UNA PAROLA AL GIORNO.IT 10 MAGGIO 2018 ::: TREBISONDA (PERDERE LA…)—IMMAGINI DELLA CITTA’

 

una parola al giorno.it–10 maggio 2018

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Risultati immagini per trebisonda turchia CARTA GEOGRAFICA DELLA TURCHIA

TREBISONDA SUL MAR NERO QUASI AI CONFINI CON LA GEORGIA, IN TURCO:: TRABZON

 

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TREBISONDA SUL MAR NERO

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LA CHIESA BIZANTINA DI HAGIA SOFIA A TREBISONDA

VISTA NOTTURNA DELLA CITTA’

 

IL MONASTERO DI SUMELA

LA MOSCHEA DI UZUNGOL

GLI AFFRESCHI DEL MONASTERO DI SUMELA

 

Timothée D. 

Con il suo milione di abitanti, Trebisonda è una delle più grandi città situate sul mar Nero ed è caratterizzata da un’atmosfera particolare, che non assomiglia per niente alle altre metropoli del paese. Porto commerciale storico, la città ha sempre mescolato culture e religioni, che si incontravano in questa tappa della via della seta. Oggi, Trebisonda racchiude un’atmosfera leggermente losca, che non mi è dispiaciuta, tanto più che sotto il suo aspetto un po’ trasandato, nasconde delle meraviglie storiche, quali l’antica chiesa Aya Sofia, il vecchio centro storico o ancora delle belle fortificazioni.

Inoltre, rimanendo qualche giorno nella città, si inizia ad apprezzare l’atmosfera molto rilassata e festiva che regna intorno alla piazza principale Atatürk e al suo quartiere ultramoderno. Insomma, una bella tappa in Turchia.

 

 

Trebisonda

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tre-bi-són-da

SIGNIFICATO ::: Solo nella locuzione “perdere la trebisonda”, perdere l’orientamento, essere confuso, ma anche perdere il controllo

dal nome di Trebisonda, città turca sul Mar Nero.

È una parola che suscita grande curiosità: ha un solo habitat, la locuzione “perdere la trebisonda”, una locuzione colloquale ma ricercata, il cui significato è pervio (= ACCESSIBILE) – ma resta da capire che cos’è questa trebisonda.

Allora, viene subito in mente che Trebisonda sarebbe un luogo, una città che si trova nell’odierna Turchia, affacciata sul Mar Nero là dove il dorso della penisola anatolica s’inarca verso la Georgia. Ha una storia molto antica: grossomodo è coetanea di Roma, e nacque greca col nome di Trapezounta. Ebbene, questa città, insieme alla regione in cui si trova (classicamente, il Ponto) ha avuto per lunghi lunghi secoli un’importanza strategica capitale, perciò il suo nome echeggiava sulle bocche dei marinai delle nostre terre (peraltro le colonie delle Repubbliche marinare nel Mar Nero furono molte).

Data questa premessa, si sente aggiungere che durante la navigazione Trebisonda era certo un punto di riferimento cardinale per i marinai, e che quindi chi perdeva la trebisonda – ahilui – s’incagliava, si perdeva, naufragava e via e via. Ma è un’aggiunta fantasiosa, che non emerge da alcuna fonte seria e che mette il carro davanti ai buoi («”Perdere la trebisonda” significa perdere l’orientamento perciò Trebisonda doveva essere un punto di riferimento»).

La ragione che sorregge questa locuzione è probabilmente molto più semplice, e ci racconta ancora una volta di come parole simili masticate dalle stesse bocche finiscano per mischiarsi: esiste una locuzione non molto diversa, che è “perdere la tramontana”. La tramontana è il vento del nord, ma anche il settentrione e le stelle che lo segnano. “Perdere la tramontana” significa quindi perdere il nord, e perciò l’orientamento, perché il nord sì che è un punto di riferimento. Fra tramontana e trebisonda il passo non è molto lungo – la bocca è sempre quella popolare, del marinaio, e magari il gusto più pieno e vagamente esotico che ha il nome ‘trebisonda’ ha fatto il resto.

Ad ogni modo, chi perde la trebisonda di rado perde letteralmente l’orientamento: difficilmente dico che ho perso la trebisonda se mi perdo nel parcheggio sotterraneo. Più probabilmente diciamo che perde la trebisonda chi è confuso, o chi ha perso la testa, la lucidità, il controllo. Non mi rammento benissimo la serata perché da quando ho iniziato a servirmi il cognac alla pera ho perso la trebisonda, l’anziano prozio ha perso la trebisonda ma il suo repertorio di barzellette è più ricco che mai, quando arriva la torta al cioccolato perdo la trebisonda e mi mangio anche la cera delle candeline, e raccontiamo agli amici di come in ufficio Tizio abbia perso la trebisonda e abbia (nell’ordine) defenestrato il computer, dichiarato il suo amore alla collega e si sia licenziato.

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