BARBARA CATALDI, IL FATTO DEL 20-11-’17 ::: LA TRUFFA DEL FALSO-BIO COSTA AGLI ITALIANI 8 MILIONI DI EURO

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DI LUNEDI’ 20 NOVEMBRE 2017, pag. 18

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» ECONOMIA

lunedì 20/11/2017

La truffa del falso bio costa agli italiani 8 milioni di euro

Scoperta maxi frode: 9 aziende certificate utilizzavano pestidici ma vendevano a peso d’oro

Quintali di zucchine, carote e patate finte bio per anni sono finite sugli scaffali dei supermercati di tutta Italia e di mezza Europa, vendute come biologiche e biodinamiche al doppio e anche al triplo del loro effettivo valore. La maxi frode, scoperta poche settimane fa dalla Guardia di Finanza, dal 2015 a oggi è costata ai consumatori italiani, e non solo, la bellezza di 8 milioni di euro. Le 9 aziende coinvolte, oltre a spacciare per bio normalissimi prodotti ortofrutticoli convenzionali, hanno incassato illecitamente un milione di euro di finanziamenti della Politica agricola comune europea (Pac): contributi pubblici per le aree disagiate dedite all’agricoltura biologica.

Ma di biologico in quelle aziende non c’era niente, tanto che i militari guidati dalla procura di Ragusa, in un blitz a sorpresa, hanno scoperto 10 tonnellate di pesticidi, che evidentemente né gli enti certificatori che avrebbero dovuto controllare né le analisi di laboratorio eseguite a campione sui prodotti, hanno mai rintracciato. Fino a quando qualcosa è andato storto. Le aziende coinvolte sono dislocate nelle province di Ragusa e Siracusa tra Modica, Scicli, Pozzallo e Vittoria, nel cuore della Sicilia agricola ma con un piedino in Emilia Romagna, più precisamente a Bologna. Il loro sistema era semplice. Coltivavano solo frutta e verdura non bio, nonostante fossero registrate negli elenchi del ministero delle Politiche agricole come imprese dedite alla produzione mista, cioè convenzionale e biologica. Ed effettivamente la coltivazione mista, permessa dalla normativa italiana, consente a chi froda di giustificare la presenza di pesticidi chimici in caso di verifiche a sorpresa. Vista la grande richiesta anche dall’estero, però, gli spacciatori di falso bio si sono allargati acquistando prodotti convenzionali da agricoltori della zona, ignari del sistema, per rivenderli come se fossero stati coltivati nei propri campi biologici e biodinamici, centuplicando sulla carta la propria capacità produttiva. I falsi bio, poi, sono stati venduti come materia prima certificata all’industria di trasformazione e imbottigliamento locale, e come prodotti certificati e confezionati alle più importanti catene della grande distribuzione in Italia, in Francia, in Germania e in Gran Bretagna. Come hanno verificato le Fiamme gialle, la frode si completava con l’alterazione dei risultati delle analisi chimiche eseguite sui campioni. Infatti, interrompendo per tempo la somministrazione dei prodotti chimici nei campi e conservando gli alimenti raccolti in celle frigorifere, a determinate temperature, si possono ingannare gli strumenti che misurano la presenza di sostanze chimiche nei campioni. Basta sapere in anticipo quando avverranno i controlli.

Qui da noi nessuno si è mai accorto di nulla. La segnalazione che in un lotto di zucchine biologiche c’erano troppi pesticidi, invece, è arrivata dall’Inghilterra. Il sistema ha cominciato a scricchiolare: le autorità inglesi hanno avvisato il ministero guidato da Martina e il suo ispettorato centrale tutela qualità e repressione frodi (Icqrf) è intervenuto, ma non ha trovato traccia di pesticidi nei falsi bio. A questo punto sono entrati in gioco i finanzieri che, con appostamenti, pedinamenti, lo studio di centinaia di documenti e l’analisi di movimentazioni bancarie di enormi quantità di denaro, hanno permesso di portare alla luce la maxi frode. Ancora più grave se consideriamo che il settore da anni cresce a due cifre e anche per il 2017 le previsioni stimano un +12%.

Il bio in Italia vale quasi 5 miliardi di euro all’anno: nel 2016 ne ha fatturati 3 grazie al mercato interno e 1,9 con le esportazioni. Siamo i primi in Europa e i secondi al mondo, dopo gli Usa. Le aziende agricole che producono bio sono 72mila e il loro numero nell’ultimo anno è cresciuto del 20%. Una su 4 non produce in via esclusiva bio e in alcune Regioni in pochi mesi sono quasi raddoppiate, come certifica lo stesso ministero delle Politiche agricole: +95% in Molise, +83% in Campania, +83% in Basilicata.

Quanto sono drogati dalle frodi questi numeri? Il dubbio è lecito visto che il nostro sistema di controlli e certificazioni fa acqua da tutte le parti. Sulla correttezza dei 14 enti certificatori nazionali del bio dovrebbe vigilare Accredia, l’ente unico di accreditamento, che sotto la supervisione del ministero dello Sviluppo economico garantisce l’indipendenza degli organismi di certificazione e dei laboratori. Peccato che gli enti di certificazione siano spesso di proprietà di cooperative di produttori, tanto che vengono rappresentati dalla stessa associazione: la Federbio. Controllati e controllori insomma si confondono. Per salvare il buon nome di tante aziende bio oneste, però, Federbio ha annunciato che si presenterà come parte civile nell’eventuale processo sul falso bio a Ragusa. Imputati e parte lesa saranno rappresentati dallo stesso avvocato?

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