ROBINSON
Frida contro Frida
La schiena spezzata, 1944—olio su tela
di Achille Bonito Oliva
CITTÀ: MILANO LUOGO: MUDEC, VIA TORTONA 56
ORARI: 9,30- 22,30. MARTEDÌ E MERCOLEDÌ: 9,30- 19.30. LUNEDÌ:
autoritratto, 1940–olio su alluminio
14,30- 19,30
BIGLIETTI: 13 EURO, RIDOTTI 11
DURATA: FINO AL 3 GIUGNO
una bella foto di Frida Kahlo
un’altra bella foto di quando era una bambina
È tra le artiste più amate. Ha dato il nome a una canzone di Sanremo.
Il segreto? La mostra di Milano una risposta ce l’ha. Conflittuale
autoritratto con scimmietta, 1945–olio su masonite
Frida torna in Italia ed è subito successo. La mostra, curata da Diego Sileo, al Mudec di Milano è già diventata meta di un affollato pellegrinaggio: è tra le esposizioni più visitate in Italia in queste settimane. Si intitola Frida Kahlo oltre il mito, ma evidentemente la leggenda dell’artista messicana, così sofferente e fiera, è difficile da oltrepassare: il suo nome è persino finito in una canzone dell’ultimo Sanremo. Il titolo è però giustificato dal fatto che in mostra, oltre a cinquanta dipinti, disegni e fotografie provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Gelman collection, ci sono molti documenti inediti trovati nel 2007 nell’archivio di Casa Azul (la dimora di Frida e Diego Rivera a Città del Messico) e altri importanti materiali che offrono nuove chiavi di lettura: il curatore pone l’accento, ad esempio, sul suo impegno politico tout court (più che sul suo ruolo di grande anticipatrice del femminismo ) e sulla sua “messicanità”. La mostra racconta comunque il percorso esistenziale e creativo dell’artista (1907 – 1954), che ha voluto ritrarsi infinite volte, senza tabù o sensi di colpa, mediante un esercizio di assorbimento cannibalesco che tutto mastica e felicemente riporta in uno stile personale. Dal quotidiano alla storia dell’arte: barocco o surrealismo, espressionismo o figurazione primitiva, Frida si è impadronita di ogni linguaggio pittorico, creando una cifra inconfondibile.
Scarpe, cuori, pizzi, vene, corone di spine: la Kahlo nei suoi autoritratti mette stili e oggetti quotidiani al proprio servizio in un processo di velenosa familiarizzazione che appare come uno spietato racconto di sé, una continua confessione, un infinito racconto di autocoscienza. Le apparenze ingannano recita il titolo di una magnifico piccolo disegno: la ritrae mentre indossa un vestito che non riesce a coprirne le nudità.
L’abito c’è, ma è trasparente. E svela corpo e sofferenza di chi l’indossa. Così è l’arte di Frida che nulla nasconde, anzi tutto esibisce nella vetrina di un’opera che nulla può celare. Si garantisce, così, lo sguardo continuo di un corpo sociale che chiede continuamente altro e nuovamente altro per soddisfare la propria condizione voyeuristica. Scimmie e altri animali, foglie e frutti, ferri chirurgici, letti di ospedale, feti, sangue, bagni pieni di piccoli incubi, oggetti ortopedici: l’opera è un catalogo
01
© FOTO ERIK MEZA / XAVIER OTAOLA – ARCHIVO MUSEO DOLORES OLMEDO – BANCO DE MÉXICO DIEGO RIVERA FRIDA KAHLO MUSEUMS TRUST, MÉXICO, D. F. BY SIAE 2018
01 — La colonna spezzata,
1944, olio su tela
02 — Autoritratto, 1940, olio su alluminio
03 — Autoritratto con scimmietta,
1945, olio su masonite
DIEGO SILEO, MILANO 1977
Condividi