+++ DONATELLA D’IMPORZANO CI DA’ LA SVEGLIA STAMATTINA, 22-12-2018 …da non perdere

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bardelli, Drogheria, 2006, olio su tela, 100×70

 

” è la nonna francese di Donatella  che aveva con il marito una famosa drogheria a Sanremo…anche loro immigrati…”

 

 

 

DONATELLA D’IMPORZANO 

 

 

Condivido in molte parti l’articolo di Ezio Mauro. Ci sono però alcune cose che non condivido: per quanto ne so, è stato il PD di Renzi, dopo le elezioni, a rifiutare qualsiasi confronto con i 5Stelle. Certamente i 5Stelle non erano stati leggeri con il PD, soprattutto in campagna elettorale, ma una forza politica matura, come poteva essere il PD, doveva superare queste sciocchezze e guardare a cosa fosse meglio politicamente, per tutti i cittadini italiani. La cosa macroscopica è che dopo sconfitte così sonore, come il referendum sulla Costituzione, del resto messo in piedi dal PD renziano, e le elezioni politiche, non ci sia stato un Congresso, dove gli iscritti potessero discutere veramente con i vertici. Attualmente nei cosiddetti circoli si discute a sangue per i candidati delle varie correnti. La forza della politica, quella che riesce a vedere al di là del proprio naso, è quella di individuare nell’avversario quello che eventualmente può unire: non credo che si possa condannare in blocco il movimento dei 5 Stelle, il cui programma contiene alcune istanze di sinistra non da poco: attenzione ai ceti più deboli, ambientalismo, lotta alla corruzione. La cosa che dà fastidio nei pentastellati è il tono alla Robespierre “de noantri”, di delazione e castigo, in una società prefigurata che sembra quella di dittatura del popolo, dove il popolo ha la faccia dei tirannelli di turno. Credo che questo infantilismo avrebbe potuto essere corretto con un alleato solido, con tanta esperienza e motivazioni ideali alle spalle. Attualmente i discorsi che si sentono in televisione da parte dei politici, di tutte le parti, sono semplicemente degli slogan. Non si va mai al di là dell’invettiva, delle parole che smuovono i precordi della”ggente”. Non sono nemmeno all’altezza di prenderci per i fondelli, come farebbero dei bravi trascinatori di popolo. Sono semplicemente alla “loro” altezza, che è minuscola, povera, deficiente nel senso etimologico della parola. Noi, il cosiddetto popolo, aspettiamo Godot. Cerchiamo invece, nel nostro piccolissimo spazio, di non aspettarlo, di respirare a pieni polmoni( possibilmente non l’aria di Milano), di avere bene presente che il pensiero, le parole che esprimiamo, i gesti che facciamo ogni giorno, valgono per noi e per gli altri, reciprocamente. Per dirla aulicamente: non molliamo, continuiamo a ragionare con la nostra testa che, insieme a quella di molte altre può combinarne di buone.

 

 

 

 

 

 

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