nostro rapporto
“a te e me- a me e te”, come diceva mia mamma
e perciò ai sogni e alle illusioni sulla mia vita
ideali forti in me da quando ero ragazza
quando a diciannove anni nel 1963
finito il liceo classico
in Brasile
a Sao Paulo
ma cosa dico, amor mio? eravamo a Rio ed era la fine dell’anno
il mare era lunghissimo e guardavamo i fiori bianchi che galleggiavano sulle piccole onde
la festa della dea del mare, Iemanjà
ed io mi sono struggentemente innamorata di te, mentre giravamo per l’Urca di notte, un quartiere deserto in cui tu avevi abitato, accendevi un fiammifero per leggere le strade, ci tenevamo a braccetto come gente per bene troppo timida per osare tenersi per mano.
Quando hai osato infatti
tentare un bacio
come i timidissimi
eravamo sul parapetto di un terrazzo del ventesimo piano
ed io ti spingevo indietro con i pugni chiusi
…entrambi impreparati alla scena che dovevamo girare.
Per te era un divertimento
per me una cosa seria.
Tu hai avuto bisogno di sedici anni per deciderti:
“Adesso mi sposi?”
ti chiesi al telefono
appena ho saputo
che avevi messo
il telefono
alle mie lettere
per un anno
non avevi risposto.
“Ci devo pensare”.
E tutto è ricominciato.
Ma più di tutto ora che sto bene da un pezzo
e che attraverso il libro incomincio
come psicotica-sanata
a parlare
e non è stato facile
c’è voluta tutta la vita per imparare
dai diari tenuti dai 12 anni
e tutte le terapie e i diari e i quaderni
l’investimento di capitale e di energie
di lavoro e sofferenze inaudite corsi scuole formazioni
analisi di quasi trent’anni
autoanalisi eterne
tutto questo
per formare
un paziente
psicotico
risanato…
fino a nuovo-comando
che parla
e che si mette a disposizione
dei suoi compagni di cammino
e di ricerca
chiunque
ma adesso che parla,
poverino
anche lui anca lù
con la faticaccia che ha fatto
che da una parte è contento
che capisce tante più cose
sente simile a sé
lui psicotico
la gente con pochi mezzi
che ha dovuto diventare umile
gente che gli fa differenza un euro e venti
un cappuccino
ma me lo offre
come gli fa differenza il mio abbraccio
ogni mattina
al bar
gente simile me
gente che sembra ” psicotica “
come me…
posso citare un’altra persona che lavora
in un piccolo cantiere
e fa il manovale ultimo arrivato
rumeno che parla l’italiano benissimo
sento cosa prova quando non riesce
a camminare,
ha seri problemi alla schiena,
e non si mette in malattia
per timore di essere licenziato.
E l’architetto, stufo di vedere che gli
ruba sul tempo e che sembra
non aver voglia di lavorare,
gli grida:
“Un giorno ti faccio camminare io a calci!”
Adesso che gioisco molto di più la vita
anche quando la soffro perché l’abbraccio di più
adesso e da sempre
solo che oggi mi sento una forza nuova nelle vene
vorrei che Mario, nei miei confronti, si modificasse:
vorrei più di tutto
che mi trattasse sempre come una persona
e quel “ sempre” pare un’impossibilità fattuale
perché non è abito con cui è cresciuto.
Come vorrei non mi gridasse
ma io gli dico cose
che lo rendono nervoso
e, poi, è nervoso di suo
ed io allora sento male dappertutto
e il cuore mi batte forte e ho paura.
Ma questi miei desideri
di vivere diversamente da come ho vissuto da malata
adesso che potrei ma non posso
sono come le nuvole del cielo
quando il cielo è azzurro azzurro
e le nuvole sono bianche
e viaggiano da sole.
Ed io sto a guardarle.
Lo psichiatra mi ha visto a luglio per la visita di controllo:
“Signora, impari a difendersi”.
Queste sue parole
come avesse colto un filo sottile
molto profondo nella mia mente
che non avevo mai visto
e me lo avesse posto in mano
nel passar dei mesi
giorno dopo giorno
a piccoli avvenimenti
mi sono venute chiare nella testa
fino al racconto di oggi
ma già prima
mi erano sorte
alcuni giorni fa
quando ero stata male
per la tensione di un lungo chiarimento di due giorni.
Mario
a differenza di me
è una persona che possiede tante parole
è un uomo colto
è architetto e pittore
ed io, con gli anni, sono diventata una persona
cui tutto dà tensione
al di fuori della bellezza e dell’affetto.
Quando sento che la” naturale ” ambivalenza
diventa innaturale tra due persone che si amano
mi sento male.
E’ così anche con mia figlia e mia sorella.
Ma sento oggi in mia figlia una nuova “cura” per me
una preoccupazione amorosa
e in un momento anche una nuova simpatia
mentre ieri Mario raccontava
per la prima volta a sua figlia
un episodio simpatico della mia vita.
A volte vorrei morire ma poi mi riprendo.
Vorrei morire perché di tanto costruire
nella mia famiglia
oggi ho 64 anni
gioisco profondamente
e scommetto con incredibile speranza sul futuro
di questo primo sbocciare dei miei due adorati alberi
………….
Ma ho un pianto di morte che viene da lontano
per tanti anni
d’inascoltata e tanto amorosa fatica.
Chi ha avuto a che fare con “irrisarcibili” sa quello che dico, persone che non hanno mai potuto sentirsi grati alla vita. Persone cui puoi donare tutto il possibile e anche un po’ di più, anzi cerchi di dare ” proprio quello che chiedono “, senza prendere in considerazione i tuoi costi (spesso di salute), ma non lo registrano —-Neanche gli donassero l’infinito tutto— i loro conti con la vita sono sempre in rosso. E’ difficile da spiegare, anche perché ci sono moltissime variazioni e gradi: io direi così, almeno in questo momento: ” pretendono pretendono pretendono ” e, se capita che ti diamo in cambio, rispetto a chi sei, ai ” tuoi” bisogni reali…non li sanno. Ma non è perché non sei Greta Garbo, è proprio che non hanno imparato a ” guardare fuori”. Lì, dove tu ci sei.
non avendo parole (spesso non ci sono parole ma solo sensazioni difficili da districare), ti mando questa che mi è venuta in mente – poco so di musica, quindi , ti devi accontentare di altre parole _
Sono come la pietra
nel torrente che rotola
dove corrente la porta
come il fungo di pineta
bugiardo
tra le felci nascosto
sono come l’erba del prato
che sente il sussurro del bosco
e si rode d’invidia
Sono come il ragno
che tesse la tela
come la rondine
che del ragno
la tela e la vita
con un volo spezza
Vagabondo vado
la cassetta dei sogni
sulle spalle aspettando
qualcuno che l’apra.