ANTONIO PADELLARO, IL FATTO DEL 10 MAGGIO 2018, La politica del tantopeggismo da Gramsci a Silvio & Matteo — UN’ALTRA OPERA ASSAI BELLA DI SIRANTE

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 10 MAGGIO 2018

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La politica del tantopeggismo da Gramsci a Silvio & Matteo

La politica del tantopeggismo da Gramsci a Silvio & Matteo
Una nuova opera di street art dell’artista Sirante è apparsa oggi nelle strade del centro di Roma nel giorno in cui si riunisce la direzione del Pd. Nel quadro si vede Matteo Renzi che porta sulle spalle Silvio Berlusconi per metterlo in salvo

Negli ultimi giorni (a quanto si legge sui giornali) i gemelli diversi Salvini-Di Maio, benché impegnati nella formazione del cosiddetto governo gialloverde, sono continuamente molestati da un tizio che chiede notizie sul buon esito del concepimento. Con la stessa trepidazione con la quale un paparino si rivolge alla puerpera dopo la rottura delle acque. Allora ci siamo? Tutto a posto? Quanto manca? Posso fare qualcosa? Che dice Berlusconi? Ci parlo io? Il tizio risponde al nome di Matteo Renzi la cui sollecitudine (pelosissima, che ve lo dico a fare) è ispirata alla residua, superstite, disperata strategia a cui aggrapparsi dopo aver ridotto il Pd all’ombra di se stesso.

Si chiama politica del tanto peggio tanto meglio. Attenzione, del tantopeggismo già scrisse Antonio Gramsci nei suoi Quaderni come di una forma nefasta di opportunismo, peggiore perfino del deprecato male minore. È dal 4 marzo che Renzi e i suoi accendono ceri votivi affinché Lega e M5S coronino il sogno d’amore, con una speranza evidente. Che un simil governo “populista”, una volta messo alla prova, produca tanti ma tanti di quei disastri da convincere una parte almeno degli elettori ex pidini in libera uscita a ritornare contriti sui propri passi.

Dicono che la vista di quei poveretti che fustigandosi l’un l’altro, a piedi scalzi se non addirittura ginocchioni ripercorrono all’incontrario la strada per Rignano sull’Arno gli procurerebbe un orgasmo perfino superiore a una acquisizione di Goldman Sachs da parte di Banca Etruria. Qualcuno arriva al punto di ipotizzare che l’odierno senatore di Firenze abbia provocato a bella posta il crollo dei Democratici pur di assistere alla rovina, sia pure in condominio, dei disprezzati 5stelle.

Il suicidio per odio non è forse contemplato nei manuali di psichiatria? Del resto, la convinzione che il Salvini-Di Maio rappresenti un concentrato di ignoranza, incompetenza, inettitudine, imperizia, imbecillità (a essere indulgenti) è la sola fiammella che può riscaldare gli sconfitti in queste tristi e solitarie notti.

Dopo che per settimane a lenire le ferite del renzismo era rimasto il balsamo del Foglio, con una serie di approfondite analisi politologiche del tipo: “Teppisti”, “grillozzi”, “rutti” (mancava solo “Di Maio è un ciuccio” e “Salvini ha le corna”) ieri, finalmente, è arrivata la cavalleria. Sotto forma di un editoriale sul Corriere della Sera, a firma del professore Ernesto Galli della Loggia e dal titolo evocativo: “Tre leader frutto dei tempi”. Il cui passaggio fondamentale così recita: “Nella loro vita di tutti i giorni né Renzi, né Salvini, né Di Maio, fatto salvo il tifo per una squadra di calcio, hanno mai prestato attenzione a qualsiasi altra cosa che non fosse la politica o ciò che la riguarda (…) A quel che è dato di sapere e di vedere nulla di ciò che si fa e si agita nel mondo dei libri, degli studi, dell’arte, della scienza, della musica, ad esempio ha mai riscosso un minimo reale interesse da parte loro”.

Direte: ma in questo trittico di buzzurri, tutto feroce stupore davanti a un dipinto di Raffaello e incapaci di distinguere Mozart da Pupo c’è anche lui, Renzi. Giusta osservazione ma, come si sa, non si può avere tutto dalla vita.

Secondo le ultimissime, anche Berlusconi si starebbe facendo convincere dalla dottrina del tantopeggismo. Dopo che influenti consiglieri gli hanno proposto l’immagine di Salvini-Di Maio, ospiti del loro primo vertice europeo, che si aggirano smarriti come Totò e Peppino nella famosa scena dei fratelli Caponi a Milano “noio volevan savoir”. Che facciano pure un giro di giostra, e se non si sfracellano prima quando ci va gli posso sempre togliere la corrente. Quindi, pacificato, l’ex Cavaliere avrebbe ordinato una confezione extralarge di pop corn.

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1 risposta a ANTONIO PADELLARO, IL FATTO DEL 10 MAGGIO 2018, La politica del tantopeggismo da Gramsci a Silvio & Matteo — UN’ALTRA OPERA ASSAI BELLA DI SIRANTE

  1. Donatella scrive:

    Il tono di Padellaro, sempre divertente e acuto, è il grottesco che bene si adatta a questa fase della politica italiana: tragedia ma anche farsa. Eliminata qualsiasi possibilità di buon senso, la cosiddetta sinistra, solo per la soddisfazione di vedere i suoi avversari naufragare, continua nell’insano esercizio dell’auto-annullamento. Non parteciperemo ai funerali.

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