chiara : ” Imparare a parlare. ” —-(un testo finito nel 2008, mi pare, ma masticato prima, scritto riscritto riscritto…ecc., s’intende)

 

Niente può estirpare le illusioni

come niente può estirpare

i sogni che abbiamo sulle persone.

 

 

 

 

 

Ancor più su un compagno di vita.

 

 

 

 

 

 

 

Rinunciare ai sogni su di lui

significa rinunciare ai sogni sul nostro rapporto

“a te e me- a me e te”,  come diceva mia mamma

 

e perciò ai sogni e alle illusioni sulla mia vita

 

 

ideali forti in me da quando ero ragazza

 

 

 

 

 

quando a diciannove anni nel 1963

finito il liceo classico

 

in Brasile

a Sao Paulo

 

 

ma cosa dico, amor mio? eravamo a Rio ed era la fine dell’anno

il mare era lunghissimo e guardavamo i fiori bianchi che galleggiavano sulle piccole onde

la festa della dea del mare, Iemanjà

 

ed io mi sono struggentemente innamorata di te, mentre giravamo per l’Urca di notte, un quartiere deserto in cui tu avevi abitato, accendevi un fiammifero per leggere le strade, ci tenevamo a braccetto come gente per bene troppo timida per osare tenersi per mano.

 

 

 

 

Quando hai osato infatti

tentare un bacio

come i timidissimi

eravamo sul parapetto di un terrazzo del ventesimo piano

ed io ti spingevo indietro con i pugni chiusi

 

…entrambi impreparati alla scena che dovevamo girare.

 

 

 

Per te era un divertimento

per me una cosa seria.

 

 

Tu hai avuto bisogno di sedici anni per deciderti:

 

“Adesso mi sposi?”

 

                ti chiesi al telefono

appena ho saputo

che avevi messo

il telefono

 

alle mie lettere

per un anno

non avevi risposto.

 

“Ci devo pensare”.

 

 

E tutto è ricominciato.

 

 

 

 

 

 

Ma più di tutto        ora che sto bene da un pezzo

e che           attraverso il libro          incomincio

 

come psicotica-sanata

 

a parlare

 

e non è stato facile

 

 

 

 

 

c’è voluta tutta la vita per imparare

 

dai diari tenuti dai 12 anni

 

e tutte le terapie e i diari e i quaderni

l’investimento di capitale e di energie

di lavoro e sofferenze inaudite corsi scuole formazioni

analisi di quasi trent’anni

autoanalisi eterne

 

tutto questo

 

                              per formare

 

un paziente

 

psicotico

 

                                                 risanato…

 

fino a nuovo-comando

 

 

 

che parla

 

e che si mette a disposizione

 

dei suoi compagni di cammino

e di ricerca

 

chiunque

 

 

 

ma adesso che parla,

 

poverino

 

anche lui        anca lù

 

 

con la faticaccia che ha fatto

 

che da una parte è contento

che capisce tante più cose

 

sente simile a sé

 

lui psicotico

 

la gente con pochi mezzi

 

che ha dovuto diventare umile

 

 

 

gente che gli fa differenza un euro e venti

 

un cappuccino

 

ma me lo offre

 

come gli fa differenza il mio abbraccio

 

ogni mattina

 

al bar

 

 

 

gente simile me

 

gente che sembra ” psicotica “

come me…

 

 

posso citare un’altra persona che lavora

 

 

in un piccolo cantiere

e fa il manovale ultimo arrivato

 

rumeno che parla l’italiano benissimo

 

sento cosa prova quando non riesce

a camminare,

ha seri problemi alla schiena,

 

e non si mette in malattia

per timore di essere licenziato.

 

E l’architetto, stufo di vedere che gli

ruba sul tempo e che sembra

 non aver voglia di lavorare,

gli grida:

“Un giorno ti faccio camminare io a calci!”

 

 

 

 

 

 

Adesso che gioisco molto di più la vita

        anche quando la soffro perché l’abbraccio di più

 

 

 

adesso e da sempre

solo che oggi mi sento una forza nuova nelle vene

 

 

 

vorrei che Mario, nei miei confronti, si modificasse:

 

vorrei più di tutto

 

 

che mi trattasse sempre come una persona

 

 

e quel “ sempre” pare un’impossibilità fattuale

 

 

perché non è abito con cui è cresciuto.

 

 

 

Come vorrei non mi gridasse

 

 

ma io gli dico cose

che lo rendono nervoso

e, poi, è nervoso di suo

 

 

ed io allora sento male dappertutto

 

e il cuore mi batte forte e ho paura.

 

 

 

Ma questi miei desideri

 

 

di vivere diversamente                 da come ho vissuto da malata

 

 

adesso che potrei                       ma non posso

 

 

sono come le nuvole del cielo

 

 

quando il cielo è azzurro azzurro

 

                                           e le nuvole sono bianche

 

e viaggiano da sole.

 

Ed io sto a guardarle.

 

 

 

 

Lo psichiatra mi ha visto a luglio per la visita di controllo:

 

 

“Signora, impari a difendersi”.

 

 

 

 

Queste sue parole

 

come avesse colto un filo sottile

molto profondo nella mia mente

che non avevo mai visto

e me lo avesse posto in mano

 

 

nel passar dei mesi

giorno dopo giorno

a piccoli avvenimenti

mi sono venute chiare nella testa

fino al racconto di oggi

 

 

 

ma già prima

mi erano sorte

alcuni giorni fa

quando ero stata male

per la tensione di un lungo chiarimento di due giorni.

 

 

 

 

 

Mario 

 

        a differenza di me

è una persona che possiede tante parole

 

è un uomo colto

 

è architetto e pittore

 

ed io, con gli anni, sono diventata una persona

cui tutto dà tensione

 

al di fuori della bellezza e dell’affetto.

 

 

 

Quando sento che la” naturale ” ambivalenza

 

diventa innaturale tra due persone che si amano

 

mi sento male.

 

 

E’ così anche con mia figlia e mia sorella.

 

 

Ma sento oggi in mia figlia una nuova “cura” per me

 

una preoccupazione amorosa

 

e in un momento anche una nuova simpatia

 

mentre ieri Mario raccontava

 

per la prima volta a sua figlia

 

 

un episodio simpatico della mia vita.

 

  

 

 

 

A volte vorrei morire ma poi mi riprendo.

 

 

Vorrei morire perché di tanto costruire

 

nella mia famiglia

 

oggi ho 64 anni

 

gioisco profondamente

 

e scommetto con incredibile speranza sul futuro

 

di questo primo sbocciare dei miei due adorati alberi
………….

 

 

 

Ma ho un pianto di morte che viene da lontano

 

 

per tanti anni

 

d’inascoltata e tanto amorosa fatica.

 

 

Chi ha avuto a che fare con “irrisarcibili” sa quello che dico, persone che non hanno mai potuto sentirsi grati alla vita. Persone cui puoi donare tutto il possibile e anche un po’ di più, anzi cerchi di dare ” proprio quello che chiedono “, senza prendere in considerazione i tuoi costi (spesso di salute), ma non lo registrano —-Neanche gli donassero l’infinito tutto— i loro conti con la vita sono sempre in rosso. E’ difficile da spiegare, anche perché ci sono moltissime variazioni e gradi: io direi così, almeno in questo momento:  ” pretendono pretendono pretendono ” e, se capita che ti diamo in cambio, rispetto a chi sei, ai ” tuoi” bisogni reali…non li sanno. Ma non è perché non sei Greta Garbo, è proprio che non hanno imparato a ” guardare fuori”. Lì, dove tu ci sei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a chiara : ” Imparare a parlare. ” —-(un testo finito nel 2008, mi pare, ma masticato prima, scritto riscritto riscritto…ecc., s’intende)

  1. Roberto scrive:

    non avendo parole (spesso non ci sono parole ma solo sensazioni difficili da districare), ti mando questa che mi è venuta in mente – poco so di musica, quindi , ti devi accontentare di altre parole _

    Sono come la pietra
    nel torrente che rotola
    dove corrente la porta

    come il fungo di pineta
    bugiardo
    tra le felci nascosto

    sono come l’erba del prato
    che sente il sussurro del bosco
    e si rode d’invidia

    Sono come il ragno
    che tesse la tela

    come la rondine
    che del ragno
    la tela e la vita
    con un volo spezza

    Vagabondo vado
    la cassetta dei sogni
    sulle spalle aspettando
    qualcuno che l’apra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *