GIULIANO ALUFFI, REPUBBLICA, 25 SETTEMBRE 2018, GUIDA NATURA E CULTURA, pag. 43::: IL FILOSOFO TIMOTHY MORTON:: ” MA L’ALLARMISMO PUO’ SPEGNERE LA COSCIENZA “

 

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Laterza 2018

 

Il filosofo Timothy Morton

“Ma l’allarmismo può spegnere la coscienza”

GIULIANO ALUFFI

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TIMOTHY MORTON, nasce a Londra nel 1968. Timothy Morton è un docente presso il dipartimento di Letteratura inglese della Rice University di Huston, in Texas. Autore del blog “ecology without nature” (ECOLOGIA SENZA NATURA), ha scritto più di 160 tra articoli e saggi su filosofia, ecologia, letteratura, musica architettura e design. Tra le sue numerose pubblicazioni si ricordano Ecology without Nature (Harvard University Press, 2006), The Ecological Thought (Pensiero Ecologico) (Harvard University Press, 2010) e Dark Ecology (Scura Ecologia) (Columbia University Press, 2016). In Italia ha pubblicato Iperogetti (Produzioni Nero, 2018), caposaldo del suo pensiero filosofico.

Collana:Not
Anno edizione: 2018

Il filosofo inglese Timothy Morton, docente alla Rice University, è uno dei pensatori più originali e provocatori sui temi ambientali. Autore dell’appena pubblicato Noi, esseri ecologici (Laterza), Morton è ospite del festival “A seminar la buona pianta” dove parlerà di ecologia e sostenibilità sabato 29 (ore 11) alla Fondazione Feltrinelli.

Perché così tante persone oggi sembrano indifferenti alla necessità di salvare il pianeta?

«Ciò che fa la maggior parte degli ambientalisti è parlare agli altri in una modalità colpevolizzante, scaricando loro addosso una mole di dati ansiogeni sulle condizioni del pianeta. Mi sembra sia un po’ come prendere a schiaffi la gente.

Sarebbe molto più efficace un approccio più gentile. Anche perché prendersela con il singolo individuo è un errore di scala. Il riscaldamento globale ha una scala così colossale, così ampiamente distribuita nello spazio e nel tempo, che eccede le nostre capacità percettive. E così oggi, pur ricoprendo tutto il pianeta e avendo avviato la più grande estinzione da milioni di anni a questa parte, ci rimane pressoché invisibile».

L’allarmismo nel comunicare le emergenze ambientali sarebbe controproducente.

«Pensare all’emergenza ambientale come a un trauma invece di spingerci all’azione, paradossalmente ce ne allontana.

Pensiamo agli incubi ricorrenti sperimentati da chi abbia subito un qualche trauma: Sigmund Freud notò che i reduci della Prima Guerra Mondiale avevano incubi ricorrenti. All’inizio ciò lo sorprese: “Questi sogni sono spaventosi, perché dovresti volerli ripetere?”. Poi capì che questi sogni soddisfano il desiderio di tornare a un momento prima del trauma, per poterlo anticipare. La comunicazione traumatizzante ha questo stesso problema: ci colloca in un punto fittizio del tempo precedente al riscaldamento globale. Ma è un’illusione: in realtà il riscaldamento globale sta già accadendo. Dobbiamo capire che siamo ben dentro a questa realtà.

La comunicazione allarmante, invece, ci impedisce di farlo».

Come dovremmo pensare alla nostra connessione con gli altri esseri viventi?

«Dobbiamo sentirci come una parte della rete che interconnette tutti i viventi: una parte importante come ogni altra.

L’errore antropocentrico è considerarci separati da tutto il resto della natura: è un pensiero che deresponsabilizza perché allontana l’idea che ciò che facciamo abbia impatti anche molto forti sugli altri esseri viventi. È questo pensiero che oggi ci sta rovinando. Anche quando parliamo di sostenibilità rischiamo di essere troppo antropocentrici, perché è come implicare che valga la pena di “sostenere” l’ordine corrente delle cose invece di cambiarlo. E per farlo urge mutare il pensiero».

In che modo?

«Liberandolo dall’olismo, ossia dal vedere la biosfera come un “tutto” superiore alla somma delle parti. Perché questo implica che le parti, come componenti di una macchina, possano sempre essere rimpiazzate. “Che problema c’è se gli orsi polari o i coralli si estinguono? Tanto la macchina della natura provvederà a rimpiazzarli con qualche altra specie!”. Ma è assai pericoloso concentrarsi sulla rete che interconnette i viventi e trascurare i singoli esseri. Oggi le meduse sono la forma di vita marina più adatta a prosperare nel clima che si surriscalda. Chi pensa solo a livello di biosfera potrebbe pensare che non c’è problema se le meduse soppianteranno le balene, i pesci pagliaccio o le barriere coralline. Quello che ci servirebbe per proteggere la ricchezza naturale, invece, è ammettere che il tutto è inferiore alla somma delle sue parti».

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2 risposte a GIULIANO ALUFFI, REPUBBLICA, 25 SETTEMBRE 2018, GUIDA NATURA E CULTURA, pag. 43::: IL FILOSOFO TIMOTHY MORTON:: ” MA L’ALLARMISMO PUO’ SPEGNERE LA COSCIENZA “

  1. Donatella scrive:

    Sembra che viviamo sull’orlo di un baratro, ma che volontariamente ci bendiamo gli occhi.

  2. Domenico Mattia Testa scrive:

    Di fronte all’indifferenza dei molti non basta la sensibilità dei pochi per diffondere la consapevolezza della serietà,dell’urgenza del problema ecologico.Dato che perfino personaggi politici di rilievo mondiale sottovalutano,se non addirittura negano,per ignoranza,per interesse,per arroganza di potere che esista la necessità di intervenire con misure concrete per ridurre il tasso di inquinamento del nostro pianeta,un po’ di allarmismo non guasta.Già negli anni settanta la questione ecologica s’imponeva tant’è che nelle scuole veniva utilizzato il testo:Un pianeta da salvare.Si esagerava allora,si esagera ancora oggi a distanza di cinquanta anni?Gli ambientalisti possono anche esagerare,tuttavia cercano di sensibilizzare responsabilizzare i cittadini,non” colpevolizzarli e renderli ansiosi”.I dati preoccupanti non sono loro ad inventarli,ma sono tanti studiosi a fornirli su basi affidabili,scientifiche.Sarebbe ora che l’ecologia come disciplina centrale,autonoma venisse insegnata nelle scuole affinchè le nuove generazioni prendano piena coscienza dei pericoli cui va incontro il nostro pianeta.L’habitat naturale e la biodiversità sono beni troppo preziosi e vanno gelosamente custoditi da tutti.

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