LINK A LA STAMPA DI OGGI, 15-11-2018::: LUCIA ANNUNZIATA ::: M5S, LE RADICI DELLA GUERRA AI GIORNALI

 

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LA STAMPA DEL 15-11-2018

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Le radici della guerra ai giornali

 

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Lucia Annunziata, Sarno, Salerno, 1950 

15 NOVEMBRE 2018

 

Il bullismo dei Cinquestelle oggi non è nulla di nuovo. Il 21 aprile del 2015 il segretario del Pd nonché premier espulse dalla commissione Affari Costituzionali 10 deputati dello stesso Pd, fra cui Bindi, Cuperlo e Bersani, in disaccordo con lui sull’ Italicum, per sostituirli con dieci fedelissimi renziani. Un atto di cui tutti si scandalizzarono ma che lui rivendicò con un Facebook live da Palazzo Chigi: «Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti in commissione dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici del rispetto della maggioranza: si chiama democrazia. Può piacere o meno, ma dopo anni di immobilismo l’ Italia si è rimessa a correre. E noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da nessuno». Significativo che la sostituzione fu unanimamente criticata da tutti i giornali oggi indicati dai Cinquestelle come media a loro ostili: «La Stampa» e «La Repubblica» in prima linea. Messaggini su WhatsApp dei leaders pentastellati celebrarono allora la libertà di stampa e congratulavano molti di noi. Tutto questo a riprova che in politica non ci sono innocenti. Dunque possiamo derubricare gli attacchi pentastellati ai media come la solita manfrina destinata a sgonfiarsi? Potremmo. Se non fosse che quello che oggi muove il M5S nei suoi attacchi ha radici profonde. È per certi versi il progetto fondativo del movimento. Nella testa di Gianroberto Casaleggio c’ era l’ idea che la politica futura sarebbe stata completamente sostituita dalla comunicazione, grazie al cambio tecnologico che porta alla decadenza del sistema stampa e tv, nonché dei partiti politici. Le nuove tecnologie avrebbero fornito un’ unica piattaforma di accesso a politica e informazione, con la conseguenza che lo scontro politico travasa tutto direttamente nella lotta mediatica. Distruggere dunque i media tradizionali, ha questo senso, è il vero percorso della rivoluzione politica moderna. Non a caso, i media «nemici» sono i maggiori gruppi del Paese. La minaccia di smembrare questi gruppi, non è dunque per nulla vana e per nulla impossibile da mettere in atto. Il conflitto di interessi è un tema serio e c’ è anche in Italia una legge (sia pur morbida) che regola il rapporto fra editoria e interessi economici. Il caso Berlusconi ha provato a essere estremo non perché la legge non ci fosse a regolarlo, ma perché estremi erano gli intrecci fra proprietà e politica. E del resto la opposizione ha fatto di questo intreccio ragione di battaglia. Ma i Cinquestelle non vogliono perfezionare la legge sul conflitto di interessi: per loro oggi i padroni dei media, in quanto sostituti dei partiti, sono diretti nemici da abbattere; e i loro giornalisti non sono dei professionisti con la loro capacità di gestire la loro libertà intellettuale, anche nel senso di essere capaci di dire sì o no, ma sono assimilabili a puri militanti di partito. Dunque senza ruolo e senza libertà. In questo senso, per i Cinquestelle smantellare l’ editoria, qui e ora, per legge, è una battaglia per il dominio politico del sistema. La pervasività di questo progetto è raccontata da una richiesta che avanzano Luigi di Maio e i suoi seguaci a tutti i giornalisti che vogliono provare la loro onestà: denunciare i colleghi collusi con i propri padroni. Una richiesta che fa paura, carica com’ è di memoria e di sporcizia. Quando si mette il popolo contro il popolo è il momento in cui la struttura sociale comincia a cedere. Questa rottura è la strada che i Cinquestelle hanno imboccato. La rivoluzione che vogliono. Noi giornalisti non siamo perfetti e gli editori ancora meno. Ma difenderci forse stavolta non è un atto corporativo.

 

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3 risposte a LINK A LA STAMPA DI OGGI, 15-11-2018::: LUCIA ANNUNZIATA ::: M5S, LE RADICI DELLA GUERRA AI GIORNALI

  1. Donatella scrive:

    Che ci siano mezzi innovativi per comunicare non c’è dubbio, ma che questo voglia dire azzerare le libertà di espressione è un’altra cosa. L’aspetto che a me fa più paura dei 5Stelle è quello punitivo, sanzionatorio. Non si dice come si farà a migliorare le cose, ma si va subito, almeno a voce, a volere individuare i colpevoli. “Chi ha sbagliato, pagherà”, è la frase che sentiamo più frequentemente, minacciosa e basta. C’è come una cappa scura sulla politica attuale italiana, che non vuole dire necessariamente maggiore onestà ed equità. E’ come se a un bambino, per educarlo, minacciassimo castighi, senza chiarire le cause dei misfatti e poi, magari, dessimo premi ai compagni che sono colpevoli come lui ( il condono di Ischia è esemplare, come del resto l’ approdo del gasdotto in Puglia).

  2. Donatella scrive:

    Sempre a proposito di democrazia e di denuncia dell”uno vale uno”, rifacciamoci agli antichi, i soliti Ateniesi, studiati mirabilmente da Luciano Canfora:
    ” Fare teatro ad Atene è un’attività pubblica, un’attività strettamente e formalmente connessa al funzionamento della città, un’attività perciò continuativa, che non contempla soste, interruzioni, silenzi. Il committente, che per i poeti lirici corali ( Pindaro, Simonide) erano i ricchi o i “tiranni”, è ora, per gli autori di teatro ateniesi, la città in quanto comunità politica… Il teatro è un rito primario della città… La contropartita di un tale impegno statale è il controllo sui contenuti. Certo ” la concessione del coro”, ( cioè il sostegno organizzativo per la messinscena) era già una strettoia attraverso cui passare. Chi ” concedeva il coro” era un magistrato, cioè l’arconte eponimo ( l’arconte da cui prendeva nome l’anno)… l’insuccesso, il non gradimento da parte del pubblico, era l’altro fattore decisivo: adattarsi al gusto, alle predilezioni mentali dell'”Ateniese medio” era un’altra, micidiale strettoia… Il teatro tragico molto raramente trattava materia storico-politica che potesse considerarsi attuale. Quando nel 493 ( o 492) a.C. Frinico mise in scena ” La presa di Mileto” il pubblico ebbe una forte reazione emotiva, molti scoppiarono in lacrime. Il poeta fu punito per aver messo in scena quella sventurata vicenda della rivolta ionica (peraltro poco efficacemente sorretta dagli Ateniesi) e fu fatto divieto di portare mai più in scena quella vicenda. Invece vent’anni dopo, Eschilo, coi “Persiani”, che mettono in scena la sconfitta dei Persiani a Salamina e la grande vittoria ateniese che fu alla base della nascita dell’impero, conseguì il successo: e corego fu Pericle, allora appena venticinquenne. Il meccanismo di controllo sui contenuti non potrebbe essere più chiaramente illustrato. Mettere in scena la vittoria sui Persiani era qualcosa di molto simile alla pedagogia storico-politica impartita con il rito quasi annuale degli ” epitafi” per i morti in guerra. Anche negli epitafi Atene appariva sempre vittoriosa nelle guerre del passato, e sempre propugnatrice delle cause giuste, contro nemici che erano despoti o tiranni. ( da ” Il mondo di Atene” di Luciano Canfora, ed. Laterza, 2011, pagg.87-90).

  3. Domenico Mattia Testa scrive:

    I 5Stelle stanno esagerando per l’assoluzione della sindaca della Capitale.Assertori entusiasti della libertà di critica quando erano all’opposizione,diventano nemici di chi li critica,come se la libertà non sia un diritto da garantire sempre,ma un opzional.Per la verità Craxi Berlusconi,D’alema,Renzi hanno adottato lo stesso criterio:custodi gelosi della libertà dall’opposizione,denigratori,se non affossatori,di questo diritto una volta al governo del Paese.Di Maio segue gli illustri predecessori per cui il giornalista dissenziente,che critica la sindaca ed in generale la politica dei pentastellati viene definito con epiteti volgari.Guai a disturbare i manovratori.Criticare i vincitori è la vera arma della democrazia in ogni tempo.Troppo comodo schierarsi con il potere e salire sul carro dei vincitori come hanno fatto e fanno tanti giornalisti,questi sì,veri pennivendoli.Amati dal potere non rendono un buon servizio alla società che necessita della critica e del dissenso.Sarebbe ora che Di Maio e Di Battista ne prendano atto:nessuno è immune da critiche.Non accettarle,quando sono motivate è diabolico e frutto di fanatismo politico….

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