ALDO ZARGANI, RIVISTA IL MULINO, 12 FEBBRAIO 2019 ::: BILANCIO DELLA MEMORIA ++ notizie sull’autore da wiki e copertina di due opere

 

Per violino solo. La mia infanzia nell'aldiqua (1938-1945) - Aldo Zargani - copertina

Editore: Il Mulino
Anno edizione: 2010
Formato: Tascabile
In commercio dal: 14 gennaio 2010
Pagine: 237 p., Brossura
12 EURO — PREZZO PIENO

 

 

RIVISTA IL MULINO –12 FEBBRAIO 2019

https://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:4618

 

Certe promesse d'amore. Aldo Zargani. Il Mulino. 1997. VV7

Certe promesse d’amore

Aldo Zargani

Editore:Il Mulino
Collana:Intersezioni
Anno edizione: 1997
In commercio dal: 28 novembre 1997
Pagine: 196 p. 9,30 PREZZO PIENO

Aldo Zargani (qualche notizia in fondo)

 

Bilancio della memoria

rubrica
  • Memoria /memorie

«Ascoltando, infatti, i gridi d’allegria che salgono dalla città [si tratta dei sopravvissuti della città di Orano che stanno festeggiando la fine di un’epidemia di peste, N.d.R.] Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata. Sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine d’anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valige, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice».

Qui termina il romanzo La peste del filosofo e scrittore Albert Camus (1913-1960), che equipara le tragedie del XX secolo a epidemie infettive. Oggi, con il lungo passare del tempo, riduciamo a una sola le due guerre mondiali, la fine dell’Europa, e cominciamo a pensare che definire epidemie  i collassi sociali non sia una metafora pura e semplice, e non lo fosse per Camus già nel 1945.

L’insegnamento dato agli uomini dal ripetersi delle sventure vissute e la peste personificata nel suo subdolo agire, ci spaventano soprattutto oggi che, nel disordine e nell’incertezza, cominciamo a identificare segni funesti che a noi vecchi non appaiono neppure nuovi: meneurs de foules fruttano le paure sbandate delle genti a proprio miserabile vantaggio immediato incuranti delle conseguenze del panico delle masse, sollecitano  l’individualismo più animalesco contrapposto al termine sarcastico “buonismo”, e predicano l’egocentrismo etnico con il quale riappaiono “i sacri confini della Patria” da difendere contro l’invasione del nemico straniero: il barbaro immigrato, gli euroburocrati anti-italiani di Bruxelles,  il complotto oscuro della finanza globale agli ordini di Soros…

È quasi certamente sbagliato parlare di fascismo in questo squallido panorama, ma non del tutto incomprensibile, stante il fatto che ci mancano per ora parole adatte per descrivere la spregevole situazione nella quale viviamo.

Sento già il rimprovero: “Ma ti sembra questo il modo migliore di iniziare un bilancio del giorno  della memoria,  che si celebra ogni anno il 27 di gennaio?” E subito rispondo:  “Sì, è necessario, la memoria deve essere sempre riempita di nuovi contenuti, nuovamente inquadrata affinché possa difenderci nel presente. La strage, oltre che inutile, era anche cretina. Demenziale”. Jack lo Squartatore si aggira ancora negli angiporti. Le sue vittime non possono testimoniare, ma i cittadini sanno che non fu un’invenzione dei padroni delle bettole dietro Fleet Street, e adesso vogliono sapere perché lo ha fatto.

Quest’anno, il 2019, noi testimoni siamo stati sorpresi per l’interesse e per l’alto numero di inviti che abbiamo ricevuto a celebrazione del 27 gennaio.

Il bisogno di sentire e risentire quel che è accaduto durante “La peste” di Camus (1914-1945) si è diffuso tra i giovani,  liceali e universitari, docenti e studenti, assai più di quanto non ricordassi degli anni trascorsi e oggi confesso che le mie scettiche previsioni  dell’inizio erano sbagliate. Il giorno della memoria non è più la vuota cerimonia ripetitiva che tanto temevo, ma quello di  una ricerca spirituale anche attraverso la voce di chi, come me, in quel giorno del tempo presente di allora  era morto. Avrei dovuto scrivere “seduta spiritica” perché, come molti altri,  sono morto a dodici anni il 27 gennaio 1945 alla rivelazione, in una sola serata, di quel che era accaduto nell’Universo finale dei campi  di sterminio. Il fatto che sia casualmente rinato dopo quel giorno mi rende testimone di una realtà inconcepibile  che oggi molti giovani sono assetati di conoscere.

E sono talmente vecchio da non riuscire più a distinguere i docenti dagli studenti: ragazzi con i  loro occhi  così pieni di vita. Ho dato  del tu a tutti per poi chieder scusa ai ragazzi-docenti che avevano preparato  la seduta e individuato me come medium di quel passato che minaccia di tornare.  E loro non vogliono che torni.

Perché mai , dopo la rievocazione delle sconvolgenti realtà del passato, eravamo sempre tanto allegri e sorridenti da apparire felici? Non certo come gli ignari cittadini di Orano, città della peste, che festeggiavano il pericolo che credevano scampato, ma perché la  seduta è in qualche modo riuscita e intuiamo che le cause di quelle tragedie potranno un giorno, vicino  o lontano, essere combattute, anzi, addirittura curate.

«Ho speso tutta la mia carriera cercando di capire il funzionamento interno del cervello e le motivazioni del comportamento umano. Essendo fuggito da Vienna da giovane, poco dopo che Hitler l’aveva occupata, ero assillato da uno dei grandi misteri dell’esistenza umana: come può una delle società più avanzate e colte della Terra dirigere le sue energie verso il male? Come fanno le persone, di fronte a un dilemma morale, a compiere delle scelte? Un sé lacerato può essere guarito attraverso opportune interazioni umane? Sono  diventato  psichiatra nella speranza di capire e intervenire su questi difficili problemi.

Mi rendo conto che le mie scoperte rappresentano solo un piccolo passo avanti nel tentativo di comprendere l’entità più complessa dell’Universo: la mente umana».

Così inizia La mente alterata dello scienziato Eric Kandel, Premio Nobel 2000 per gli studi sulle basi fisiologiche della conservazione della memoria nei neuroni.

Oggi, la frase del Talmud “Chi uccide un uomo, distrugge un intero universo” non appare più solo evocativa e aulica, ma anche realistica, alla luce dei progressi della neurobiologia…

Per anni si è discusso della unicità della Shoah, ma possiamo dire che mai nessun crimine umano ha avuto tanti studi, tante riflessioni  quanto “la Soluzione finale” e  in questo senso la Shoah è unica, e non diverrà mai un cold case… un caso freddo.

Dopo i processi ai colpevoli si sono raccolti e diffusi i documenti di prova, hanno scritto le loro memorie i superstiti; storici, filosofi, sociologi hanno elaborato e discusso teorie, anche l’arte ha dato i suoi contributi ed è stato reso impotente il negazionismo.

E adesso, nella serenità della memoria ritrovata, possiamo sperare che quando si capirà come guarire le malattie mentali individuali, si dissiperà anche la nebbia che tuttora circonfonde le malattie mentali sociali collettive, da quella del panico alle altre ancor più minacciose… Questo sarà il nuovo umanesimo.

[Nella foto, il campo di Fossoli]

 

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Aldo ZarganiGeachikoria – Opera propria

Aldo Zargani (Torino7 agosto 1933) è uno scrittore italiano di origine ebraica, superstite dell’Olocausto. Ha pubblicato Per violino solo. La mia infanzia nell’aldiqua (1938-1945) (Il Mulino, 1995, ristampato nel 2004), Certe promesse d’amore (Il Mulino, 1997) e In bilico (Marsilio, 2017). Il primo è stato tradotto in inglese, tedesco, spagnolo e francese. Aldo Zargani vive a Roma.

Aldo Zargani nasce nel 1933 a Torino in una famiglia ebraica. Con la promulgazione delle leggi razziali fasciste nel 1938 comincia un periodo difficile per la sua famiglia. Il padre perde il lavoro di musicista all’orchestra della Radio di Torino. Durante le persecuzioni antisemite successive all’8 settembre 1943, rimane per qualche tempo nascosto con il fratellino in un convento, prima di raggiungere i genitori rifugiati sulle montagne già in mano ai partigiani.

Dopo la guerra prosegue gli studi e ha una brillante carriera alla RAI fino al pensionamento nel 1994.

Nel 1995 si decide a raccontare la sua esperienza di sopravvivenza da bambino nel libro, Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua 1938-1945 (Bologna: il Mulino). È uno dei primissimi racconti autobiografici ad affrontare il problema dell’impatto traumatico che le persecuzioni ebbero sui bambini ebrei in Italia, anche tra coloro che non furono deportati nei campi di sterminio, costretti a lasciare le loro case e a vivere nascosti nella paura, spesso separati dai propri genitori.[1] Il libro ha un ottimo successo di pubblico e di critica e viene tradotto in tedesco, inglese e francese. Nel 1997 descrive, in Certe promesse d’amore le sue esperienze del dopoguerra, nel 2017 scrive un libro di racconti In bilico.

 

Opere

  • Per violino solo, La mia infanzia nell’Aldiqua. 1938-1945, Il Mulino, Bologne, 1995 (réédité en 2003 avec une préface inédite de l’auteur).
  • Certe promesse d’amore, Il Mulino, Bologna, 1997.
  • L’Odeur du lac, traduit et postfacé par Olivier Favier, Alidades, Évian, 2008. Tre racconti inediti in italiano.
  • La rivista Le Chemin des livres, pubblicata da Alidades[2] ha pubblicato due interviste con Olivier Favier e la storica francese Marie-Anne Matard-Bonucci, e un racconto inedito.
  • In bilico (noi gli ebrei e anche gli altri), Marsilio Editore, 2017 [3]

Articoli, racconti

L’Unità

  • Il mestiere di chi c’era” racconto pubblicato nel volume speciale “Voci della memoria” (L’Unità del 25 aprile 2005)

Lettera internazionale

  • Chi ha paura di Daniel Goldhagen ? – n° 53, 1997
  • Pluralità ebraica e deriva fondamentalista – n° 54, 1997
  • La caldaia spenta del Sabato – n° 61, 1999
  • Gli ebrei italiani e quelli di Torino – n° 63, 2000
  • Raccontare la Shoah in un’aula scolastica – n° 64, 2000
  • Tra l’utopia e la realtà. Entretien avec Corrado Israel De Benedetti – n° 66, 2000
  • Un monoteismo pragmatico – n° 73/74, 2002
  • Visitate l’Australia ! – n° 75, 2003
  • Americani ! – n° 76, 2003
  • Apodissi: per una geometria della memoria – n° 91, 2007
  • Ira e stupore – n. 92, 2007
  • I sopravvissuti. Entretien avec Olivier Favier – n° 93, 2007

Il Mulino–RIVISTA

  • L’urlo, il khamsin e le bandiere n.4/1996 luglio agosto
  • L’organetto e le foto n.5/1996 settembre/ottobre
  • Congiurati silenziosi n.4/1997
  • Sconfinati deserti e angusti spazi n.6/2000
  • Il medico pietoso fa la piaga verminosa n.1/2008
  • “Il Mulino on line” dicembre 2009 “Arbeit macht frei”.
  • “il sincrotrone dell’antisemitismo” settembre 2015

IB informazione bibliografica de “Il Mulino”

  • n.4 1994 “Diario d’infanzia e di morte“.
  • n.3 1998 “Gli ebrei sono ancora di moda“.
  • n.1 2001 “Mi hanno tradotto!“.

Keshet

  • n.3/4 2008 “Primo Levi. molto più che un testimone

Altri

  • Visitate l’Australia!” A B C 3 trasmissioni 2º trimestre 2003
  • Conversazione sulla sinfonia “Leningrado” di Dimitri Shostakovic – “radio 3 suite” (14 aprile 2004).
  • Dictionary of Race, Ethnicity & Culture (voce antisemitismo) edito nel 2003 dalle ed. Guido Bolaffi, Raffaele Bracalenti.
  • Normalità” racconto pubblicato nel volume “Le storie salvano la vita” edito nel marzo 2006 dalle ed. MAVIDA “
  • Al di sotto di un femtosecondo, racconto presentazione per il volume delle opere pittoriche di Giovanna Picciau, luglio 2004– ed. Gangemi
  • Noi due, memorie di Anna Foa e Davide Jona presentazione e adattamento.
  • Vari articoli per Ha Keillah, per La rassegna di Israel.
  • Nostalgia” e “il papa in sinagoga” sono pubblicati anche in Le leggi antiebraiche del 1938(2007).
  • Apodissi, per una geometria della memoria” pubblicato da Storia e memoria per costruire una coscienza civile(2008).
  • Pubblica articoli e racconti sulla rubrica Opinioni a confronto di Pagine Ebraiche.
  • Pubblica articoli e racconti sulla rivista online Doppiozero

 

Note

  1. ^ Anna Baldini (2012), “La memoria italiana della Shoah (1944-2009)”, in Atlante della letteratura italiana, Torino, Einaudi, Vol.3, pag. 758-763.
  2. ^ (FRhttp://assoc.pagespro-orange.fr/alidades.librairie/accueil.html
  3. ^ http://www.illibraio.it/aldo-zargani-shoa-469614/
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