DIEGO LOPEZ, IL FATTO DEL 7 AGOSTO 2018, ” O MADURO O LA RESISTENZA. MA CHI STA CON L’ESERCITO? “

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 7 AGOSTO 2018

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JUAN MANUEL SANTOS, PRESIDENTE ( USCENTE ) DELLA COLOMBIA

 

 

O Maduro o la resistenza. Ma con chi sta l’esercito?

La rivendicazione di un gruppo di militari ribelli – Il presidente: “Volevano uccidermi”. Ma la dinamica dell’attentato lascia dubbi

O Maduro o la resistenza. Ma con chi sta l’esercito?

“Hanno tentato di assassinarmi”. Per il presidente Nicolás Maduro non ci sono dubbi. E punta il dito contro il presidente (uscente) colombiano Juan Manuel Santos, indicato come il mandante ‘politico’ dell’attentato realizzato sabato con due droni carichi di esplosivo, nel corso di una parata militare a Caracas.

Di fronte ai dubbi sollevati dall’opposizione interna – Il Frente amplio Venezuela libre – e da molti media internazionali sul fatto che si sia trattato di un vero attentato, il ministro dell’Interno, Néstor Reverol, ha informato che sono stati utilizzati due droni modello DJI M600, disegnati per uso industriale e caricati con un chilo di esplosivo (militare) C4, carica sufficiente per colpire a 50 metri di distanza. Uno è stato “disarticolato” mediante inibitori di segnale mentre volava vicino al palco presidenziale. Del secondo è stato perso il controllo (a distanza) e l’ordigno è esploso colpendo un edificio. Sette militari sono rimasti feriti, tre sono in “prognosi riservata”. Reverol ha informato che sono state arrestate sette persone individuate come “autori materiali del tentato assassinio del presidente”.

Il ministro degli Esteri, Jorge Arreaza, ha convocato il corpo diplomatico a Caracas per spiegare la dinamica “dell’attacco terroristico” e ha confermato la rivendicazione giunta attraverso Twitter e successivamente su YouTube di gruppo di militari ribelli del Movimento dei Soldados de Franelas (soldati in flanella). Con “l’Operazione Fénix attuata con droni – recita il comunicato – abbiamo dimostrato che sono vulnerabili. Questa volta non abbiamo avuto successo, però è questione di tempo”.

Per il ministro si tratta di una cellula di “rinnegati” che faceva capo al sergente pilota Óscar Pérez di 36 anni che nel giugno dell’anno scorso, a bordo di un elicottero della polizia, aveva attaccato con alcune granate le sedi del Tribunale supremo di Giustizia e del Ministero dell’Interno. Pérez aveva poi fatto perdere le sue tracce fino allo scorso gennaio quando, nel corso di un assalto di truppe speciali del governo in una casa nella zona El Junquito a ovest di Caracas, è stato ucciso crivellato di colpi. Per l’opposizione, Pérez era stato deliberatamente ucciso per impedirgli di fare rivelazioni che avrebbero messo in difficoltà esponenti del vertice bolivariano. Specie in uniforme. Riferendosi a questa azione il ministro Arreaza, ha dichiarato che “quando questa cellula fu smantellata, dopo ore di negoziati e un inevitabile scontro armato, alcuni governi (stranieri) solidarizzarono apertamente con i terroristi e alcuni presidenti affermarono che si è trattata di un’esecuzione”. Dunque il responsabile della diplomazia venezuelana conferma le accuse che dietro l’attentato vi sia il presidente colombiano.

Il Movimiento Nacional Soldados de Franelas è stato formato nel 2014 e raggruppa “ufficiali, sottufficiali, soldati semplici” con lo scopo di – secondo @SoldadoDfranela- “unire tutti i gruppi di resistenza a livello nazionale – militari e civili patrioti leali al popolo – in modo da rendere efficace la nostra lotta contro la dittatura” di Maduro. Nel comunicato su YouTube i militari ribelli affermano di voler “proseguire la nostra lotta perché le Forze armate bolivariane hanno il compito di garantire indipendenza, stabilità e ordine”.

Il Movimento ribelle sarebbe collegato al Grupo AiresVen (Apoyo Internacional a la resistencia venezolana) che rivendica un assalto condotto l’anno scorso alla base militare Paramacay 2° – secondo il governo si era trattato di ‘mercenari’ assoldati per abbattere il governo di Maduro. Il gruppo ha rivendicato anche un secondo attacco – mai confermato – a Fuerte Tiuna, una delle principali basi militari venezuelane. Dal forte sarebbero stati “sottratti molti veicoli” come prova che all’interno delle Forze armate bolivariane vi sono ‘ufficiali intermedi’ pronti ad abbattere il governo. Questi gruppi avrebbero attivato la “Operación Libertad Venezolana” dopo “anni che ci prepariamo come resistenza clandestina”.

L’opposizione venezuelana ha preso le distanze da “soluzioni violente” della “crisi umanitaria” che attanaglia il Venezuela: “La soluzione che merita il nostro popolo è democratica e istituzionale”. Gli oppositori temono però che il governo del presidente Madura possa “approfittare dei fatti di sabato per criminalizzare chi legittimamente e democraticamente gli si oppone.

Il Paese attraversa una crisi economico-sociale acuta: secondo il Fmi l’inflazione galoppa verso le cinque cifre, mentre continuano a scarseggiare medicine e generi alimentari. Per far fronte a questa situazione il presidente Maduro ha lanciato un “piano di recupero economico” che dovrebbe scattare il 20 agosto con l’emissione di una nuova moneta “con cinque zeri in meno” per “facilitare le transazioni finanziarie”.

Intanto il Polo patriottico – che raggruppa i partiti di governo – ha organizzato ieri una marcia nel centro di Caracas in appoggio al presidente.

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