MARIA NOVELLA DE LUCA, REP. 08-05-2018 pag 21 — C’E’ ANCORA UN’ITALIA INCONTAMINATA ECCO LA NOSTRA GRANDE BELLEZZA

 

 

L ’ A L T R A P A G I N A

Il racconto

“C’è ancora un’Italia incontaminata ecco la nostra grande bellezza”

MARIA NOVELLA DE LUCA,

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Il geologo Mario Tozzi alla scoperta dei tesori intatti

 

 

ROMA

C’è l’isola di Montecristo ma anche la via Gluck, le dune di Piscinas e i centenari della Barbagia, il Barocco di Noto e le faggete vetuste del Parco Nazionale d’Abruzzo. E poi i Sassi di Matera, la diga del Vajont, le grotte della Foca Monaca, l’orso marsicano ma anche il cimitero degli elefanti dell’antica Roma. Un taccuino dell’anima, un grand tour d’Italia, lo definisce Mario Tozzi, “nei luoghi dell’intatto, della bellezza preservata perché inaccessibile o abbandonata dall’uomo”. Si chiama infatti “L’Italia intatta” il lungo racconto-saggio che Mario Tozzi, geologo, ricercatore del Cnr, ma soprattutto divulgatore scientifico, ha scritto per narrare il lato nascosto del Belpaese. Ossia quei posti che restano appartati in un’Italia spesso descritta per i grandi siti archeologici, le città d’arte, o perché sfigurata, invece, dalla cementificazione selvaggia, inquinata, deturpata. «Ma il segreto – dice Tozzi – è prepararsi a camminare: la bellezza è difficile da conquistare».

Tozzi, in Italia ci sono ancora luoghi davvero incontaminati?

«Sì, però bisogna avere la pazienza di scoprirli. Possono essere paesaggi, coste, borghi, il cui comun denomitatore è l’essere rimasti indenni sia dalla speculazione che dal turismo di massa. Grazie, quasi sempre, alla loro inaccessibilità».

Dunque “L’Italia intatta” è una sorta di guida alternativa, un po’ naturalistica, un po’ letteraria?

«In realtà è il frutto di un viaggio che ho iniziato 40 anni fa, quando in vacanza facevo lunghissimi giri per le coste e le montagne. E poi dei tanti appunti presi mentre andavo su e giù per l’Italia, sia per il mio lavoro di geologo che per raccontare questo paese nelle trasmissioni che ho condotto»

Da Nord a Sud, un elenco di luoghi?

«Dai Sassi di Matera, restati intatti dopo l’abbandono e poi recuperati ai “Dolmen” delle Murge, dalle città sotterranee di Napoli, Roma e Torino alla selva di Terracina, dalle ex miniere del Sulcis ai boschi quasi inaccessibili del Pollino dove resiste il pino Loricato».

Eppure il suo libro non parla soltanto di luoghi fisici, ma anche di storie, persone.

Raccontando il Supramonte, lei ricorda il rapimento di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi.

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sardegna orgosolo il paese dei murales

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FONNI, IN BARBAGIA

 

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bitti e la barbagia

 

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«La Barbagia è uno dei pezzi d’Italia più intatta, non soltanto per la natura ma anche per chi la abita. Penso ai tanti centenari di cui oggi si sta studiando il Dna. In particolare la Barbagia di Seulo, con le sue formazioni rocciose calcaree, le foreste primarie e quasi impenetrabili di sugheri, un paesaggio che colpisce al cuore.

Ma il Supramonte è anche, però, storia di banditi, di rapimenti. E quello di Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi è rimasto nella storia della Barbagia».

Per questo lei cita anche la diga del Vajont?

«Dalla sera della tragedia del 9 ottobre del 1963 lì è rimasto tutto identico come dopo il crollo della diga. Una memoria tangibile dell’incapacità dell’uomo di convivere con l’ambiente. Al Vajont l’uomo ha sfidato la natura e ha perso».

Cosa c’entra in questo suo particolarissimo viaggio, la “via Gluck” di Celentano?

«Il simbolo di luoghi che c’erano, non ci sono più, ma grazie a quella canzone i famosi prati verdi sono rimasti nella memoria di tutti».

ISOLA DI MONTECRISTO NEL TIRRENO

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E Montecristo?

«L’archetipo letterario e fisico dell’isola incontaminata e inaccessibile. Un paradiso quasi proibito».

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2 risposte a MARIA NOVELLA DE LUCA, REP. 08-05-2018 pag 21 — C’E’ ANCORA UN’ITALIA INCONTAMINATA ECCO LA NOSTRA GRANDE BELLEZZA

  1. nemo scrive:

    I luoghi incontaminati vanno ‘cercati’ perché sono sempre meno. La lebbra del cemento ha distrutto (e continua a distruggere), irrimediabilmente, il territorio della nostra penisola (e non solo ! perché anche all’estero non si scherza….) che solo mezzo secolo fa erano di una bellezza ora inimmaginabile. Non avere salvaguardato, protetto l’ambiente è la colpa più grande dei governanti ( e del Parlamento ). Amaramente, bisogna riconoscere che i cittadini hanno fatto ben poco per combattere la ‘cultura’ dei costruttori che hanno inculcato ( con successo e con ogni mezzo, anche mafioso ) l’idea che la speculazione edilizia fosse indispensabile per la ‘valorizzazione’ dei territori di per sé stupendi. Unico vero patrimonio da tramandare ai posteri ( ma ora è troppo tardi ).

    • Chiara Salvini scrive:

      felice di riceverti nella ” nostra ” casa …grazie per questo importante contributo, sappiamo quanto soffri per tutti i porticciuoli che hanno costruito e continuano a costruire sulle sponde della riviera di ponente…ciao, un abbraccio

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