ALEX ZANARDI : IL PROBLEMA DEI DISABILI IN ITALIA E IN AMERICA—LA REPUBBLICA, mi pare, DI IERI, UNA BUONA INTERVISTA DI MASSIMO PISA

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Alex Zanardi, 50 anni, vince alle ParaOlimpiadi di Rio.

“La grande sfida è lavorare perché ci si concentri sulle persone, non sul loro handicap”

“Le barriere puoi abbatterle il vero ostacolo è l’ignoranza”

MASSIMO PISA :::: una bella intervista, grazie!

DAL NOSTRO INVIATO

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qui insieme a Luca Mazzone e Vittorio Podesta’

MONZA.

«Se a un colloquio di lavoro ti si presenta uno bello, ben vestito, abbronzato, sei subito ben disposto. Se viene uno su una sedia a rotelle, sei molto diffidente. La grande sfida è lavorare perché ci si concentri sulle persone e quello che hanno da offrire. Ci si può arrivare». La metafora te la offre lui, Alex Zanardi, 50 anni tra un mese, le tre medaglie di Rio ancora al collo.

Quale Italia ritrova il cittadino Alessandro Z., portatore di disabilità?

«Non c’è tutto quello che serve, lo so. Non parlo soltanto di strutture, ma anche di comportamenti: anche se è sbagliato puntare il dito sulle persone, tutto passa per l’educazione. Se non c’è, capita come l’altro giorno: uno vede un parcheggio libero e dice “Eh, ma ci devo stare soltanto un attimo”. La strada è a senso unico, coda dietro, quel posto è occupato, io devo andare dritto e parcheggiare chissà dove, e per me camminare è molto più complicato. Ma il problema è molto più complesso e ognuno deve fare la propria parte. Io alle Paralimpiadi ho acceso qualche luce, ma poi in tanti alla tv sono rimasti a guardare affascinati perché c’era del buono. Tanti guardano ancora i diversamente abili pensando che debbano essere aiutati perché di talenti non ne hanno. Invece vanno messi in grado di svilupparli».

Spente quelle luci sui Giochi, teme l’oblio per i disabili e il loro quotidiano?

«Bisogna frenare il volano e farlo girare dall’altra parte. Penso agli Stati Uniti d’America, dove nelle scuole si pratica sport e ci sono investimenti. Perché, in un Paese che non è nemmeno lontanamente assistenzialista come il nostro, il governo Obama ha varato una legge che impone agli istituti scolastici di dotarsi di strutture necessarie allo sport per ragazzi diversamente abili? Questo dovrebbe accadere prima in Italia, dove, se hai la fortuna di avere una dichiarazione dei redditi come la mia, più del 50% lo versi a Pantalone. E invece, qui, tutti i ragazzi non fanno attività perché non ci sono le strutture. E poi, o segui il calcio o segui il calcio. Lo sport sui giornali racconta al 95% storie e analisi e gossip di calcio, la gente è educata a non leggere altro. Invece il potenziale c’è. Ci sono tanti atleti capaci di ispirare, sia che corrano i cento metri sulle proprie gambe o su una sedia a rotelle».

Com’è la quotidianità di un diversamente abile a Padova, la città dove vive?

«Più semplice che in una grande città, ma ci sono cose che fanno arrabbiare. Per fare una visita medica mi capita di dover andare nella Ztl più Ztl che c’è. Con il pass disabili ho accesso, ma se devo rinnovarlo tocca andare in autobus. Che non ha la rampa, la fermata è distante, devo fare della strada. Anche dover tornare davanti a una commissione per avere il benestare per guidare l’auto è una cosa che indispone: non è che le gambe ricrescano, o si accorcino».

È la legge. O la burocrazia.

«Sono banalità, ci sono problemi più gravi, ma spesso mancano flessibilità e buon senso. E io sono un disabile molto particolare, alla fine le barriere architettoniche sono quasi più per mia moglie quando mi viene dietro. Funziona il Trentino Alto Adige, che non pare nemmeno Italia. Ma non voglio esagerare, ci sono paesi e amministrazioni che hanno inciso con quello che hanno fatto, nonostante le difficoltà e i limiti e la burocrazia e i soldi che non puoi spendere».

Quando un suo compagno come Vittorio Podestà dice, su Repubblica, che i disabili sono ancora cittadini di serie B, non le viene lo sconforto?

«Senza dubbio. Io e Vittorio ci vogliamo un bene esagerato, siamo molto amici, uno è la notte e l’altro è il giorno. A me è accaduto di sentirmi di serie B, ma io vivo la vita di un privilegiato. E sono sempre incline a credere che questo non sia frutto della cattiveria delle persone, quanto della loro ignoranza. L’italiano tipo è quello che, se ha un ospite a casa, spezza il pane in due, guarda il pezzo più grande e lo offre. Di persone così ne conosco tantissime. Se noi riuscissimo a educare le persone faremmo ripartire il Paese. È che nessuno ce l’ha ancora spiegato che bisogna fare in un modo diverso».

Risultati immagini per ALEX ZANARDI 3 MEDAGLIE A RIOuna bellissima foto di Alex Zanardi: non guardatelo in fondo agli occhi:::

” potrebbero bucarvi !”

Alex Zanardi, 49 anni, ha vinto tre medaglie alle Paralimpiadi di Rio

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1 risposta a ALEX ZANARDI : IL PROBLEMA DEI DISABILI IN ITALIA E IN AMERICA—LA REPUBBLICA, mi pare, DI IERI, UNA BUONA INTERVISTA DI MASSIMO PISA

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: parecchi anni fa, ero ancora in Brasile, la bimba non ero nata perciò è prima del 1984, un bel po’ prima, in uno dei punti di disperata disperazione, ho letto un’intervista tipo questa, ma più importante per me: una persona che vinceva medaglie nello sport, incidente, ma raccontava la fatica dell’apprendistato di una nuova vita partendo dal dolore del taglio dell’obbiettivo della tua precedente: come riorganizzarsi mantenendo alcuni bisogni primari della nostra storia, ma non tutti. La persona di cui non ricordo purtroppo il nome, si era ri-organizzato facendo il ri-educatore dopo un incidente, forse si chiama ” fisioterapista “?
    Da questa vita, che tanto mi ha interessato, lentamente sono passata alla vita di tutti i malati gravi: sentirmi parte (quasi ” immersa ” ) di un mondo reale, vorrei dire di una ” categoria storica di persone”, mi ha dato, e mi da, molto sollievo.

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