GIULIANO ALUFFI, REPUBBLICA DEL 24 LUGLIO 2018, p. 30—INTERVISTA LO PSICOLOGO SOCIALE JOHN BARGH (1955) CHE HA PUBBLICATO ADESSO IN ITALIANO IL LIBRO :: ” A TUA INSAPUTA “, BORIGHIERI, DOVE CI RENDE EDOTTI DELLA ENORME INFLUENZA DELL’INCONSCIO SULLA NOSTRA VITA E SULLE NOSTRE SCELTE + un commentino di chiara

 

REPUBBLICA DEL 24 LUGLIO 2018, p. 30

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JOHN BARGH, nasce nell’Illinois nel 1955, è uno psicologo sociale e viene considerato uno dei principali esperti mondiali del pensiero inconscio. Ha al suo attivo oltre 190 pubblicazioni specialistiche. Nel 2006 ha vinto il Donald T. Campbell Award for Distinguished Career in Social Psychology e nel 2014 il Distinguished Scientific Contribution Award della American Psychological Association. È attualmente docente di Psicologia a Yale, dove dirige anche il laboratorio ACME (Automaticity in Cognition, Motivation, and Evaluation)A tua insaputa è il suo primo libro per il grande pubblico.

 

 

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24/7/2018

TERZAPAGINA

t e r z a p a g i n a

Psicoanalisi

Intervista a John Bargh

“Il vero inconscio? Dimenticate Freud”

GIULIANO ALUFFI

Intervista di

L’Io è una navicella che durante la navigazione della vita incontra venti e correnti che ne cambiano la rotta spirando da ogni dove: dal passato, dal presente e perfino dal futuro.

Ma l’essere marinai senza bussola non è un destino segnato, anzi: l’inconscio è molto diverso da quel calderone magmatico descritto da Freud e la scienza può insegnarci a usarlo a nostro vantaggio. O almeno così pensa John Bargh, docente di psicologia a Yale considerato tra i massimi esperti dell’inconscio, nel saggio A tua insaputa. La mente inconscia che guida le nostre azioni (Bollati Boringhieri).

Come può l’inconscio influenzarci dal futuro?

«La nostra mente, così come l’universo per Einstein, esiste simultaneamente nel passato, nel presente e nel futuro. In ogni momento coesistono in noi i ricordi del passato, la capacità di reagire al presente e la tensione ad anticipare gli eventi per non essere colti alla sprovvista. Queste tre realtà di cui abbiamo coscienza hanno ognuna una controparte carsica, che influenza di nascosto le nostre decisioni e viene alla luce solo negli esperimenti di psicologia. Gli obiettivi per il futuro e le questioni irrisolte continuano a lavorare dentro di noi anche quando pensiamo a tutt’altro. Questo ci aiuta a tenere il timone nella direzione giusta, ma al contempo ci rende più vulnerabili a influenze esterne che tocchino il tasto giusto».

A proposito: le pubblicità subliminali fanno parte del mito o della scienza?

«Nel saggio I persuasori occulti, Vance Packard nel 1957 raccontò che in un cinema del New Jersey la proiezione subliminale della scritta “Drink Coke” durante un film avrebbe indotto gli spettatori ad assediare il chiosco delle bibite. Ma è una leggenda metropolitana, e pare che anche il cinema descritto da Packard non fosse mai esistito.

Gli studi più recenti dicono che i messaggi subliminali possono influenzare i nostri comportamenti, ma solo se già abbiamo un obiettivo (futuro) in mente. Se già siamo assetati, una pubblicità subliminale può condizionare la scelta di una certa bevanda. Ma non può farci venire sete».

E il passato come ci condiziona?

«L’evoluzione ha radicato in noi potenti bisogni — come evitare i pericoli, acquisire risorse, stare al caldo e al riparo — che sono presenti sottotraccia in tutto ciò che facciamo. È interessante lo studio di Inagaki e Eisenberger, che nel 2013 mostrarono come tenere in mano qualcosa di caldo sollecita la stessa parte dell’insula  — area cerebrale associata all’emotività e alle sensazioni — che si attiva quando leggiamo messaggi dei nostri cari.

Ho sperimentato che vale anche l’opposto: toccare il ghiaccio sollecita un’altra piccola area dell’insula, la stessa che si attiva anche quando veniamo traditi durante un gioco economico dove un partner può dividere con noi una somma in modo equo o iniquo. Il calore fisico e quello “sociale” si sovrappongono nell’inconscio.

Quando abbiamo chiesto a dei soggetti di valutare la personalità di uno sconosciuto, quelli a cui prima del test, con una scusa, avevamo offerto un bicchiere di caffè caldo hanno poi giudicato la persona come “calorosa e affabile”. Forse è un retaggio dell’infanzia: John Bowlby, pioniere degli studi sull’attaccamento, notò come la sensazione fisica del calore sia collegata, nei primi mesi di vita, al sentirsi sicuri. Quando siamo così piccoli non abbiamo tanti modi per valutare gli altri: chi più ci trasmette calore, portandoci in braccio, è un amico. Gli altri di meno».

L’inconscio ci condiziona anche nel presente?

«Quando qualcuno ci imita, se lo fa in modo naturale e non teatralmente, ci fa diventare più ben disposti verso quella persona. È l’effetto camaleonte: favorisce un legame. I camerieri che ripetono a voce l’ordine del cliente mentre lo stanno scrivendo sul blocchetto ricevono più mancia. E, come ha mostrato la psicologa francese Cèline Jacob, i commessi che rispondono ai clienti ripetendo la domanda — ad esempio, “Può aiutarmi a trovare un cellulare?”

“Certo che posso aiutarla a trovare un cellulare” — fanno aumentare le vendite».

Quanto è diversa la sua idea di inconscio da quella di Freud?

«Prima di Freud i comportamenti anormali erano ritenuti colpa degli spiriti maligni che si impossessano di noi. Freud li spiegò con l’inconscio, ma lo caratterizzò come una forza autonoma e per lo più dannosa, reintroducendo una sorta di “demone” all’interno della nostra testa. Il problema è che Freud costruiva le sue tesi sull’inconscio partendo da malati psichici, per poi generalizzarle a tutti. Ancora oggi la cultura popolare ne risente: nel film Inside Out della Pixar l’inconscio è una stanza buia usata per rinchiudere le emozioni negative.

Gli studi recenti su soggetti sani, invece, ci indicano che l’inconscio non è né segregato — infatti usa le stesse aree cerebrali usate dalla mente conscia — né distruttivo: se ha superato la selezione naturale, qualche vantaggio deve darcelo.

Possiamo aumentare il nostro autocontrollo quanto più scarichiamo su meccanismi inconsci il carico di lavoro mentale.

È più facile rispettare diete e vincere la pigrizia se ci affidiamo al “pilota automatico” dell’inconscio.

Basta costruirsi un quadro preciso di ciò che si vuole fare: “Correrò lunedì, alle 13, nel parco sotto casa, con questa tuta blu “: più dettagliato è l’impegno, più sarà automatico, grazie anche all’inconscio, compiere l’azione una volta che ci troviamo in quel contesto».

 

 

a chi interessa, qui sotto trova una recensione — di un blog specialistico (STATE OF MIND) —molto più ampia e interessante.

Il caffé caldo e l’incoscio cognitivo

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  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: non ho alcun dubbio che John Bargh sia un grande psicologo sociale che abbia scoperto tutto quanto ci riferisce da una serie di esperimenti, ma quello che dice di Freud è tutto —almeno qui nell’ intervista– assolutamente falso. La prima cosa da dire, e mi limito a questa, è che la scoperta dell’inconscio è stata fatta da Freud su se stesso negli anni della sua autoanalisi; anche i famosi sogni pubblicati e analizzati nella famosa Interpretazione dei sogni del 1900, sono quasi tutti sogni suoi. Come tante persone che non si occupano di psicoanalisi, oppure se ne occupano in ” un’altra linea”, John Bargh — e gli altri — citano Freud per qualche riassuntino che è venuto loro a mano, ma non l’hanno mai letto veramente, anche perché si tratta di 12 volumi molto spessi. Fred ha un pensiero che è continuamente in ricerca, per farlo capire, dico che, quando si dice una sua teoria è così…, bisogna mettere insieme anche la data, perché è una teoria che si modifica col tempo, non dico dal bianco al nero, ma è un pensiero in costante evoluzione.

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