GIUGNIO LUZZATO, LETTERA A CORRADO AUGIAS– E RISPOSTA— SERVE UN CORSO DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI ? — + una nota di chiara che non so se sarà lunga o corta…

 

 

Le lettere di Corrado Augias Costruire un insegnante a tavolino

Corrado Augias

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Corrado Augias (Roma, 1935) è un giornalista, scrittore, conduttore televisivo e politico italiano.

Gentile Augias, venerdì lei ha enumerato le qualità, aggiuntive rispetto alla preparazione nella propria disciplina, che un insegnante deve avere per « accendere una scintilla di vita » negli allievi. Tali qualità richiedono una preparazione su tematiche relazionali e metodologie didattiche. In passato sono stati istituiti corsi di specializzazione anticipati rispetto al reclutamento; si formavano masse di ” abilitati” in attesa di posto. La legge 107 del 2015 ha ribaltato l’ordine: una formazione, in parte universitaria e prevalentemente sul campo con l’assistenza di esperti, non prima dell’assunzione ma dopo. Per i primi tre anni il vincitore doveva seguire questo percorso. Si attendevano le norme attuative della procedura. Invece niente. Il ministro Bussetti ha deciso che per insegnare basta la laurea, niente più formazione. L’opinione pubblica non ha sentito neppure parlare di questo taglio perché la norma è stata inserita nella legge di Bilancio, sottratta cioè a un effettivo dibattito. Dibattiamolo!

— Giunio Luzzatto — giunio. luzzatto@ unige. it

Il professor Luzzatto ritiene un errore aver soppresso ogni corso di formazione prima di poter effettivamente “salire in cattedra”. Da ciò che so, sento e vedo sono abbastanza d’accordo. Frequento per ragioni professionali, quasi ogni giorno, molti insegnanti. Ne ho conosciuti di ottimi, pessimi, mediocri come avviene per ogni professione. Al di là della competenza nelle rispettive discipline c’è però sempre stato un elemento che li distingueva: il modo di rivolgersi agli allievi, la capacità di rispondere, meglio ancora d’interpretare, le loro domande, le reazioni. Lì si vedeva l’insegnante capace di padroneggiare una situazione e quello che annaspava rifugiandosi magari dietro l’ormai fragile scudo del suo ruolo. Voglio dire che il primo fattore da considerare sono le qualità individuali unite all’esperienza. Credo che Eraldo Affinati, anch’egli insegnante, intervenuto pochi giorni fa su Repubblica,condividesse questa idea quando ha scritto: « Esistono attitudini e sensibilità pedagogiche innate difficili da costruire a tavolino anche perché ogni persona le declina a modo proprio e ciò che vale per uno non serve ad un altro » . Anche questo è un elemento del puzzle. Ma che posto hanno in questo quadro le cosiddette “istruzioni per l’uso”? Se esistono scuole di scrittura dove si ha l’ambizione d’insegnare niente meno che la scrittura creativa di un’opera, ci potranno ben essere delle scuole dove s’insegni a insegnare. Anche perché mentre il processo creativo per esempio di un romanzo rimane di enigmatico approccio quale che sia la qualità del corso, nel mestiere dell’insegnante ci sono aspetti che confinano con l’oratoria e perfino con la recitazione che invece si possono insegnare benissimo. L’idea di Affinati è che « bisogna conquistarsela sul campo la nomina ufficiale » , il che è senz’altro vero. Come credo però vero che una preparazione teorica male di sicuro non fa.

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4 risposte a GIUGNIO LUZZATO, LETTERA A CORRADO AUGIAS– E RISPOSTA— SERVE UN CORSO DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI ? — + una nota di chiara che non so se sarà lunga o corta…

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: non sono per niente d’accordo sulle ” qualità innate ” degli insegnanti…è un po’ come la mamma, ” mamme si nasce, no? “, e di chi non lo nasce, cosa ne facciamo? Li buttiamo via…? Ho fatto un po’ di tempo l’insegnante supplente e poi ho avuto l’incarico di una prima media, finalmente i bambini dall’inizio della loro esperienza alle medie! Lì, dove lavorava anche Donatella, avevamo – varie insegnanti insieme- messo in piedi dei gruppi di lavoro o per materie, o per altre cose ed è stata una bellissima esperienze perché i corsi di aggiornamento li facevano tutti insieme un po’…come gli alcolizzati anonimi… i suggerimenti avvenivano su un problema reale ( non ” pratico”, perché nel fatto da risolvere c’e’ la teoria e la pratica, se riesco a spiegarmi); una cosa che ci è stata subito evidente è che nessuno di noi conosceva neanche l’ abc della dinamica di gruppo, che risponde a certe dinamiche, appunto, o leggi,
    … leggi alle quali sei sottoposto sia che tu le conosca ( e quindi, in parte almeno, le capisci e le egemonizzi o, almeno, tenti) sia che tu non le conosca. Con Donatella ci siamo iscritti ad un gruppo fuori dalla scuola e cercavamo di riportare all’interno di questa quello che apprendevamo. Dire che l’insegnante ha capacità innate…è come dire che il medico, l’infermiere è come lo stregone del villaggio che viene ” scelto ” dai suoi compaesani perché ha attitudine a trattare i malati…Mi fermo, tanto ripeterei sempre la stessa zuppa, grazie

  2. Domenico Mattia Testa scrive:

    Di innato nell’insegnamento ci può essere la passione,l’entusiasmo,la coscienza di fare quotidianamente il proprio dovere che sono solo la premessa indispensabile,ma non sufficiente per coinvolgere,motivare i ragazzi allo studio,all’apprendimento.Se si entrasse in una qualsiasi scuola,digiuni di didattica,di psicologia,di metodologia,senza un minimo di tirocinio sul campo,ci si entrerebbe disarmati.Ormai è superata la visione gentiliana,idealistica che basta il sapere disciplinare per essere all’altezza del compito:si puntava più alla quantità delle nozioni che alla qualità,all’acquisizione di un metodo di studio,alla capacità di selezionare il superfluo dal necessario,a rielaborare criticamente i contenuti culturali trasmessi.L’intervento didattico non è mai frutto di improvvisazione,ma di attenta cronoprogrammazione.L’insegnante che si affida alle capacità attoriali produce poco,benchè a prima vista trovi disponibilità di udienza,poi alla distanza viene snobbato dai discenti.Naturalmente ogni insegnante deve credere in quello che fa,comunicare con partecipazione attiva le sue”lezioni”.Più l’insegnante comunica identificazione con il suo lavoro quotitidiano,più gli studenti rispondono con il piacere di apprendere,quando l’insegnante si defila,è demotivato,perde di credibilità e rovina intere generazioni.Nel lavoro quotidiano ogni insegnante misura il suo equilibrio psicofisico.Aggiungo solo che spesso si parla di scuola senza averla mai direttamente conosciuta.Essa-come ripetiamo tutti fino alla noia- non è mai divenuta una priorità per tutte le classi dirigenti del nostro Paese e l’attuale governo gialloverde non smentisce il tradizionale,storico disinteresse per un settore decisivo per futuro di ogni società.

  3. nemo scrive:

    Come non concordare con Giunio Luzzatto, professore emerito della Facoltà di Fisica dell’Università di Genova ( e con i commenti di Chiara e di D.M.Testa ). Socialista ‘lombardiano’, è stato componente della commissione ‘Scuola’ presieduta dal compianto Tristano Codignola: questo riferimento al passato per confermare che Giunio Luzzatto di insegnamento se ne intende. Con i suoi scritti, lettere e articoli, richiama spesso l’attenzione dei cittadini sulla scuola, contro le deleterie ‘improvvisazioni’ in questo “… settore decisivo per il futuro di ogni società …” .

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